Partiti e politici
Grillo, il revisionismo su Mussolini e la negazione della sconfitta
Due cartellini rossi e altri due deputati abbandonano il MoVimento 5 Stelle. Beppe Grillo, in versione arbitro severissimo, ha iniziato a espellere i primi parlamentari sgraditi, attribuendogli violazioni del regolamento sulla rendicontazione.
Era già chiaro che il leader del M5S non avesse la benché minima intenzione di fare ammenda dopo le Regionali. Il primo post sul blog ha cercato di spiegare che il M5S si era salvato dall’astensionismo, omettendo – da politico consumato – che con un’autostrada di disillusione tra gli elettori avrebbe dovuto volare in Emilia Romagna. I pentastellati duri e puri hanno assentito, rilanciando la tesi “Usciamo dal Parlamento” con lo scopo di riacquisire il consenso.
Poi Grillo ha addirittura proposto un approccio di revisionismo storico secondo cui Giacomo Matteotti non fu ucciso da Benito Mussolini. Le argomentazioni dello storico Arrigo Petacco sono state rilanciate nel “passaparola” sul blog, destando sgomento tra molti simpatizzanti, seppur nel sostanziale silenzio mediatico: in altri tempi si sarebbe scatenata una canea, mentre questa volta la notizia è passata un po’ sottotraccia. L’operazione-distrazione dalle elezioni è naufragata.
Dunque, l’escalation di ira è sfociata nel totale negazionismo della sconfitta: a pagare il conto sono stati Paola Pinna e Massimo Artini, in odor di ribellismo. Il capo d’accusa è stato il peggiore possibile per un deputato a 5 Stelle: “Quei due si tengono lo stipendio”. In realtà l’azione è stata un modo per riaffermare la leadership dopo le tensioni con i ribelli alla Walter Rizzetto. A nulla è servita la pubblicazione dei bonifici fatti dalla deputata Paola Pinna: ormai il processo era stato proclamato.
Il provvedimento non dovrebbe fare nemmeno più notizia: la pratica si ripete periodicamente, celebrando il rito della votazione online. Gli iscritti si sono pronunciati e per i due deputati c’è stato il pollice verso: devono andare a casa. O meglio: devono lasciare il gruppo.
Il MoVimento non perdona. E la “V” di Vendetta è quantomai azzeccata. Peccato, però, che la stiano iniziando a usare, sotto forma di astensione, anche gli elettori di Grillo.
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