Partiti e politici

Dinosauri, zanzare e camaleonte (ovvero i 5 stelle in fuga per la vittoria)

25 Febbraio 2017

“Creare una miriade di piccoli partiti di sinistra, come zanzare, per infastidire e disorientare l’avversario!”. Questo il suggerimento che dava Bertinotti (genialmente re-interpretato da Corrado Guzzanti) quasi dieci anni fa; era a suo parere la strada più efficace per aver ragione di Pd e Forza Italia, che allora erano i due dinosauri da sconfiggere. Ai quali, oggi, si è aggiunto una nuova potente forza politica, più camaleonte che dinosauro, il Movimento 5 stelle.

Il suggerimento, nel corso di questo decennio, è stato senza alcun dubbio fatto proprio non soltanto dai neo-comunisti, ma anche all’interno del centro-sinistra, che pare non smettere praticamente mai di creare nuovi simboli, nuovi gruppi, nuove fazioni con l’obiettivo presunto di dar voce ai quei cittadini, a quegli elettori che non si riconoscono nella mainstream del Partito Democratico, e men che meno in quello che fa capo a Renzi.

La speranza, per ognuno di loro, sarà forse quella di rappresentare davvero le grandi masse di cittadini delusi dai dinosauri o dai camaleonti. Sel, Sinistra Italiana, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, verdi, Campo Progressista, e tanti altri ancora, cui oggi si aggiunge anche Democratici e Progressisti, il partito degli scissionisti di (per ora) Speranza e Rossi. Una speranza – scusate il bisticcio – finora non suffragata, per nessuna di quelle sigle, dall’orientamento e dalle intenzioni di voto degli italiani.

A quasi una settimana dall’uscita dal Pd di un significativo gruppo di ex-dem, quali sono al momento le conseguenze sul quadro politico-elettorale della novella scissione? Le più recenti indagini demoscopiche ci raccontano unanimi che, nella sostanza, chi si è significativamente giovato di questo trambusto nell’area della sinistra, è stato ovviamente il Movimento 5 stelle. Come si poteva supporre, e nonostante le certo non brillanti performance romane, il movimento creato da Grillo appare in fuga solitaria verso la vittoria.

Fino ad un paio di settimane fa, la prima posizione pareva essere una serrata contesa tra M5s e Pd, entrambi intorno al 30% dei consensi. Dopo le furibonde liti di questi ultimi giorni, i 5 stelle incrementano il loro vantaggio sul Pd di almeno 3-4 punti ma, quel che è peggio, le scommesse in favore della vittoria elettorale del Partito Democratico si sono drasticamente assottigliate, fino a diventare simili a quelle del centro-destra.

Secondo molti dei sondaggi, il futuro vincitore delle prossime elezioni sarà il M5s per quasi il 35% degli italiani, mentre soltanto meno del 20% prevede una vittoria del centro-destra o del centro-sinistra. Sapendo quanto siano state azzeccate, nel passato, le valutazioni degli elettori stessi, è questo un dato quasi funebre per le aspettative di quegli antichi dinosauri, per dirla alla Bertinotti/Guzzanti.

E i nuovi raggruppamenti nati alla sinistra del Pd come si comporterebbero? Al solito, valgono qualcosa intorno al 3-4% dell’elettorato, togliendo una parte di voti dallo stesso Pd e un’altra parte da ex-votanti di Sel/Sinistra Italiana o da qualcuna delle altre numerose sigle che popolano quell’area. Certo, se tutte quelle sigle si riunissero in un’unica lista, la loro forza sarebbe significativa, vicina all’8%, in grado quindi di fare una qualche differenza nel panorama politico.

Ma siamo sicuri che le “zanzare”, sempre secondo il Bertinotti di Guzzanti, sarebbero disposte a sacrificare la propria autonomia in favore di una proposta politica unitaria? Di adottare dunque una strategia utile per la vittoria di quell’area? Tafazzi docet.

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