Partiti e politici

Il blog di Grillo molla il M5S. Divergenze politiche o un problema di soldi?

23 Gennaio 2018

Che si tratti di una separazione consensuale o di altro lo dirà il tempo. È però un fatto che il blog di Beppe Grillo non è più la voce del Movimento 5 Stelle, salvo un discretissimo link al “blog delle stelle” presente sulla barra superiore dell’homepage. Cambiano i colori e gli argomenti, al centro tornano gli spettacoli e la vita del comicoleader a cui si aggiungono alcuni articoli su questioni pseudo scientifiche. C’è chi dice che alla base della scelta ci siano i contrasti con Davide Casaleggio, con cui Grillo non avrebbe mai avuto un rapporto idilliaco. Si ipotizza che al comico genovese non sia andata troppo giù la mutazione genetica subita dalla sua “creatura”, sempre più partito della società di comunicazione milanese e sempre meno “ponte” tra il palazzo e l’amata rete, come hanno recentemente dimostrato le “parlamentarie” dove una selezione tutt’altro che trasparente ha preceduto il voto online. Un’operazione che ha scontentato molti attivisti storici e che segue altri “strappi”, primo fra tutti la svolta garantista sancita dal nuovo regolamento a causa delle indagini della magistratura che hanno coinvolto molti nomi eccellenti come Virginia Raggi, Chiara Appendino e Filippo Nogarin.

Fossero questi i motivi, la scissione tra il partito della Casaleggio Associati e il “sacro blog” potrebbe essere dunque paragonata al primo congresso nazionale del M5S. Un congresso senza mozioni e oratori, senza delegati e votazioni. Un congresso che si è esaurito con un semplice cambio di mission del principale mezzo di diffusione utilizzato dagli attivisti che ora dovranno definitivamente traslocare ad altro link. Un congresso che ha deciso l’epocale passaggio dalle magliette zuppe di sudore di Giuseppe Pietro Grillo ai completini gessati di Luigi Di Maio, il non leader che dal 5 marzo potrebbe diventare il capro espiatorio di un risultato molto al di sotto delle aspettative.

Ma al di là delle presunte divergenze politiche, l’esigenza di separare il destino dell’uomo di spettacolo da quello del leader politico potrebbe anche fondarsi su una ragione meramente economica e lo stesso Grillo, nei giorni scorsi, non ne aveva fatto mistero: «Io riempivo i palazzetti da 10mila persone, ora i teatri da 100. È chiaro che non guadagno un c… Ho detto ai miei figli: ora abbassate il tenore di vita», ha detto lo scorso 24 novembre esordendo a Roma col suo ultimo spettacolo. Facile a tutti intuire il motivo del sensibile calo di pubblico dei suoi spettacoli: dopo anni passati a insultare oltre due terzi degli italiani accusandoli di essere collusi con un sistema criminale, va da sé che tra loro c’è qualcuno che in passato seguiva il vecchio Beppe come artista e non come agitatore di folle. Il comico non guadagna più come un tempo perché il suo essersi posto al centro della lotta politica lo ha reso ostile a molti. Ha un problema di soldi, insomma.

In questo caso, la domanda sorge spontanea: riuscirà Grillo a vendere qualche biglietto in più e recuperare parte del suo antico pubblico separando la sua faccia da quelle dei vari Di Maio, Di Battista, Raggi, Appendino, Taverna, Lombardi? Probabilmente non subito, ma alla lunga forse sì. In fondo una delle caratteristiche del nostro popolo è la memoria corta e potremmo averne l’ennesima prova il prossimo 4 marzo, quando il padrone di Dudù e Dudina si potrebbe riposizionare al centro della scena politica nazionale. C’è di buono che non ci si annoia mai…

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.