Partiti e politici
Il M5S umiliato perde pezzi a Bruxelles. Ma la penale dovrebbe pagarla Grillo
In queste ore, il profilo facebook dell’ex eurodeputato del Movimento 5 Stelle Marco Affronte, passato al gruppo dei Verdi dopo il pasticcio della mancata adesione all’Alde da parte del partito del comicoleader genovese, è un festival di insulti. Affronte, che ha lasciato dopo l’avventuroso tentativo di adesione del M5S al’Alde e l’umiliante ritorno con lUkip di Farage, è bersagliato un queste ore dalle mandrie digitali grilline, che nel migliore dei casi lo accusano di “tradimento” e ne invocano a gran voce le dimissioni. Non mancano ovviamente i soliti insulti e le solite minacce sgrammaticate, ennesima riprova di quanto lo sfruttamento dell’analfabetismo funzionale sia oggi più che mai uno strumento di lotta politica.
C’è poi la questione della penale che l’ex grillino dovrebbe pagare per il suo “cambio di casacca”, annunciata stamane sul “sacro blog” con questo post:
“Affronte ha deciso di lasciare il MoVimento 5 Stelle e passare ai Verdi. Gravi inadempienze al rispetto del codice di comportamento prevedono la richiesta di pagamento della sanzione di 250.000 euro prevista dal Codice comportamento per i candidati del MoVimento 5 Stelle alle elezioni europee e per gli eletti al Parlamento europeo che lui e tutti gli europarlamentari eletti del MoVimento 5 Stelle hanno firmato. Affronte dovrebbe dimettersi immediatamente dal Parlamento Europeo e lasciare spazio a un eletto del MoVimento 5 Stelle. Se questo non avverrà, con i soldi della sanzione di Affronte, che gli sarà notificata non appena saranno svolte le procedure burocratiche, aiuteremo i terremotati delle Marche e dell’Umbria”.
Sorvolando sul modo grottesco con cui Beppe Grillo utilizza i terremotati per mettere alla gogna Marco Affronte, è già arrivata a stretto giro la replica del diretto interessato, che ha annunciato che non pagherà la penale e che considera nullo il documento sottoscritto da tutti gli eletti del M5S.
Ma al netto dell’assurdo “Codice di comportamento”, che poi altro neo è che un contratto sottoscritto da eletti a cariche pubbliche con una società privata, chi è che ha davvero “tradito” il Movimento 5 Stelle? Facciamo un passo indietro. Affronte, l’8 gennaio, pubblicava questo post sul suo profilo facebook:
“La decisione del voto di oggi è stata presa all’oscuro di tutti gli eurodeputati. Detto questo, per noi un gruppo vale l’altro, finché manteniamo la nostra autonomia di voto. L’ALDE è a favore del TTIP e molto pro-establishment, tanto per dire. Io ho votato per restare in EFDD soprattutto per le modalità con cui si è arrivati a questa votazione e per la possibilità che ci dà Efdd di poter lavorare su più dossier”.
Una presa di posizione che conferma quella di altri eurodeputati pentastellati, che hanno lamentato sia le modalità del pre accordo siglato da Grillo e Casaleggio Jr con l’Alde, che la decisione di aprire una votazione sul “sacro blog” senza dare alcun preavviso ad iscritti ed eletti.
Beppe Grillo ha gestito in gran segreto la trattativa con l’Alde, senza rendere partecipe il gruppo a Bruxelles né tantomeno gli iscritti del movimento, che sono stati costretti a votare su un accordo che era stato già siglato con Alde Guy Verhofstadt in datata 4 gennaio. Un accordo poi rigettato dall’Alde, perché anche il leader belga aveva portato avanti la trattativa senza coinvolgere i suoi. Il risultato di questo pastrocchio diplomatico ha obbligato il Movimento 5 Stelle a dover tornare da Farage con la coda tra le gambe, accettando delle condizioni umilianti e la perdita di molte postazioni.
Se il partito della Casaleggio Associati fosse qualcosa di serio, chi dovrebbe pagare una penale per il modo assai poco trasparente con cui ha condotto la trattativa con Alde e per l’inganno di un voto online a trattativa già avanzata è proprio il suo comicoleader, Beppe Grillo. Nei partiti di una volta – quelli brutti e cattivi – un leader che falliva in modo così rovinoso una trattativa, rendendo il suo gruppo ininfluente in una sede prestigiosa come quella del Parlamento Europeo, chiedeva scusa e si ritirava a vita privata. Nel movimento dei cittadini onesti, quello gestito da una società privata che impone clausole e penali, per coerenza dovrebbe far quantificare il danno arrecato e mettere mano al portafoglio.
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