Partiti e politici
I sovranelli che non conoscono la vergogna
Tempi duri per certa becera propaganda: con la fine dello stato di emergenza e il graduale ritorno alla normalità, i sovranelli dovranno tornare a fomentare il loro stanco popolino (il popolino sovranello, appunto…) con quella che chiamano “invasione”. Finite o quasi le restrizioni, infatti, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e i loro grotteschi accoliti, saranno costretti a ripiegare e tornare al vecchio registro, quello buono per tutte le stagioni. Quello in cui i nemici giurati non sono più il Ministro della Sanità e il Cts che impongono divieti ai tanto coccolati “no-vax”, ma i soliti poveri disgraziati che attraversano il mare in cerca di una vita decente, una vita lontana dalle guerre e dalla fame. E pensare che tra un invasato che ha paura di farsi un vaccino perché crede che dentro ci sia il principe dei demoni collegato alla rete 5G e uno che rischia la vita percorrendo migliaia di chilometri per provare costruirsi un futuro degno di questo nome, una qualsiasi persona normodotata che ha a cuore il futuro del suo Paese, non dovrebbe avere dubbi su chi meriti almeno una possibilità e su chi sia il vero “clandestino”.
Si sa, da quelle parti funziona così: un nemico serve sempre, altrimenti poi si è costretti a chiarire piccole e grandi contraddizioni: a mandare Susanna Ceccardi in televisione a parlare di migrazioni e geopolitica, a spiegare a Simone Pillon i film della Disney, a contare i poveri sul centrotavola natalizio di Daniela Santanché. Aspettatevi dunque un aumento esponenziale di foto e video con immigrati che fanno la pipì dietro gli alberi, di statue di dubbio gusto raffiguranti madonne con bambinelli distrutte da presunti affiliati all’Isis, di gommoni pieni di influencer subsahariani con vestiti firmati, cellulari di ultima generazione e barboncini, di musulmani ingrati che rifiutano spezzatino di maiale alla mensa della Caritas, di pericolosi ragazzini figli di lavoratori immigrati che osano chiedere la cittadinanza del Paese in cui sono nati e vanno a scuola, di omosessuali lagnosi che pretendono addirittura una legge che aumenti le pene per chi li discrimina e li pesta di botte.
E poco importa che da oltre un mese giornali e telegiornali ci stiano mostrando una vera invasione, un’invasione fatta con un esercito armato fino ai denti che ha varcato i confini di uno Stato sovrano con i carri armati, che sta bombardato le città e sta uccidendo migliaia di civili indifesi: quella per i sovranelli deve essere un’invasione finta, come i “profughi finti” delle guerre che non conoscono o che fanno finta di non conoscere. In fondo, a muovere quell’esercito, c’è quel tiranno che fino a ieri consideravano il loro leader, “uno dei migliori uomini di governo al mondo” come veniva definito da qualcuno sulla pista da ballo del Papeete Beach di Milano Marittima.
Perché quello che manca, da quelle parti, è un po’ di vergogna. Manca sicuramente a quell’assiduo frequentatore di sagre di paese che dopo esser stato umiliato da un suo simile in terra polacca avrebbe fatto bene a sparire dalla scena e a scambiare il suo passaporto con quello di un impiegato delle poste di Tunisi, manca alla sua rabbiosa alleata, che ora ci spiega che “il frastuono della guerra” dovrebbe far capire a tutti che serve una “svolta conservatrice” per affrontare la realtà, omettendo che il macellaio che quella guerra l’ha scatenata è di fatto il leader mondiale dei conservatori. Con la fine dello stato d’emergenza e delle restrizioni, i sovranelli dovranno tornare all’usato sicuro, alle loro favole sull’invasione degli africani, sugli uomini palestrati che non scappano da nessuna guerra. Poco importa che quel loro vecchio amico stia invadendo l’Ucraina con i carri armati e con i missili, non con i gommoni bucati. Lo faranno come al solito, senza vergognarsi. E ci sarà chi continuerà a votarli in nome delle loro idiozie, senza vergognarsi.
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