Partiti e politici
I renziani non hanno nulla da dire sulle primarie?
Chiudiamo per un attimo gli occhi e immaginiamo che il segretario del Pd sia ancora Pier Luigi Bersani. Poi immaginiamo che in Campania si stia facendo di tutto per scongiurare le primarie, con la scusa di un candidato “unitario” (che in realtà sta spaccando il partito più dello scontro De Luca-Cozzolino), e che in Liguria le primarie siano finite con l’accusa di brogli per le file di stranieri ai seggi. Prima di aprire gli occhi, proviamo a immaginare le accuse di Renzi e dei renziani al segretario. Un diluvio di hashtag, di dissociazioni, di ditini alzati contro “l’apparato”, la “vecchia sinistra”, invocando la necessità di “cambiamento”. Insomma, tutto l’armamentario rottamatore.
Poi torniamo alla realtà e, finito il gioco, facciamo un ragionamento con contempli una riflessione politica. In Campania i dirigenti insistono per una soluzione condivisa. Solo che non c’è la condivisione. Il nome di Gennaro Migliore è stato calato dall’alto e di sicuro non è unificante, come vuole propagandare la segreteria nazionale, con il renzianissimo vicesegretario Lorenzo Guerini. «Chi si voleva presentare, Migliore, peggiore, meno meglio, meno peggio, si poteva presentare entro il 24 ottobre, ma non si sono presentati», ha affermato caustico come al solito il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca. Meno ironico, ma altrettanto duro il discorso di Cozzolino, l’altra candidato forte: «Il buonsenso ci dice che in Campania allo stato attuale non c’è una maggioranza renziana, non renziana, mista, aperta, chiusa, trasversale, in grado di promuovere un’iniziativa tale che si possa dire che le primarie non si fanno». Davvero si può ancora parlare di “soluzione unitaria”?
Ma la Campania sta messa bene rispetto alla Liguria. Le primarie sono diventate un guazzabuglio e l’esito non è stato accettato da Sergio Cofferati. La battuta viene facile: il Cinese (soprannome dell’ex leader della Cgil) sconfitto dai cinesi. La regolarità della consultazione sarà verificata dagli organismi predisposti dal Pd, ma Raffaella Paita, assessora della riorganizzazione amministrative della giunta Burlando, non ha dato una gran prova nelle argomentazioni. «Stiamo parlando di niente», ha commentato in pieno stile renziano «Ho preso il 40%». Conta il risultato, il resto è poca roba, secondo lei e il renzismo.
Certo, ora la politica è distratta dal toto-Quirinale, ma sarebbe bello se qualcuno dei renziani duri e puri dicesse – come avrebbe detto qualche anno fa – che le primarie sono sempre state una risorsa (anche in Toscana dove si punta a forzare per la candidatura diretta di Rossi, nonostante c’è chi chiede le primarie). Ma difficilmente accadrà.
Del resto il vicesegretario, Debora Serracchiani, ha addirittura detto, seppur in politichese, che ci sarà una «riflessione» sul funzionamento delle primarie. Che dite, ricominciamo il gioco “se lo avesse detto Bersani”?
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