Partiti e politici
Il M5S è un partito-setta che attrae esaltati, disagiati e violenti
«Sei andato via dal Movimento 5 Stelle come un bastardo. Ci farai sempre schifo! Ti auguro di morire presto, magari già stanotte. Che tu possa lentamente perdere il respiro e non vedere la luce del giorno. Addio Merda!»
Questo è uno dei circa settanta messaggi che ha ricevuto Mirko Marsella, ex consigliere M5S del Municipio XI di Roma, che ha lasciato il partito animato dal comicoleader Beppe Grillo per passare al gruppo misto, diventando referente, per il suo territorio, di MDP-Articolo1. L’ex grillino ha preso la sua decisione dopo aver lamentato di esser stato emarginato da chi – parole sue – «pensa di essere il padrone del Municipio, mentre è un semplice amministratore».
Il trattamento a lui riservato dagli haters fedeli al M5S è identico a quello che hanno subito e subiscono tutti i delusi che decidono di lasciare il cartello elettorale della Casaleggio Associati, persone che avevano creduto a un progetto e poi – nella stragrande maggioranza dei casi – non hanno più tollerato l’assenza di condivisione delle scelte da parte di chi aveva promesso la “democrazia dal basso” e tradendo quell’idea (forse utopica…) si è messo a gestire tutto in delle segrete stanze negli uffici di una società di comunicazione con sede a Milano.
Il caso di Mirko Marsella è solo l’ultimo in ordine cronologico e ribadisce l’impostazione settaria del M5S, impostazione che va dagli atteggiamenti pubblici dei suoi eletti (un casus belli è la pagina istituzionale del sindaco di Roma, Virginia Raggi, utilizzata come strumento di mera propaganda e non di reale informazione) ai messaggi di odio che devono subire i “traditori”. Nella lunga intervista che l’ex parlamentare grillina Mara Mucci mi rilasciò su queste pagine, in un passaggio raccontò così la sua esperienza: «Ho dovuto dare le chiavi d’accesso dei miei profili social al mio compagno; alcuni commenti erano di una violenza inaudita e mi auguravano di tutto, dalle torture allo stupro, fino a finire appesa a testa in giù a Piazzale Loreto, come Mussolini». Stessa sorte è toccata a molti altri; parlamentari europei, deputati, senatori, consiglieri regionali, comunali e municipali. L’accusa dei canali ufficiali è sempre la stessa: “esci dal Movimento ma non ti dimetti. Lo fai per tenerti il malloppo”. Di fatto, nel “codice grillino”, chi esce dal movimento ma vuole continuare a rendersi utile alla comunità diventa quindi un ladro. Va da sé che a un ladro gli si può augurare di tutto, ma per quello ci sono appunto le mandrie.
La politica vissuta come affiliazione a una setta è una delle caratteristiche più inquietanti del Movimento 5 Stelle, perché questa impostazione malsana che Casaleggio sr e Beppe Grillo hanno voluto dare alla loro “creatura” ha attratto – sin da subito – persone esaltate, spesso psicologicamente instabili e violente, mettendole a sistema per fomentare la pancia del paese, quella che abita la provincia e le periferie più disagiate delle grandi città. Per il momento il fenomeno è ancora dentro i confini della rete e coinvolge un numero ancora limitato di persone, ma è qualcosa che va monitorato, perché non si trasformi in qualcosa di più pericoloso.
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