Partiti e politici

I temi (vincenti) della destra e quelli (perdenti) della sinistra

1 Luglio 2018

La Lega si conferma anche negli ultimi sondaggi il partito che oggi sarebbe il più votato dagli italiani, distanziando costantemente, giorno dopo giorno, il Movimento 5 stelle. Un paio di settimane fa avevo scritto che il sorpasso era ormai cosa fatta, suscitando qualche piccola contestazione da qualcuno che, rilevazioni alla mano, non si mostrava d’accordo. Ora che sostanzialmente tutti gli istituti demoscopici si sono allineati a quel risultato, resta da capire come sia possibile che a distanza di soltanto quattro mesi dalle elezioni del 4 marzo, si registri una volatilità talmente elevata da modificare completamente il quadro politico e perfino la percezione del tipo di governo che abbiamo attualmente in carica.

Sì, perché tutto era partito con l’dea che il M5s, indubbio vincitore delle competizione elettorale, dovesse in qualche modo scegliere il suo alleato per far nascere un esecutivo altrimenti impossibile da realizzare con i soli suoi numeri parlamentari. L’alleanza con la Lega, anziché con l’intero centro-destra, gli permetteva di mantenere una sorta di opa su quell’esecutivo, dato che l’appoggio leghista non significava una resa alle sue posizioni, ma un accordo dove i pentastellati rimanessero comunque in vantaggio sia di ministeri sia di deputati e senatori.

E’ passato poco più di un mese, e le cose sono mutate in maniera piuttosto significativa, lasciando l’azione dei 5 stelle in chiara penombra e l’egemonia di Salvini talmente diffusa che la percezione degli italiani è ormai completamente ribaltata: secondo il loro parere, è la Lega che governa l’Italia e il M5s si presta ad assecondare, smentendole solo in sparuti casi, le proposte e le azioni del suo partner di governo.

Lasciando da parte per il momento l’indubbia capacità del leader leghista, il motivo più profondo è che gli elettorati delle diverse forze politiche sono attenti alla risoluzione di problemi piuttosto differenti tra loro. Per l’elettorato di sinistra (o di centro-sinistra), le cose più urgenti da risolvere sono le due seguenti: il tema del lavoro e quello dell’insorgente razzismo nel nostro paese, veicolato dai costanti proclami di Salvini stesso. Per gli elettori di centro-destra (e della Lega in particolare) sono invece: l’immigrazione, più o meno clandestina, le tasse e la sicurezza, insieme ovviamente alla crisi economico-occupazionale.

Ancora differente è la gerarchia degli elettori pentastellati, tra cui soltanto il tema del lavoro tende ad essere egemonico, mentre gli altri problemi non sono considerati così rilevanti. Ora, dal momento che l’occupazione, la creazione di nuovi posti di lavoro, la crescita dell’economia, la messa a punto di un quadro di efficace regolamentazione del frastagliato mondo del lavoro (e, se vogliamo, lo stesso problema del razzismo) sono tutte cose che non possono avere una rapida risoluzione, va da sé che la comunicazione di Salvini, così presente e costante, riesca in questo momento a convogliare su di se, e sul suo partito, una crescente quantità di potenziali elettori, cui egli si rivolge.

Durerà nel tempo? Suppongo di sì, perché il suo discorso tocca le corde giuste della popolazione, molto più delle argomentazioni di Di Maio e molto molto di più di quelle della sinistra e del Partito Democratico. Certo, sappiamo tutti che le ondate migratorie non sono destinate a terminare nel breve periodo, né che la sicurezza si risolverà con il porto d’armi per tutti. Ma ascoltando attentamente i diversi intervenuti nella odierna giornata di Pontida, si comprende bene quale sarà effettivamente la cifra del “governo del cambiamento”. E questo pare piacere alla maggioranza degli italiani.

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