Partiti e politici

Il centro-destra vince grazie ai voti di ex-astenuti ed ex 5 stelle

7 Gennaio 2018

Il 2013 era stato una specie di annus horribilis per la compagine capitanata da Berlusconi: per la prima volta dal suo esordio, nel lontano 1994, le forze riunite sotto il cappello del centro-destra non erano riuscite a superare la soglia del 30% dei voti. In tutte le competizioni precedenti la coalizione non era mai scesa sotto il 40%, avvicinandosi addirittura in due occasione alla maggioranza assoluta dei votanti. Un impressionante calo di almeno 15 punti pareva aver relegato Berlusconi ai margini della scena politica, da allora sempre più nelle mani del Partito Democratico da una parte e del Movimento 5 stelle dall’altra.

Ora però, a distanza di quasi 25 anni dalla sua discesa in campo, la sua coalizione, pur con l’apporto più rilevante della Lega, rispetto al passato, torna ad essere la scelta maggioritaria degli italiani. Cosa è riuscito a dare nuova linfa alla sua proposta politica? e, soprattutto, da dove arrivano gli elettori che quest’anno si indirizzeranno verso un voto per il centro-destra?

Per quanto riguarda le motivazioni di voto, è già stato scritto molto: incertezza sul futuro economico, disamore per una Unione Europea che pare non funzionare come ci si attendeva, paura per una sorta di “invasione” extracomunitaria, insicurezza sociale sempre più elevata. Le parole d’ordine dell’area politica di centro-destra, benché improntate su stimoli a volte di pura “pancia”, paiono a parecchi elettori più chiare di quelle dei suoi competitori, più capaci di trasmettere una qualche maggiore sicurezza per il futuro del paese. Anche se di non facile realizzazione, le risposte che ottengono a diffuse paure sparse nella società hanno buon gioco nel tranquillizzare una significativa quota di italiani.

Già, ma da dove arrivano questi italiani che cinque anni orsono avevano voltato le spalle alla proposta berlusconiana, spalleggiata ora da Salvini e Meloni, oltre che da altri suoi luogotenenti, come Fitto e Lupi, e dal partito animalista di Brambilla? Ovviamente la parte più cospicua del suo odierno elettorato è quella rimasta fedele dalle scorse elezioni; si tratta di un buon 80% che non ha mutato opinione né intenzione di voto. A questi si aggiungono due tipi di elettori: ex-astensionisti e precedenti votanti per i 5 stelle.

Il primo tipo non fa notizia: si tratta di italiani che, dopo la infelice chiusura della precedente legislatura, con le dimissioni di Berlusconi, si erano astenuti perché non credevano ormai più al messaggio berlusconiano ed erano pertanto rimasti a casa. Oggi sembrano dare atto al centro-destra di proposte migliori dei suoi avversari e sono pronti a tornare alle urne.

Il secondo tipo di elettori è invece più sorprendente. In un momento in cui i 5 stelle paiono essere l’unica alternativa vera alla vecchia classe politica, come mai alcuni dei suoi antichi votanti decidono di passare nel centro-destra? Si tratta in buona sostanza di elettori che si definiscono (e si definivano) di destra e che ora tornano all’ovile, privilegiando proprio le formazioni più a destra dello schieramento, soprattutto la Lega di Salvini e in minor misura il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia. Probabilmente insoddisfatti del messaggio troppo “tiepido” del M5s e della loro non brillante prova di governo locale, questi elettori –residenti in particolare nelle aree meridionali del paese- hanno deciso di ridare la propria fiducia a partiti più agguerriti sul fronte della sicurezza.

E sono loro che, nelle prossime elezioni, permetteranno alla coalizione di Berlusconi di tornare, almeno in parte, agli antichi fasti di una stagione politica che pareva essere conclusa nel 2013.

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