Partiti e politici

Il darwinismo sociale di Macron (intervista a J.-M. Salmon)

17 Marzo 2020

Intervista a Jean-Marc Salmon, 15 marzo 2020

Nei giorni scorsi hanno suscitato notevole clamore le dichiarazioni di Patrick Vallance, primo consulente scientifico del governo britannico, secondo cui l’orientamento di Downing Street sarebbe lasciare che l’epidemia di coronavirus sbarcata sull’isola faccia il suo corso allo scopo di immunizzare la popolazione, coi relativi costi in termini di vite umane. ‘Moriranno molti nostri cari’ ha rincarato la dose Boris Johnson. Ma, aldilà della forma, la strategia espressa con l’abituale grazia dal premier inglese non sembra troppo lontana da quella dei principali governi europei. Da questo punto di vista l’Italia rappresenta un’eccezione, forse non casuale. La debolezza del governo Conte difficilmente gli consentirebbe di assumere posizioni altrettanto impopolari.

Che in Francia, ad esempio, le cose non vadano molto diversamente e che il governo, pur con più cautela del rodomontesco premier inglese, prenda le distanze dal ‘dirigismo’ dell’Italia ce lo conferma Jean-Marc Salmon, sociologo, saggista e docente presso il LASCO Idea Lab dell’Università Mines-Telecom di Parigi. Per Salmon il ‘darwinismo sociale’ del governo francese davanti al COVID-19 ne riflette il laissez faire economico, quello stesso che ha ispirato la riforma delle pensioni e più in generale l’intera azione dell’esecutivo. Dopo che abbiamo sentito Salmon, Macron, come anticipato nell’intervista, è stato costretto ad annunciare la sospensione del secondo turno.

Qual è la situazione in Francia al momento?

Il 12 marzo le autorità hanno deciso, in serata, di chiudere le scuole a partire dal weekend appena terminato e sabato 14, sempre in serata, la chiusura dei negozi, tranne quelli che vendono beni di prima necessità. Si tratta di un voltafaccia: venerdì 6 Macron era andato a teatro insieme alla sua compagna per persuadere i francesi a fare come lui. Ma otto giorni più tardi il suo governo chiude tutti i teatri sine die! I cittadini francesi sono impreparati ad affrontare le conseguenze di questo brusco capovolgimento.

L’inversione di rotta del governo ha origini nel rapido deteriorarsi della situazione sanitaria e nelle reazioni che ha provocato nel personale medico. In questo momento i servizi di rianimazione degli ospedali della Francia orientale, Colmar, Mulhouse, Strasburgo, si ritrovano con ‘la testa sotto l’acqua’. A Parigi, dove si concentrano le strutture sanitarie meglio attrezzate, l’accelerazione del contagio fa pensare che si rischi la saturazione già nel corso di questa settimana. Ma è utile ricordare che il governo ha cambiato atteggiamento anche dopo la caduta di Wall Street e delle borse europee, il 9 marzo, cioè quando si è fatta sentire la preoccupazione dei mercati finanziari.

Sul blog che tieni su Mediapart hai sollevato un interrogativo: ‘Perché le autorità francesi hanno tanta difficoltà a interpretare la realtà?’ Qual è la tua risposta? Secondo te il governo ha sottovalutato il pericolo? Pensava alle elezioni? C’è una strategia?

La difficoltà delle autorità nell’interpretare la realtà hanno molteplici ragioni. In termini strutturali la grande rapidità dell’informazione digitale implica un sovraccarico informativo che disperde l’attenzione su un fronte molto ampio. A dicembre l’allora ministra francese della sanità, madame Buzyn, dichiarava di aver messo in allerta i suoi collaboratori circa l’esplosione dell’epidemia a Wuhan. Oggi, tre mesi dopo, i medici generici non hanno ancora ricevuto le mascherine protettive… E in Francia non c’è in commercio un kit diagnostico a disposizione dei cittadini. La ministra e i responsabili amministrativi della sanità sono stati così distratti da rivelare una assai scarsa capacità di previsione.

In più – come si è chiesto Franck Nouchi, giornalista di Le Monde specializzato in questioni sanitarie – c’è forse una sorta di liberalismo sanitario ovvero la scelta di lasciare che ‘l’epidemia segua il proprio corso’, così che ne derivi una ‘immunità di gregge’? ‘In pratica – spiega il giornalista di Le Monde – si tratta di aspettare che una buona parte della popolazione sia contagiata e dunque, presumibilmente, immunizzata, sperando in questo modo di poter vedere interrotta la trasmissione del virus’. Perché questa scelta? Forse è una sorta di darwinismo sociale, che riecheggia il liberalismo economico, in cui solo i più forti sopravvivono. E’ la legge del mercato in alternativa al governo, ‘la differenza tra noi e l’Italia’, sottolineava il nuovo ministro della salute, Olivier Véran, il 9 marzo, ‘è che noi non impediamo alla vita sociale, economica, democratica di andare avanti’.

Infine nell’atteggiamento del governo emergono anche delle preoccupazioni elettorali. L’esecutivo voleva che le elezioni amministrative avessero luogo come previsto al fine di oscurare il turbolento dibattito parlamentare sulla riforma delle pensioni.

Che cosa si sta giocando la Francia?

La posta in gioco per la società francese è innanzitutto superare la grave crisi sanitaria che incombe. Finora la gestione della crisi da parte del governo francese non ha sollevato grande stupore, se non in nel personale sanitario. Si tratta di capire se il precipitoso voltafaccia delle autorità schiuderà le porte a un dibattito pubblico. Certo, c’è parecchia improvvisazione nel continuo assumere nuove decisioni cambiandole di ora in ora. Il governo poi ha voluto confermare a tutti i costi le elezioni amministrative, ma già il 12 marzo, nel mio intervento su Mediapart che citavate, sottolineavo che se i servizi di rianimazione verranno saturati, il secondo turno, fissato per domenica 22, è a rischio. Non si può escludere quindi che il secondo turno venga rimandato. Insomma il governo rincorre la crisi, la realtà dell’epidemia corre più veloce di lui.

Nel medio termine invece in gioco ci sono due altri aspetti. Il paragone tra il modo in cui la crisi verrà gestita e il numero delle vittime qui e in paesi come la Corea del sud, il Giappone e Taiwan per il governo francese e di altri paesi sarà impietoso. Mostrerà che era possibile contenere la malattia con procedure immediate di individuazione dei contagiati abbinate a una politica di prevenzione basata sui big data sanitari. Si può sperare che come a Taiwan si arriverà a discutere della creazione di un’agenzia contro le malattie sconosciute. Un organismo dedicato potrebbe rimediare al disperdersi dell’attenzione dei politici nei mille rivoli dell’informazione digitale.

Il secondo aspetto investe il tema della necessità di adeguati finanziamenti alle strutture ospedaliere, soggette a misure di riduzione dei bilanci che risalgono alla presidenza di François Hollande, ma sono state rese ancor più drastiche da Macron. In tutti i reparti ospedalieri gli organici del personale infermieristico sono incompleti. Di fronte all’inazione delle autorità, a dicembre, i capireparto degli ospedali si erano dimessi dai propri incarichi amministrativi. In queste ultime settimane naturalmente sono tornati a svolgere il proprio ruolo per cercare di contenere l’epidemia. Così facendo si sono guadagnati un’autorevolezza che obbligherà i dirigenti ad aprire i cordoni della borsa. Si arriverà fino al punto di riaprire una discussione che riabiliti il servizio pubblico rispetto ai mercati? E’ sperabile.

Prendiamo le critiche della portavoce del governo Sibeth Ndiaye alla gestione dell’epidemia da parte dell’Italia e le parole di Christine Lagarde a proposito dello spread: la gestione del coronavirus secondo te sarà una chiave della competizione tra Francia, Germania e Italia per la leadership europea?

Il vero problema è: esiste una leadership europea? La BCE, sotto la presidenza di Christine Lagarde, è più vicina alla cultura dell’austerità della Bundesbank. Ma allo stesso tempo Angela Merkel, alleata della SPD, annuncia che si smarcherà dall’ortodossia rigorista. Vedremo cosa succederà. Certo Macron non è soddisfatto delle dichiarazioni filoBundesbank fatte dalla Lagarde il 12 marzo. Qualche ora più tardi, nel corso del suo intervento televisivo serale, il presidente francese ha ripreso più volte il motto di Mario Draghi ‘whatever it takes’! La sua opposizione alla Lagarde si deve al fatto che Macron non ha margini di manovra. A fine dicembre il debito francese ha superato il 100% del PIL e per riportarlo al di sotto Macron ha bisogno che la BCE riduca i tassi di interesse. Tanto più ora che l’epidemia sta montando.

Il governo italiano, adottando un metodo di gestione della crisi più vicino a quello cinese si è guadagnato un credito presso gli epidemiologi europei, che sono destinati a giocare un ruolo importante nel dibattito pubblico. L’immagine della società italiana si sta trasformando e oggi l’Italia si assume una grande responsabilità. Le lezioni che trarrà dall’emergenza sanitaria si riverbereranno su tutta l’Europa.

L’intervista è tratta dalla newsletter di PuntoCritico.info di oggi.

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