Partiti e politici
Gli uomini di Cuffaro e Lombardo si riciclano nel Pd di Renzi
«Ci sono gli estremi per ripetere in Sicilia il 61 a zero berlusconiano per cambiare finalmente l’isola». È stato Renato Schifani a pronunciare queste parole? No, l’ex presidente del Senato è occupato in altre faccende, ormai ragiona da capogruppo di Ncd a Palazzo Madama, discetta sul Jobs Act e sulle riforme costituzionali. Allora sarà stato Angelino Alfano, colui che si innamorò di Berlusconi guardando la televisione, e che lo stesso Cavaliere, nel luglio del 2011, incoronò segretario nazionale del fu Pdl? Macché. Angelino siede al ministero dell’Interno, non ha il “quid”, parola di B., per realizzare la ricostruzione del centrodestra e di Forza Italia. Dunque, chi sarà mai? Tenetevi forte. Questa volta l’autore è Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione, e guardia del corpo dell’inquilino di Palazzo Chigi, nonché segretario del Nazareno. Renzi, quindi, gli lascia carta bianca sulla gestione del Pd siciliano. E lui cosa fa? Apre le porte a chiunque perché, giura, «il centrosinistra in Sicilia deve avere l’ambizione di essere una forza aperta e il coraggio di mettere da parte alcuni totem che hanno fatto del Pd un partito chiuso». Ed ecco sfilare alla Leopolda di Sicilia – che si tiene oggi a Palermo, alle Fabbriche Sandron – personaggi della politica isolana che hanno segnato la storia del cuffarismo e del lombardismo. E che adesso chiedono a gran voce di entrare nel Pd. Saranno tutti in prima fila, agghindati e profumati, e forti di quel consenso che li ha resi celebri nel corso dell’ultimo ventennio. E sarà tutta un selfie con Faraone perché di certo un autoscatto non si cancella con un tweet. Ma la giornata avrà un retrogusto amaro. Assenti due protagonisti del 61 a zero del 13 maggio del 2001. Raffaele Lombardo e Totò Cuffaro non potranno partecipare alla kermesse. Il primo ingiustificato. Il secondo forse invierà una giustificazione da Rebibbia.
@GiuseppeFalci
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