Partiti e politici

Da Lotta Continua al Cda Rai: chi è Guelfo Guelfi, il pisano del Giglio Magico

4 Agosto 2015

“Non ricordo – diceva Matteo Renzi poche ore prima delle nomine Rai, a proposito delle partecipate di Stato – un’altra classe dirigente così, alla faccia della cerchia stretta. Sono i nomi migliori, si può dire tutto ma non che sono di stretta appartenenza al club renziano. Non sono nomi inventati tra Scandicci e Pontassieve”. Renzi ha ragione: Guelfo Guelfi, classe 1945, neoeletto nel cda della Rai, indicato dal Pd, è di Pisa e vive a Fiesole. Pubblicitario (recentemente ha curato anche la campagna di una concessionaria di auto di Firenze), ha seguito la comunicazione di Matteo Renzi nel 2009, quando l’attuale presidente del Consiglio si candidò alle amministrative di Firenze, ed Enrico Rossi alle elezioni regionali del 2010. È stato anche direttore creativo di Florence Multimedia, società in house della Provincia di Firenze, creata da Renzi. Dopo le elezioni del 2010, vinte da Rossi, Guelfi stava per diventare responsabile della comunicazione della Regione Toscana, c’era già l’ufficio pronto, ma Rossi lo fece chiamare per dirgli che avevano ridotto le spese dell’80 per cento per la comunicazione.

Lui non ci rimase benissimo e lo scrisse su Facebook: “Prima mi ha chiamato la dott.ssa Bora (dirigente della Regione, ndr) chiedendomi i documenti per una nomina che mi disse fatta. Poi si scoprì che era necessaria una procedura (bando), poi mi fu proposta una soluzione a mossa di cavallo, poi mi si è chiesto se il compenso da dirigente fosse sufficiente e se la stanza indicata era di mio gradimento. Solo 75 giorni sull’uscio. Poi una telefonata di un imbarazzato Cerbero”.

Guelfi viene da Lotta Continua ed è molto amico di Adriano Sofri: in occasione del processo di primo grado per l’assassinio del commissario Calabresi testimoniò  contro la versione (decisiva) del pentito Marino e a favore di Adriano Sofri. Ma è anche, Guelfi, molto amico del padre di Renzi, Tiziano, che difende a spada tratta ogni volta che spunta qualche magagna, ed è presidente del Teatro Puccini di Firenze fondato da Sergio Staino. Quando Pier Luigi Bersani lanciò i manifesti con la scritta “oltre” e una foto del segretario in maniche di camicia, Guelfi se la ridacchiò: “La nuova campagna del Pd è prodotta dall’agenzia Abc. Ci vuole pazienza. Prima o poi dovrebbero arrivare alle G. Basta aspettare il turno. Dopo la morte del Pci le formazioni che si sono susseguite non hanno mai avuto una prestazione comunicativa degna di questo nome. Proprio in questi giorni ho recuperato una pubblicità del 1988 del Pci che vinse un premio, fatta dalla coppia Reggio/Del Bravo. Erano gli ultimi grandi autori della comunicazione pubblicitaria della sinistra in voga”. Il Pci, aggiunse Guelfi, “credeva nella divisione del lavoro (erano marxisti prima che leninisti). Questi di ora credono che la globalizzazione voglia dire che tutti possono fare tutto.

Per questo ora siamo al disastro del 2011: il problema non è il prodotto, a cui mancano le idee. In realtà un buon pubblicitario riesce a dare delle idee a prodotti che non ne hanno. Come spiegare altrimenti il successo della pubblicità Perlana di Annamaria Testa? L’idea stava nel far diventare la funzione del prodotto il suo marchio. E un partito d’opposizione dovrebbe avere come sua funzione conquistare il governo, non andare oltre la siepe. Anche perché oltre la siepe si rischia sempre di pestare una merda”.
Renziano, Guelfi, anche se con Renzi ci sono stati degli scazzi, ormai sistemati, come si vede da questa nomina. E’ stato un po’ fuori dal “giglio magico”, ma non è il primo caso di un allontanamento cui fa seguito un riavvicinamento, in casa Renzi. Luigi Zingales faceva parte del gruppo di lavoro delle primarie del 2012, quelle contro Bersani, se ne andò e venne recuperato nel cda dell’Eni (si è poi dimesso ai primi di luglio); idem Giuliano da Empoli, ex assessore alla cultura di Renzi a Firenze, che scrisse il programma della Leopolda del 2011 utilizzato poi per le primarie 2012. Se n’era andato anche lui, a Parigi, dove tuttora vive, poi si è riavvicinato a Renzi.

E ora Guelfi. “Prima di fare il bene del Paese – ha raccontato una volta – pensavo di provvedere alla mia prossima vecchiaia. Fu per questo che mi laureai. Poi forse c’era anche quell’altra questione ‘dell’operaio che vuole il figlio Dottore’ ma più sullo sfondo, in fondo allo sfondo. Mi sono laureato il 13 ottobre del 2005, il giorno del mio sessantesimo compleanno. Mi ero iscritto nel 1965, quarant’anni prima. L’ho fatto perché il titolo è d’obbligo per svolgere un ruolo dirigenziale nella pubblica amministrazione. Quindi se mi danno del dottore non devo smentire come fanno Gad Lerner e Massimo D’Alema”. Ci mancherebbe, dotto’.

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