Partiti e politici
I migranti, la Sinistra, la fine delle illusioni
Troppo facile dare addosso a un PD ridotto ormai a orso da circo, troppo facile bersagliare un Renzi che continua imperterrito a scimmiottare la Destra alla disperata ricerca di un pugno di voti. Per questo, qui c’è già Michele Fusco e fuori di qui c’è il resto di una stampa che ha da tempo giurato vendetta a Filippo Sensi & C. più ancora che a Matteo Renzi. I più magnanimi parlano di errori di comunicazione, sbagliando, perché quelli di Renzi non sono errori, ma elementi di una strategia deliberata quanto vana: seguire la brutale corrente senza resistere, sapendo che la maggioranza della gente è impaurita o stupida o cattiva e di fronte alla paura, alla stupidità e alla cattiveria non c’è storytelling positivo che tenga. A sinistra del PD c’è invece qualcuno che ancora dice di credere all’innata bontà del genere umano e mai derogherebbe a quel principio morale che precede il socialismo, la dichiarazione dei diritti dell’uomo e persino il cristianesimo: «Tratterete lo straniero che abita fra voi come chi è nato fra voi; tu lo amerai come te stesso; poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto» (Lv 19, 34). Lo dicono, ma non ci credono nemmeno loro. Nessun leaderino, nessun eletto, nessun quadro dirigente, nessun intellettuale della c.d. sinistra-sinistra che frequenti anche solo occasionalmente qualche persona al di fuori delle sue cerchie può crederci davvero. La loro è pura Brand Awareness, direbbe chi si occupa di marketing. La consapevolezza di offrire un marchio, un pacchetto di idee ma soprattutto un’estetica che non potrà mai essere di massa, la necessità di curare la propria nicchia come si cura il proprio orticello. Guadagnarsi un seggio, uno spicchio di potere, una piccola clientela. L’illusione di un vasto elettorato popolare che condivida allo stesso modo le parole chiave della redistribuzione della ricchezza e dell’accoglienza, come mai è stato nella storia del movimento operaio, è una bellissima illusione, i cui effetti sulla realtà politica sono però del tutto irrilevanti. Domani qualcuno smetterà di votare tizio, qualcun altro smetterà di votare del tutto. E così, forse, la Destra peggiore, in qualcuna delle sue incarnazioni postmoderne, andrà al potere. Allora e solo allora potremo dare sostanza a tutte le nostre chiacchiere. Con la resistenza quotidiana, con la disobbedienza civile, con le esperienze – individuali più che collettive – di ricucitura di un tessuto sociale ridotto a brandelli. Ognuno di noi pensi ad attrezzarsi alla bisogna, oggi questa è l’unica cosa che conti. Non le svolte di questo o quel leader, non gli escrementi prodotti dalla comunicazione politica.
La foto di copertina è di Rafael Robles.
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