Partiti e politici
Il caso Di Maio
Come è stato autorevolmente osservato (da un vero esperto) per trovare un’inversione politico-ideologica a U come quella di Luigi Di Maio bisogna risalire alla conversione di San Paolo sulla via di Damasco.
Un politico che non diceva in modo problematico e sommessamente ma che gridava a ritmi forsennati dai balconi e dai microfoni di tutte le emittenti grandissime corbellerie che ora rifiuta in blocco riconoscendosi nelle affermazioni opposte spicca persino nel folto gruppo dei voltagabbana della politica italiana. I Razzi, gli Scilipoti, i De Vito, i Compagna e le altre centinaia di politici che hanno “cambiato casacca” (più e più volte) sono tutti casi di personaggi talmente marginali che è bastato loro fare un passetto di lato per trovarsi in tutt’altro campo. Di Maio, no. Lui è uno dei fondatori di un movimento che per più di 10 anni ha perseguito caparbiamente certe idee e proclamato certe parole d’ordine inequivocabili. È come se Putin (esagero un po’ ma non tanto) un giorno proclamasse alla TV di Stato che ha capito di aver sbagliato e vuole entrare nella NATO.
Naturalmente tutti possono cambiare opinione.
Si racconta che il Ministro del Tesoro Andreatta (persona di una levatura da non confondere assolutamente coi nomi fatti sopra), in una riunione nel 1981, si era mostrato riluttante ad aumentare di 1 punto i tassi d’interesse poiché, nonostante un’inflazione galoppante, l’economia era in crescita. Il giorno dopo aveva cambiato idea: 4 punti e “divorzio” Tesoro-Banca d’Italia.
Anche Di Maio ha cambiato opinione e dice che ha scritto tutto per filo e per segno in un libro (“Un amore chiamato politica”) che non ho letto (grazie, abbiamo già dato).
Tutto legittimo, tutto corretto. Ma ora credo serva una fase di meditazione. Il Putin dell’esempio fatto sopra non è che possa chiedere il giorno dopo di diventare il Segretario generale della Nato. Anche San Paolo ripartì da zero. Un periodo di “deserto”, ad esempio come portaborse dell’on. Tabacci andrebbe benissimo. Diciamo una legislatura per imparare il nuovo paradigma di pensiero, i nuovi (per lui) fondamenti liberal-democratici, le distinzioni tra democrazia rappresentativa, movimenti civili e movimenti eversivi, poteri esecutivi e legislativi, ruolo del capo dello Stato (….), tassazione e debito pubblico, etc. etc.
È giovane, imparerà presto. Del resto il suo “papà” politico lo aveva detto (e lo ha appena ribadito) che dopo due mandati bisogna prendere fiato. Farà bene a lui e (soprattutto) a noi.
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