Partiti e politici
Il Ddl Zan e l’ennesimo teatrino comico sulla pelle di chi soffre
Seguire le dirette dei dibattiti parlamentari è ormai diventato uno sporco lavoro, un lavoro che talvolta può risultare più degradante che essiccare al sole degli assorbenti interni usati da esporre in una mostra di arte concettuale organizzata durante una cerimonia con l’Ayahuasca. Si finisce per ascoltare interventi deliranti di personaggi improbabili, pagati profumatamente per mostrare all’umanità i devastanti effetti collaterali del suffragio universale.
L’ultimo, in ordine di apparizione, è stato il senatore leghista Massimiliano Romeo, che lanciando strali contro il Ddl Zan dal suo scranno di Palazzo Madama, ha pronunciato le testuali parole: «L’obiettivo del Ddl Zan è introdurre la fluidità sessuale per rispondere a logiche di mercato. Lo sappiamo tutti che con il genere neutro è più facile vendere smalti anche agli uomini. Lo sappiamo tutti che è così, questa la verità».
Non credevo alle mie orecchie. In un primo momento ho pensato che fosse una battuta o l’ennesima campagna di disinformazione della Lega pensata per facilitare la vendita di carta igienica al profumo di vaniglia, un po’ come quei tweet in cui Simone Pillon ti spiega che i maschietti hanno il pisellino e le femminucce la patatina, o come lo slogan nazista usato contro i vaccini dell’europarlamentare (sigh!) Francesca Donato: per lei si è dovuto scomodare l’Auschwitz Memorial Museum, che con fin troppa educazione le ha spiegato che certe idiozie non andrebbero neanche pensate, figuriamoci esternate. Romeo è convinto che l’identità di genere serva a vendere smalti agli uomini ed è così convinto di questa sua strampalata teoria da esporla in pieno giorno nell’aula del Senato della Repubblica, non a tarda sera durante una sagra della polenta condita con sudore di ascella padana.
Qualche scranno più a sinistra, ma solo perché non c’erano altri posti liberi, Matteo Renzi era alle prese con l’ennesima “operazione simpatia”: l’ultima mossa geniale del Machiavelli di Riyad è stata chiudere un accordo con l’omonimo collega della potente “corrente verdiniana”, quello che si fa chiamare “capitano”, per depotenziare il Ddl Zan e magari ribattezzarlo Ddl Scalfarotto, prima firma degli emendamenti che tanto piacciono a Salvini. Sì, Scalfarotto: lo stesso che il 26 giugno scorso aveva detto che la legge andava portata subito in aula perché ogni compromesso con la destra era impossibile e che bisognava farlo per evitare tranelli. Che tenerezza.
L’obiettivo a breve termine del senatore semplice di Rignano sull’Arno è probabilmente quello di intestarsi una legge, sia pure svuotata, facendola votare a mo’ di beffa da chi discrimina dalla mattina alla sera gay, lesbiche, trans; quello a lungo termine possiamo ipotizzare che sia diventare il primo leader ad ottenere un consenso con segno meno: non voti ma solo schede annullate con recensioni poco lusinghiere del suo ultimo libro. Una mossa del cavallo affetto da prostatite che hanno capito un po’ tutti, persino miss 24,1 milioni di follower e suo marito rapper che ne conta altri 12,6. E qui dalla tragedia si è passati velocemente alla farsa: la potente influencer ha messo in mezzo il povero Matteo in una storia su Instagram che chiudeva con un “che schifo che fate politici”, versione CityLife del più classico “piove Governo ladro”; lui, invece di fingersi morto, le ha chiesto un confronto pubblico beccandosi pure gli spennacchi del consorte, ma soprattutto ha spiegato in diretta Facebook che “la politica non è Instagram”. Per la cronaca, è lo stesso Matteo Renzi che già ci riempiva di hashtag e selfie quando Luca Morisi ancora giocava ad affondare i barconi con la PlayStation. A questo punto qualcuno dovrebbe spiegare al rottamatore rottamato che vista l’età media della sua ormai esigua base fan, una dichiarazione di Orietta Berti potrebbe fargli lasciare la politica ancor prima delle prossime elezioni.
E mentre nel teatrino comico gli sketch continueranno almeno fino al 13 luglio (data in cui approderà nell’aula del Senato il Ddl Zan), qui fuori, nel famoso mondo reale, ogni giorno ci sono persone che continuano ad essere discriminate, bullizzate e talvolta malmenate per il loro orientamento sessuale. Un pezzo di Paese che aspetta una legge per poter vivere serenamente, non certo per andare a comprare smalti.
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