Partiti e politici
Governo-Draghi, spunta Enrico Letta per gli Esteri
La squadra è ancora tutta da fare, e i toto-ministri si inseguono da giorni. E per altri giorni si inseguiranno, a quanto pare, visto che i tempi del Movimento 5 Stelle e della piattaforma Rousseau non coincidono con quelli che lo stesso presidente incaricato avevca immaginato.
Tuttavia, proprio ai tavoli degli sherpa più da vicino seguono le consultazioni e tra quanti giurano di conoscere le intenzioni di Draghi e quelle di partiti, si va rafforzando una candidatura per la (eventuale) successione a Luigi Di Maio come titolare del ministero degli Affari Esteri. Alla Farnesina, infatti, potrebbe finire Enrico Letta. L’ex primo ministro sarebbe una carta pesante che il Pd sarebbe pronto a calare, per una serie di buone ragioni. La conoscenza approfondita e la stima reciproca con Draghi, anzitutto. La conoscenza avrebbe anche un fondamento familiare antico, come riportato da Pisanews: la sorella della madre di Draghi, Bianca Mancini, “fu maestra molto nota e stimata, ebbe fra i suoi allievi anche Enrico Letta, già Presidente del Consiglio e attualmente direttore Scuola di affari internazionali dell’Istituto di studi politici di Parigi”. Ma le ragioni di un’affinità sono sicuramente più recenti, e Draghi potrebbe contare su un alleato leale e su un politico molto esperto a capo della diplomazia italiana, in un momento in cui le relazioni internazionali contano perfino più del solito, e ricollocare solidamente l’Italia in quadro europeo e filoatlantico è di certo una priorità per il presidente deo Consiglio.
La scelta sembrerebbe mettere d’accordo tutti, in casa Pd. Nel partito di Letta, infatti, il nome dell’ex presidente del consiglio sarebbe garanzia di solidità, ma anche di poter spendere uno dei pochi personaggi in grado di prlare con autorevolezza e “da pari” allo stesso Draghi. Quel nome presenta però un inconveniente, anzi due: si chiamano Luigi Di Maio e Matteo Renzi. Il primo – non è un mistero – agli uffici della Farnesina si è affezionato, e vorrebbe molto rimanerci. Il secondo dovrebbe bere l’amaro calice di trovare proprio quel Letta, quello che invitò a stare sereno, serenamente assiso in un ministero prestigioso e ambito, e più volte accostato allo stesso Renzi. Sono questi gli inconvenienti di una candidatura così forte, dunque. A meno che – malizia qualcuno – più che inconveniente siano in realtà delle opportunità, per regolare qualche conto più o meno annoso, all’ombra di Draghi.
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