Partiti e politici
Il declino (irreversibile?) della sinistra
Nel maggio 2012, pochi mesi dopo la caduta del governo Berlusconi, sommando le intenzioni di voto per le forze politiche di sinistra (Sel e Rifondazione) e di centro-sinistra (Pd e Italia dei Valori) si arrivava a sfiorare il 50% dei potenziali votanti. E sulla classica dimensione destra-sinistra, chi si dichiarava di sinistra o di centro-sinistra superava il 40% degli italiani, ivi compresi gli astenuti che, solitamente, non si collocano su quella scala.
Sono passati sei anni, e la situazione attuale appare completamente e significativamente differente. Senza scomodare di nuovo il solito marziano, che non crederebbe ai suoi occhi, anche a noi terrestri un’inversione di rotta di questo tipo fa una certa impressione. Dunque: chi si dichiara oggi di sinistra o di centro-sinistra è meno del 30% della popolazione nel suo complesso, con una contrazione pressoché costante di almeno un paio di punti all’anno, rispetto al periodo delle elezioni europee del 2014.
E sommando le intenzioni di voto attuali per i partiti di quell’area (Pd, LeU, Potere al Popolo e le formazioni minori), si arriva a stento al 25% dei voti validi. Contro oltre il 40% che voterebbe per partiti di destra o centro-destra e il 30% circa che opta per il Movimento 5 stelle. Se il trend continua in questo modo per i prossimi anni, è ragionevole ipotizzare che alla prossime elezioni politiche le opzioni di voto per la sinistra, nel suo complesso, potrebbero non superare il 15% dei voti espressi dagli italiani.
E’ possibile pensare che forse quella dimensione politica, che fino a qualche anno fa ci permetteva di comprendere qualcosa in più delle scelte degli elettori e degli stessi governi, abbia fatto il suo tempo. E che subentreranno poco alla volta nuove dimensioni (che so? sovranisti contro europeisti, oppure “popolo” contro “establishment”) in grado di descrivere meglio il pensiero e le motivazioni sottostanti i comportamenti di voto e le appartenenze di campo.
Resta il fatto, indiscutibile, che la maggior parte degli italiani o forse anche delle altre popolazioni europee non si identifichi più con formazioni politiche che, pur continuando a ribadire le vecchie parole d’ordine della sinistra, non trovano poi nei loro comportamenti e atteggiamenti misure politiche in grado di andare versa quella direzione ideale.
La società sta cambiando, ma i partiti di sinistra non reggono i cambiamenti, non li comprendono, e certamente non trovano più il loro antico elettorato di riferimento, ma non riescono neppure ad intercettare un nuovo tipo di elettorato, più moderno e consapevole dei mutamenti socio-economici. Destinati in breve tempo all’estinzione?
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