Partiti e politici

Il complesso d’inferiorità di Matteo Salvini

8 Aprile 2015

A rigor di logica, è sempre il partito più grande a dettare le condizioni ai suoi alleati più deboli. Per questo è difficile capire che cosa sia successo nella trattativa tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini negli incontri che hanno finalmente risolto il rebus delle alleanze del centrodestra in vista delle elezioni regionali. D’accordo, avere a che fare con il Cavaliere non è mai facile: per quanto in declino, per quanto alle prese con un partito in cui sembra vigere l’anarchia, Berlusconi, si sa, è estremamente bravo a far valere le sue ragioni elettorali ed è difficile che venga sconfitto in uno dei suoi giochi preferiti.

Eppure, in questo caso, era difficile aspettarsi così poco da parte di Matteo Salvini. Ma come, il leader del partito più grande del centrodestra, quello in forma smagliante, guidato dal nuovo eroe dei talk show che cede al leader in disarmo di un partito che perde colpi ogni singola settimana che passa? Eppure le cose sembrano proprio essere andate così; arrivando addirittura a ritirare la candidatura del leghista Edoardo Rixi in Liguria. Candidato che si trovava in campagna elettorale già da due settimane e che nei sondaggi – per quanto lontano da Raffaella Paita – stava facendo più che bene.

Soprattutto, che senso ha far ritirare un candidato “del territorio” per sostituirlo con Giovanni Toti, uno che non ha nessuna esperienza amministrativa, che è un novello della politica e che soprattutto ha ben pochi legami con la Liguria? Non solo: ma voi ve lo immaginate Toti che arringa la folla in un comizio elettorale? Il carisma, fino a oggi, non è mai sembrata essere la qualità principale del nuovo protetto di Silvio Berlusconi, mandato allo sbaraglio in una regione in cui la vittoria del centrosinistra sembra quasi certa. Avrebbe avuto molto più senso che Salvini, vista la sua posizione di forza, costringesse Berlusconi ad appoggiare Rixi. Le cose, invece, sono andate al contrario.

Ma c’è di più, perché in Campania Salvini non presenterà il tanto strombazzato nuovo partito iper-personalistico “Noi con Salvini”, per non disturbare la marcia di Forza Italia e del candidato Stefano Caldoro, che in questa regione hanno assolutamente bisogno dei voti del Nuovo Centrodestra per riuscire a confermare l’unica bandiera di Forza Italia ancora piantata tra le regioni italiane. E dal momento che Salvini ha sempre escluso di potersi alleare con Alfano, ecco che ha accettato una sorta di patto di desistenza: il nuovo soggetto politico non si metterà alla prova dei voti in una regione decisiva come la Campania.

Tutto questo per ottenere cosa? Niente più che i voti di Forza Italia in Veneto (che secondo i sondaggi sono circa all’8%) in appoggio a Luca Zaia; voti che si sono resi assolutamente necessari dopo la spaccatura di Tosi, che se n’è andato per conto suo e pare viaggiare attorno al 10%. Bel colpo, per Salvini: espellere uno dei suoi uomini di punta (per quanto ribelle e con molte ambizioni), mettendo a rischio la ricandidatura di Zaia e trovandosi così costretto a cedere a tutte le richieste di Berlusconi. Forse è stato una sorta di complesso d’inferiorità nei confronti del patriarca del centrodestra a tirare un brutto colpo a Salvini; forse è stata la sua incapacità di gestire da leader la sua prima complessa prova elettorale.

@signorelli82

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