Partiti e politici

Il declino (irreversibile?) della sinistra

22 Luglio 2018

Nel maggio 2012, pochi mesi dopo la caduta del governo Berlusconi, sommando le intenzioni di voto per le forze politiche di sinistra (Sel e Rifondazione) e di centro-sinistra (Pd e Italia dei Valori) si arrivava a sfiorare il 50% dei potenziali votanti. E sulla classica dimensione destra-sinistra, chi si dichiarava di sinistra o di centro-sinistra superava il 40% degli italiani, ivi compresi gli astenuti che, solitamente, non si collocano su quella scala.

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Sono passati sei anni, e la situazione attuale appare completamente e significativamente differente. Senza scomodare di nuovo il solito marziano, che non crederebbe ai suoi occhi, anche a noi terrestri un’inversione di rotta di questo tipo fa una certa impressione. Dunque: chi si dichiara oggi di sinistra o di centro-sinistra è meno del 30% della popolazione nel suo complesso, con una contrazione pressoché costante di almeno un paio di punti all’anno, rispetto al periodo delle elezioni europee del 2014.

E sommando le intenzioni di voto attuali per i partiti di quell’area (Pd, LeU, Potere al Popolo e le formazioni minori), si arriva a stento al 25% dei voti validi. Contro oltre il 40% che voterebbe per partiti di destra o centro-destra e il 30% circa che opta per il Movimento 5 stelle. Se il trend continua in questo modo per i prossimi anni, è ragionevole ipotizzare che alla prossime elezioni politiche le opzioni di voto per la sinistra, nel suo complesso, potrebbero non superare il 15% dei voti espressi dagli italiani.

E’ possibile pensare che forse quella dimensione politica, che fino a qualche anno fa ci permetteva di comprendere qualcosa in più delle scelte degli elettori e degli stessi governi, abbia fatto il suo tempo. E che subentreranno poco alla volta nuove dimensioni (che so? sovranisti contro europeisti, oppure “popolo” contro “establishment”) in grado di descrivere meglio il pensiero e le motivazioni sottostanti i comportamenti di voto e le appartenenze di campo.

Resta il fatto, indiscutibile, che la maggior parte degli italiani o forse anche delle altre popolazioni europee non si identifichi più con formazioni politiche che, pur continuando a ribadire le vecchie parole d’ordine della sinistra, non trovano poi nei loro comportamenti e atteggiamenti misure politiche in grado di andare versa quella direzione ideale.

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La società sta cambiando, ma i partiti di sinistra non reggono i cambiamenti, non li comprendono, e certamente non trovano più il loro antico elettorato di riferimento, ma non riescono neppure ad intercettare un nuovo tipo di elettorato, più moderno e consapevole dei mutamenti socio-economici. Destinati in breve tempo all’estinzione?

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