Partiti e politici

Il centro-destra è tornato!

16 Giugno 2015

Le voci girano. Diventano virali e poco a poco si tingono di realtà. Si propagano come un venticello. Più lo si afferma e più ci si crede. E’ il noto potere della comunicazione. In occasione dei recenti ballottaggi, si è diffusa la notizia che gli elettori del Movimento 5 stelle, pur di far perdere il Pd di Renzi, sarebbero andati alle urne per votare perfino il candidato di centro-destra. Sarà vero? Per potermene sincerare ho analizzato i risultati di Venezia, utilizzando un noto algoritmo attraverso cui è possibile stimare i flussi elettorali. Non ci si basa dunque su sondaggi, ma sui numeri reali emersi dalle consultazioni, confrontando con una procedura statistica (il modello di Goodman) il primo ed il secondo turno di ballottaggio.

A Venezia, è cosa nota, due settimane fa Casson era in vantaggio del 10% sul suo principale competitor Brugnaro, pari a quasi 12mila voti. Al ballottaggio Brugnaro ha rimontato, sorpassandolo nettamente, per oltre 6mila voti. Il neo-sindaco ha dunque incrementato i suoi consensi, tra il primo ed il secondo turno, di 20mila voti, mentre Casson ne ha aggiunti soltanto un migliaio. La domanda che sorge spontanea è dunque la seguente: da dove sono arrivati quei voti? Tra i candidati esclusi al ballottaggio, il più forte era l’esponente del Movimento 5 stelle (Scano), che aveva ottenuto oltre 15mila preferenze, seguito dal leghista Bellati (con 14mila) e dalla rappresentante della destra Zaccariotto (con 8mila).

L’incremento di Brugnaro non poteva che arrivare da (una parte) degli elettori che al primo turno avevano scelto uno di questi tre candidati. Il significato politico della domanda è scontato. Se fossero provenuti da tutti gli elettorati, avremmo parlato di una unione trasversale contro il Pd; se fossero arrivati in misura copiosa dal M5s, come alcuni hanno suggerito, il parallelo con il novello Italicum renziano ci avrebbe indotti a parlare di una sorta di “effetto boomerang” della nuova legge elettorale. Se infine fossero arrivati solamente dagli altri elettori di centro-destra, si potrebbe parlare di una rinascita di quell’area politica che ha governato per buona parte dell’ultimo ventennio.

L’analisi effettuata ci racconta che gli elettori del Movimento 5 stelle, come era possibile aspettarsi, non si sono recati alle urne, se non per uno sparuto 7-8% dividendosi equamente, quei pochi, tra i due candidati rimasti. Gli elettori di destra (Fratelli d’Italia) si sono recati in massa scegliendo Brugnaro, mentre tra i leghisti il nuovo sindaco è stato scelto dal 70%, mentre il restante 30% è rimasto a casa. Pessima al contrario la performance di Casson, capace di incrementare il suo consenso soltanto di pochi ulteriori elettori che al primo turno avevano votato per candidati minori, tra cui il Partito Comunista dei Lavoratori e qualche lista civica. La nuova leggenda metropolitana del contributo del M5s al centro-destra è dunque priva di fondamento: i suoi elettori si mostrano effettivamente lontani da entrambi gli altri principali schieramenti. Piuttosto, ciò che Renzi deve temere è il risorgere di un centro-destra che, unito come un tempo, potrebbe tornare a battere – come spesso è accaduto – un centro-sinistra ormai composto dal solo Partito Democratico. Privo di alleati.

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