Partiti e politici
I like vote-swapping: il voto strategico 2.0
Le elezioni britanniche del 7 maggio, come raccontato nel post precedente, sono caratterizzate da un inedito grado di incertezza e di imprevedibilità. Autorevoli commentatori tentano da mesi di delineare potenziali scenari, la cui probabilità dipende dal destino di seggi considerati “in bilico”. Chi entrerà da Primo Ministro al numero 10 di Downing Street? Le possibili combinazioni coprono un ampio spettro politico. La continuazione della coalizione tra Conservatori e Liberaldemocratici (tenendo conto che il leader lib-dem Nick Clegg rischia di essere battuto nel suo stesso collegio) garantirebbe stabilità governativa, ma rischia di proseguire stancamente qualora permangano le tensioni inevitabili in una convivenza forzata tra un partito euro-entusiasta di centro-sinistra e i Conservatori dell’austerity e dell’euroscetticismo moderato. Il Guardian e tutta l’area progressista si augurano invece una netta vittoria dei laburisti di Ed Miliband, il cui carisma si è gradualmente rafforzato durante la campagna elettorale. Scenario messo a rischio dall’impetuosa crescita dei nazionalisti scozzesi (lo Scottish National Party della pugnace Nicola Sturgeon), sconfitti in occasione del referendum per l’indipendenza ma protagonisti di un boom di consensi e di adesioni senza precedenti. Lo SNP si colloca ideologicamente alla sinistra del Labour, ma ogni seggio scozzese conquistato si traduce inevitabilmente in un indebolimento dei laburisti, da sempre egemoni oltre il Vallo di Adriano. L’offerta di collaborazione lanciata dalla Sturgeon a Miliband è stata, per ora, sdegnosamente rifiutata. Se la Scozia, roccaforte laburista, cade in mano ai nazionalisti e l’Inghilterra si mantiene saldamente nell’orbita conservatrice, chi avrà i numeri per costruire una maggioranza a Westminster? I lib-dem di Clegg soffrono inoltre quella che potremmo sommariamente definire la sindrome tedesca: così come i liberali tedeschi si erano talmente identificati con il governo della cristiano-democratica Angela Merkel da esserne assorbiti elettoralmente (con il risultato di essere estromessi dal Bundestag alle ultime elezioni politiche), così il partito di Clegg si è dimostrato talmente goffo nell’incidere sull’azione di governo da vedere i propri consensi dimezzati (23% dei voti e 57 seggi conquistati nel 2010). Tendenza interessante: nei collegi in bilico nei quali gli elettori laburisti, consci dell’impossibilità di far vincere il candidato di sinistra, optavano tatticamente per il candidato liberaldemocratico, Clegg rischia di scontare la controversa scelta di fare da puntello ai Tories. Il mancato soccorso rosso, rappresaglia per il “tradimento” lib-dem, avrebbe come conseguenza paradossale l’automatica consegna del seggio ai conservatori, andando a rafforzare la base parlamentare Tory. Diventa dunque cruciale il voto strategico e fondamentale l’esigenza di non “sprecare” voti, soprattutto a sinistra. Nell’implacabile sistema britannico (first-past-the-post) ogni crocetta sul nome di un candidato perdente è sostanzialmente un voto inutile e, nello specifico, un voto attribuito al candidato locale del piccolo Partito Verde (accreditato per ora ad un unico seggio nelle proiezioni) rischia di compromettere le possibilità di vittoria di un candidato laburista nello stesso collegio. Come coniugare la propria adesione al programma green (per forza di cose minoritario) con la scarsa propensione di un elettore di sinistra a consegnare il proprio collegio ad un conservatore? Benvenuti nell’era del voto strategico 2.0.
La piattaforma online VoteSwap nasce proprio da questa esigenza: mettere in contatto elettori green ed elettori laburisti per permettere loro di “scambiare” legalmente il proprio voto. Nata dall’idea di un gruppo di volontari, senza alcun endorsement ufficiale dei due partiti indirettamente coinvolti, VoteSwap fornisce una mappatura dei collegi in bilico e suggerisce agli utenti con chi scambiare il proprio voto a favore dell’uno o dell’altro, in base al collegio nel quale voteranno. Sei un convinto elettore laburista in un collegio blu (conservatore) che voterà Labour senza alcuna prospettiva di veder vincere il proprio candidato? Potresti scambiare il tuo voto con un suppoter dei Greens residente in un collegio in bilico, nel quale ogni voto in più può fare la differenza. Il sito dichiara di aver permesso, ad oggi, quasi 13.000 vote swaps e di aver predisposto una nutritissima lista d’attesa. Allo stesso tempo i responsabili ci tengono a precisare che lo scambio non è in alcun modo garantito: niente impedirà agli elettori coinvolti di disattendere la propria promessa online.
Nell’era di Internet i meccanismi di desistenza e di voto “turandosi il naso” raggiungono dunque un livello maggiore di raffinatezza e pubblicità. È possibile addirittura condividere sui social media il proprio swap, rivelando agli altri utenti la propria preferenza di voto e l’avvenuto scambio. Quanto sarà in grado di influire sul risultato finale? Quanti seggi laburisti verranno tutelati dalla desistenza green agevolata da VoteSwap? E questo sarà sufficiente per permettere ai Verdi di strappare qualche seggio in più? Nonostante la facilitazione del web, i risultati elettorali rimangono comunque indissolubilmente legati allo strumento più “analogico” e tradizionale che ci sia: la matita.
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