Partiti e politici
I fascisti non sono una “fissazione” della sinistra. Esistono e sono un pericolo
«Sicuramente, è violenza e squadrismo. Poi la matrice di questa manifestazione di ieri non la conosco. Sarà fascista, non sarà fascista… non è quello il punto». Per l’ennesima volta, la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, non è riuscita a condannare i gruppi estremisti e violenti che hanno messo a ferro e fuoco Roma durante la manifestazione dei “no Green Pass” chiamandoli con il loro nome: fascisti.
Eppure alcuni dei nomi dei dodici arrestati per gli scontri dovrebbero suggerirle una matrice assai poco equivocabile: Tra loro c’è Roberto Fiore, leader nazionale di Forza Nuova, ex Nar con una fedina penale che fa curriculum; c’è Giuliano Castellino, capo della sezione romana, che non avrebbe neanche potuto manifestare perché soggetto a misura di sorveglianza speciale e Daspo: ha sulle spalle una condanna a cinque anni e sei mesi per aver aggredito due giornalisti de L’Espresso; c’è Luigi Aronica, meglio noto come “er pantera”, altro ex Nar appartenente all’organizzazione neofascista, che ha già scontato 18 anni di carcere per reati compiuti negli anni ’70. I tre erano presenti all’assalto alla sede nazionale della CGIL, quasi a rievocare i fatti drammatici di un secolo fa, agli albori del ventennio più buio della storia del nostro Paese.
Gli aderenti a Forza Nuova si chiamano fascisti, sono orgogliosi di esserlo e non hanno minimamente intenzione di nascondersi o di fermarsi, basta leggere alcuni passaggi del comunicato che hanno diramato all’indomani degli arresti: una nota firmata da Giuseppe Provenzale, Luca Castellini, Davide Pirillo e Stefano Saija, esponenti di punta dell’organizzazione: “Dell’antifascismo – scrivono – e con esso delle vecchie categorie ideologiche del secolo scorso, buone solo a favorire gli interessi del divide et impera, al popolo attaccato con violenza e ferocia inaudite dal regime (e non solo in piazza, come tutti hanno potuto vedere, ma nei diritti fondamentali e naturali) non interessa nulla. Il popolo deve solo difendere con le unghie e con i denti la propria libertà e non è certo arrestando alcuni nostri dirigenti che il sistema impaurito e nervoso potrà fermarlo; nemmeno lo scioglimento di Fn potrebbe invertire la rotta di quanto sta avvenendo e avverrà nelle prossime settimane”. E ancora: “Mesi di piazze pacifiche non hanno fermato l’attuazione accelerata del Great Reset, ora la musica è cambiata e il direttore d’orchestra e compositore è solo il popolo in lotta, costretto a difendersi dalla ferocia unanime di chi dovrebbe rappresentarlo. L’attacco alla Cgil rientra perfettamente in questo quadro analitico che ha deciso di alzare il livello dello scontro. Da domani, dal 15 ottobre, e fino a che il green pass non verrà ritirato definitivamente, la rivoluzione popolare non fermerà il suo cammino, con o senza di noi”. Parole eversive, pesanti, minacciose, che lasciano ben intendere che le loro azioni non finiscono qui. Parole che unite alle immagini delle violenze hanno aperto gli occhi ai molti, ai troppi, che da troppo tempo minimizzavano. A quelli che si ostinano a considerare il fascismo qualcosa di ormai morto, una sorta di “fissazione” di qualche “radical chic col Rolex”. In realtà il fascismo è un tizzone infuocato che ancora brucia nel sottobosco del Paese e in breve tempo potrebbe provocare un gigantesco incendio.
Perché se è vero che i fascisti dichiarati sono pochi e che sono virtualmente rinchiusi in alcune “riserve indiane” come Forza Nuova, Casa Pound, Avanguardia Nazionale, Lealtà Azione e altri gruppi minori, sono in molti, nelle loro fila, a ottenere candidature nella Lega e in Fratelli d’Italia. Il loro obiettivo è destabilizzare le istituzioni per raccogliere proseliti nella parte più sofferente della popolazione e per farlo sfruttano le tensioni sociali, mettendosi a capo delle proteste e condizionandole. Non è un caso che tra gli arrestati ci sia anche il ristoratore Biagio Passaro, leader del movimento “IoApro”.
E la destra istituzionale? Ufficialmente tutti condannano le violenze, ma ovviamente le parole sono pesate col bilancino e la presenza fascista è ridotta a folklore strumentalizzato dalla solita sinistra. Leggendo le dichiarazioni di Giorgia Meloni e Matteo Salvini contro il ministro Luciana Lamorgese, qualche maligno potrebbe pensare a una strategia da incendio del Reichstag in versione maccheronica. Sia chiaro: il Viminale ha probabilmente sottovalutato la portata della minaccia, elementi come Giuliano Castellino non dovevano essere in quella piazza; ma sfruttare l’accaduto per attaccare il Governo quando si candidano personaggi col duce tatuato sul braccio o che ringraziano i “camerati” dopo un’elezione non rende molto credibili. Con buona pace della leader di Fratelli d’Italia insomma, la matrice delle violenze di chi ha cavalcato la manifestazione dei “no Green Pass” è fascista e per rendersene conto non le sarà necessario visionare cento ore di filmati.
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