Partiti e politici

il disastro etico

9 Luglio 2017

La sortita del Segretario del Pd sull’immigrazione potrebbe essere un tentativo di “agganciare” un elettorato italiano sempre più xenofobo, oppure uno stratagemma per far fuggire a gambe levate dal partito gli ultimi, scomodi residui di minoranza  o ancora, più semplicemente, un mezzuccio per attirare l’attenzione dei media; ma, al di là delle card e delle polemiche sull’ “errore di comunicazione”, è giusto entrare nel merito di quanto Renzi ha scritto sull’argomento nel suo libro, “Avanti”, che – tu guarda il caso! – esce proprio tra pochi giorni e di cui il nuovo house organ del Pd, Democratica,  ha riportato alcuni stralci significativi.

L’inizio promette bene: “La storia è fatta di migrazioni. Ma anche il futuro lo sarà, sempre di più (…) questo problema durerà almeno altri vent’anni. E non abbiamo alternative a una gestione complessiva e complicata.(…) è mancata la necessaria profondità politica di una riflessione in questo settore. È giusto e doveroso riconoscerlo.”

La profonda riflessione politica appena invocata non compare però nelle righe successive, che affastellano confusamente la crisi demografica dell’Italia e l’approvazione dello ius soli (” L’immigrazione in questo momento si accompagna alla più grave crisi demografica mai vissuta dal nostro paese, con il 2016 che per la prima volta vede scendere il totale dei neonati in Italia sotto quota mezzo milione. Il problema non è combattere contro le norme sulla cittadinanza – il cosiddetto Ius soli temperato (…), il riconoscimento di un fatto di civiltà per cui due compagne di scuola media (…) non possono essere diversamente cittadine solo perché una si chiama Maria e una si chiama Miriam“), né nel paragrafo centrale, quello in cui Renzi propone una sorta di medley dei più grandi successi di Salvini e Di Maio in tema di immigrazione:

“Il punto però è che dobbiamo avere uno sguardo d’insieme uscendo dalla logica buonista e terzomondista per cui noi abbiamo il dovere di accogliere tutti quelli che stanno peggio di noi. Se qualcuno rischia di affogare in mare, è ovvio che noi abbiamo il dovere di salvarlo. Cominciando, nel contempo, a bloccare lo squallido business delle partenze e il racket che gestisce il flusso dei disperati che si accalcano su un gommone nelle notti libiche alla volta dell’Europa. Ma non possiamo accoglierli tutti noi. E aver accettato i due regolamenti di Dublino, come hanno fatto gli esecutivi italiani del 2003 e del 2013, è stato un errore clamoroso.”

Si interviene solo se qualcuno sta rischiando l’annegamento (il sottinteso è che il rischio non va prevenuto “andando a prenderli vicino a riva“); c’è un business, anzi un racket che lucra sull’immigrazione; non possiamo accoglierli tutti noi, maledetto buonismo terzomondista e maledetti trattati di Dublino. Manca solo l’allusione al piano Kalergi: dopo un simile omaggio non c’è da stupirsi che Lega Nord, M5S, Forza Italia e persino Casa Pound abbiano rivendicato, più o meno ironicamente, la convergenza del Segretario del Pd sulle loro storiche posizioni. Ma, da buon allievo, Renzi ha deciso di superare i suoi maestri e quindi ecco il climax per spiazzarli:

“Vorrei che ci liberassimo da una sorta di senso di colpa. Noi non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio. Se ciò avvenisse sarebbe un disastro etico, politico, sociale e alla fine anche economico. Noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ripetiamocelo. Ma abbiamo il dovere morale di aiutarli. E di aiutarli davvero a casa loro.”

Il trucco retorico è il solito straw man argument (argomento fasullo) della propaganda xenofoba: se non fermiamo i flussi dovremo accogliere “tutte le persone che stanno peggio“, cioè tutta l’Africa – e questo sarebbe un disastro, “etico, sociale, politico e alla fine anche economico”; quindi, liberiamoci dal senso di colpa (ri-maledetto buonismo terzomondista!). La soluzione? Aiutarli a casa loro: lo slogan preferito di Salvini.

In un soprassalto di pudore, l’ex premier pone subito dopo un distinguo tra sé stesso, che gli africani vuole aiutarli davvero, e “chi dice “aiutiamoli a casa loro” dopo aver tagliato per lustri i fondi alla cooperazione internazionale”, cioè la destra. Per aiutarli davvero a casa loro servono, nell’ordine: i fondi del Migration Compact del 2016 (un discutibile rimaneggiamento dei fondi per la cooperazione allo sviluppo già in essere), “le iniziative sull’energia di Eni e Enel” (!) e “la straordinaria forza del volontariato e del terzo settore italiano, del grande cuore del nostro paese”.

Et voilà: con qualche fondo aggiuntivo sparagnino, l’onnipresente Eni e il grande cuore degli italiani il problema è risolto; possiamo ritenere la nostra coscienza pulita e “sostenere la necessità di controllare le frontiere” (che “non è un atto razzista, ma un dovere politico”, perché “l’immigrazione indiscriminata è un rischio che non possiamo correre”), nonché “stabilire un tetto massimo di migranti, un “numero chiuso” (…). Il tutto, naturalmente, ribadendo la necessità che la responsabilità dell’accoglienza sia equamente condivisa con gli altri stati europei. Perché un eccesso di immigrazione non fa bene a nessuno.” 

Con quali criteri si deciderebbe chi far rientrare nel numero chiuso? Quali sarebbero le basi legali di un simile provvedimento? Come si agirebbe concretamente per condividere l’accoglienza col resto dell’Europa? Suvvia, che pendanterie… dopotutto Salvini non scende mai nei dettagli e, se il generico anatema basta agli elettori della Lega, se lo faranno bastare anche quelli del Pd.

A questo punto, avendo messo i dovuti paletti, Renzi può lasciarsi andare a un pizzico di buonismo sui “paesi da cui queste nostre sorelle e fratelli partono” e su “quelle diaspore e quei ghetti che simboleggiano così plasticamente il fallimento di certe politiche d’integrazione”; può deplorare lo “scontro ideologico” sull’immigrazione, che – invece che “con il buonismo filosofico e con l’utilitarismo universalista di certa classe dirigente e dei raffinati “ceti riflessivi” di alcune redazioni”- va affrontata con “buon senso” e “ragionevolezza”; può concludere con il pistolotto sul concetto di identità, che culmina nello slogan dall’inconfondibile aroma sovranista: chi viene qui deve fare i conti con la nostra identità“.

Non so che cosa Renzi intenda dire quando afferma che l’accoglienza in Italia di “tutte le persone che stanno peggio” sarebbe un disastro etico. A me sembra che la vera bancarotta dei nostri valori stia già avvenendo, quando il Segretario del Partito Democratico adotta così sfacciatamente gli argomenti e lo stile della destra xenofoba per raggranellare un po’ di quei voti che gli elettori di sinistra – chissà perché! – gli negano. Non è tanto lo smarrimento degli ideali di giustizia e di solidarietà che mi rende così pessimista, quanto la disinvoltura con cui un presunto leader si mette al seguito dei suoi avversari, rinnegando la storia del suo partito e del suo popolo per surfare l’onda del consenso altrui. Alla faccia della nostra identità…

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