Partiti e politici
Il derby tra Salvini e Meloni per conquistare i quattro voti dei “no-vax”
L’ultimo episodio è stato il convegno “International Covid summit – esperienze di cura dal mondo”, organizzato a Palazzo Madama e promosso dalla senatrice leghista Roberta Ferrero. Un incontro in cui si sarebbe dovuto affrontare il controverso tema delle terapie domiciliari contro il Covid e che è degenerato in un delirio “no-vax” con tanto di interventi su “cure alternative” a base di idrossiclorochina e ivermectina, quest’ultima molto efficace nella cura dei parassiti intestinali dei cavalli. Per la cronaca, molti partecipanti hanno dovuto sottoporsi al tampone prima di entrare perché sprovvisti del green pass e la Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, dopo aver mandato gli auguri di rito, si è dovuta affrettare a prendere le distanze dall’imbarazzante raduno.
Interrogato sull’accaduto, Matteo Salvini ha fatto spallucce, mandando a dire tramite gli uffici del partito di non sapere nulla dell’iniziativa della parlamentare, ma poche ore dopo la Lega correva ai ripari inviando a tutti i deputati e a tutti i senatori una sorta di richiesta di censura preventiva: “per evitare polemiche e fraintendimenti relativi agli ospiti o ai contenuti delle conferenze stampa e dei convegni organizzati alla Camera o al Senato con il supporto della struttura della Lega – si legge – vi chiediamo un confronto preventivo con i capigruppo e l’ufficio stampa sull’opportunità politica e di comunicazione degli eventi stessi”. Una pezza – l’ennesima – per continuare ad essere il partito bipolare che di giorno siede nel Consiglio dei Ministri che decide restrizioni per chi è sprovvisto del certificato verde mentre valuta di imporre l’obbligo vaccinale e di notte manda in televisione personaggi come Francesca Donato e Claudio Borghi a fare i grattini sulla pancia agli antivaccinisti.
Il “capitano” continua ad avere un atteggiamento ambiguo, un po’ come quei bambini che a domande scomode tipo “hai finito tu il barattolo grande di Nutella?” oppongono risposte parzialmente rivelatrici tipo “devo andare a fare la cacca”. I più maligni sono convinti che l’ex ministro dell’Interno abbia ceduto al green pass per paura di dover rinunciare a lauti pasti, un’ipotesi mai smentita dal diretto interessato. Quando i giornalisti gli chiedono se sarebbe favorevole a rendere obbligatorio il vaccino, il capo del Carroccio assume invece un atteggiamento paterno invitando a “dare fiducia agli italiani”, a non obbligarli a farsi inoculare quello che i laureati all’università della strada chiamano “siero sperimentale genico”, a regalare tamponi a chi non vuole vaccinarsi perché ha paura di trasformarsi in un router 5G. L’obiettivo disperato sembra quello di non apparire troppo schiacciato su Draghi e sul “nuovo ordine mondiale”, nemici giurati dei “no-vax” e di quei neofascisti che grazie al Covid si sono riscoperti paladini delle libertà.
Decisamente più semplice la posizione di Giorgia Meloni, che dall’opposizione non deve dar conto a nessuno e può raccogliere tutto quello che l’alleato si perde per strada. La leader di Fratelli d’Italia è decisamente più furba del discutibile food blogger prestato alla politica: sa che i “no-vax” convinti sono una piccola e ininfluente minoranza, ma ha puntato quel 23% di italiani che secondo un’analisi di Demos&Pi dello scorso maggio sono contrari all’obbligo vaccinale e già oggi simpatizzano in larga maggioranza per il suo partito. Le battaglie contro vaccino obbligatorio e green pass sono un tassello di quella che nei corridoi viene chiamata “operazione sorpasso”, un sorpasso che vorrebbe dire leadership del centrodestra e lasciapassare per Palazzo Chigi. Un altro punto di forza dell’ex ministra per la gioventù nel quarto governo Berlusconi, è quello di non avere nel partito elementi di spicco che sostengono idiozie antiscientifiche, quelli che dopo un’ospitata in televisione costringono il capo a girare con occhiali da sole, berretto e barba finta. Per gli eredi del MSI i voti dei “no-vax” sono ben accetti, ma devono arrivare come conseguenza di una linea politica non dichiaratamente schierata contro i vaccini. Insomma, chi sopravviverà alle reazioni avverse dello sverminatore per cavalli dovrà considerare Fratelli d’Italia l’unico partito votabile… per esclusione.
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