Partiti e politici
Grillo vs Grillo – Storia parziale del Movimento 5 stelle in 11 quadri
Proseguiamo e terminiamo la pubblicazione di brevi estratti dal libro “Snaturati – Dalla social-ecologia al populismo. Autobiografia non autorizzata del MoVimento 5 Stelle”, 2019
2016 – Oltre (10)
«Via!» sibila Beppe da sotto il cappuccio di felpa, e scatta di corsa sulla spiaggia. Corriamo, ansimiamo. Eravamo venuti in tuta da sport per sgranchirci le gambe, no? Sulla spiaggia di Bibbona siamo soli a vista d’occhio. Quasi soli. Ci inseguono due giovani. Lei robusta, con un microfono in mano, col braccio teso verso di noi come in una corsa a staffetta. Lui filma, con la telecamera in spalla. «Grillo» grida lei educatamente, tra un forte respiro e l’altro. «Grillo, cosa pensa del…». Noi però siamo già avanti. «Grillo, Grillo!». La voce sfioca, ansimando.
Guadagnata distanza, riprendiamo a camminare in silenzio. Meditiamo sul mare d’inverno. E sulla tenacia di quei due. Li avevamo già notati, in paziente agguato, alle uscite e alle entrate di alberghi e teatri. «Grillo, Grillo» gridava sempre lei. Ma piano. «Cosa pensa del…». La domanda tutta intera non la sentivamo mai.
Avevamo imparato a riconoscerli, quei due. E a guizzare via. Un giorno, uscendo dall’albergo, Beppe si infilò in testa una maschera di gomma con il muso di lupo. «Grillo, Grillo! Cosa pensa del…». «Il lupo è un animale protetto» bofonchiò Beppe, aprendoci un varco tra una muta di gior- nalisti. Dentro la gomma, un ghigno. Prendendolo sotto il braccio quando è assediato, non mi ero mai sentito “guardia del corpo”. Ma, ora, guardia del lupo sì.
Beppe non sopporta i giornalisti. Ma gli piace giocare con loro. Allunghiamo il passo. Anche loro. «Via!» sibila di nuovo, scattando sulla spiaggia. Anche loro scattano. I tre mi sorprendono per la velocità della corsa. Beppe coi suoi cento chili. I due con la telecamera, il microfono, e i cappotti d’inverno. «Beppe!» prova a gridare lei. Ma siamo già oltre. «Noi siamo oltre» è ora la frase preferita di Beppe. Non più “Vaffanculo”. Ci ho messo vent’anni a farlo passare da una frase all’altra.
Teniamo un ritmo di jogging sostenuto. Avete già corso sulla sabbia? Ogni passo costa il doppio, eppure ci raggiungono. «Beppe, Beppe! Cosa pensa del…». Ma le manca il fiato. Acceleriamo. Poi, a distanza costante da loro, alterniamo la corsa e la marcia. Due discipline olimpiche. Ci stiamo avvicinando a casa. Rallentiamo. Beppe comin- cia a essere “un po’ stanchino”. Li lasciamo avvicinare. «Beppe! Cosa pensa del…?». Ridiamo. Ride anche lei. Corriamo, ansimiamo, ridiamo.
Un pescatore con tre canne piantate nella sabbia ci guarda dalla sdraio. La telecamera sulla spalla non smette di filmare. Tiro fuori l’iPhone, per rispondere al fuoco. Li filmo e li intervisto, correndo. Uno vale uno. Il digitale tascabile è un’arma di liberazione, diceva Gianroberto. Non riusciamo a smettere di ridere. Tutti e quattro.
Arrivati a casa, entriamo dal cancelletto di legno che separa la spiag- gia dal grande giardino. Lo chiudiamo in fretta. Loro fuori, noi dentro. Ci parliamo attraverso il cancelletto. Noi meritiamo la libertà di rinchiuderci, loro l’onore delle armi. «Siamo della Gabbia» ci dice lei riprendendo fiato. «Oh no! È il talk show peggiore» dice Beppe. Attraversa il giardino e scompare nella veranda. «Dai, non puoi chie- derglielo tu?» mi dice lei. Ormai siamo amici. Ma noi siamo oltre.
2016 – Grillo contro Grillo – Salvarsi è perdersi (11)
Rientrato dalla corsa sulla spiaggia di Bibbona con Beppe, mi rimisi al lavoro con lui, Makkox e Matteo Pittarello. Beppe ci aveva invitati alcuni giorni nella sua villa alla Corallina per sviluppare gli ultimi contenuti dell’imminente spettacolo Grillo vs Grillo del 2016.
L’idea che divenne titolo e perno dello spettacolo la avevo scritta e mandata a Beppe il 5 aprile 2014 nel testo “Due Beppi Grilli”. Un Grillo vero parla con un Grillo in ologramma:
Piacere sono Beppe Grillo.
Piacere, guardi che Beppe Grillo sono io.
No, tu sei Beppe Grillo del 1994, io sono Beppe Grillo del 2014. Tu sfasciavi i computer a mazzate, io li uso tutto il giorno.
Io sono Beppe Grillo, padre di due figli.
No, Beppe Grillo sono io, padre di sei figli.
Il mio testo del 2014 continuava:
Il digitale cambia perfino il rapporto con te stesso. Non ci si bagna due volte nello stesso fiume. Il te stesso di oggi, non è il te stesso di uno o di vent’anni fa.
Prima del digitale tenevi poche vestigia del tuo passato: qualche lettera, cartolina, fotografia. Con il digitale potrai salvare nella memoria del computer in ogni minuto della tua vita un nuovo backup del tuo ologramma in tre dimensioni e resuscitarlo più tardi. Con il digitale si affaccerà la possibilità, forse la necessità, di dire il tuo nome al plurale!
Solo nel 2016 Beppe usò quella mia scena del 2014. La sua amnesia e la sua memoria lasciano decantare la materia e separano le pepite. Beppe è istintivo. «Io prima parlo, poi penso» mi disse in macchina. La mia scena dei due “Beppi Grilli” gli era piaciuta, anche se non sono certo che avesse capito quello che volevo dire. Ma questo non importa. A me interessa che Beppe sappia cosa lui vuol dire con una mia scena.
Con quel Beppe in ologramma volevo indicare che il digitale creerà anche effetti inaspettati con la sua enorme capacità di salvare i nostri ritratti viventi, come se riempissimo un museo delle cere con infinite statue animate di noi stessi. Una per ogni minuto della nostra vita.
Se presto ci sarà la possibilità di cliccare “salva” per memorizzare una copia di noi stessi in un computer, forse salvarsi vorrà dire perdersi. Perdersi in un oceano di copie di se stessi. Essere troppi “Grilli” forse vorrà dire essere nessun Grillo.
Beppe lo capì e con quello spettacolo Grillo vs Grillo si congedò dalla politica dicendo al pubblico dal palcoscenico: «Voi ci avete creduto. Ma io scherzavo». Un Beppe era sufficiente.
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