Partiti e politici
Gli sloggiati come gli ebrei: l’art. 560 c.p.c. come una legge razziale
Quando Mussolini varò le leggi razziali, gli italiani non lo seguirono.
Il fascismo perse il suo fascino, il consenso del Duce declinò rapidamente, molti intellettuali ebrei riparano all’estero e diventarono antifascisti.
Erano leggi obbrobriose:
1-I matrimoni misti, sia che moglie o marito fossero ebrei, dovevano sciogliersi.
2-Bisognava abbandonare qualsiasi professione e ne era impedito l’accesso ai giovani ebrei.
3-Chi era ebreo ed aveva conseguito una cattedra universitaria doveva divenire ariano e giurare fedeltà ed obbedienza al regime fascista.
4-A tutti i commercianti ebrei furono ritirare le autorizzazioni.
5-La proprietà degli ebrei,nei limiti eccedenti quelli che ne stabilivano la piccola, doveva essere trasferita ad un apposito ente di gestione e liquidazione immobiliare.
6-Gli ebrei che non riuscivano a rispettare tutte queste barbare discriminazioni e persecuzioni espatriarono .
Era una minoranza di 60 mila per una popolazione di 50 milioni di abitanti, tanto erano gli italiani.
Ma gli ebrei erano abilissimi funzionari, professionisti e di spiccata cultura, perfettamente integrati con il popolo italiano che non era antisemita.
Renzo De Felice, nella sua monumentale “Storia del fascismo”, scrive:
“nonostante la massiccia ed osannante propaganda della stampa e del partito nazionale fascista i provvedimenti antisemiti non suscitarono,nella maggioranza degli italiani, alcuna simpatia. La propaganda per la superiorità della razza ariana fallì ed era la prova che per la prima volta grandi masse di italiani, che sino a quel momento erano state fasciste, incominciarono a guardare con occhi diversi il fascismo e lo stesso Mussolini”.
Grandi intellettuali, tra i quali Giovanni Gentile e Filippo Tommaso Marinetti non seguirono il Duce, che scontò anche la defezione di Cesare Balbo.
I protocolli che illustravano il “Manifesto della Razza”erano sabotati da moltissimi librai che non li tenevano in vetrina e addirittura dicevano di non averli.
Il razzismo contro gli ebrei, disse Mussolini ad Indro Montanelli, quando era un giovanissimo giornalista, è“roba da biondi”, dei tedeschi, non degli italiani che espressero solidarietà per gli ebrei ed offrirono loro protezione.
Li nascondevano quando dovevano essere scovati: anche nelle chiese.
Ma il Duce capitolò ad Hitler.
Non appena si scendeva dal livello ufficiale degli applausi orchestrati a quello dell’uomo della strada era facile avvertire – e lo avvertivano gli informatori della polizia – un sentimento di disagio, di ripugnanza alla persecuzione.
Le leggi razziali che furono varate con il Regio Decreto legge del 17 novembre 1938 n. 1728 sono come il “decreto banca”.
Gli esecutati devono essere sloggiati come materiale di risulta, devono essere perseguitati, buttati fuori dalle loro case, ove hanno costruito affetti e dolori.
Gli aguzzini custodi sono come i fascisti ed, in luogo dell’olio di ricino, possono servirsi della forza pubblica che deve obbedire e non guardare in faccia a nessuno.
Gli sloggiati sono come gli ebrei: vanno perseguitati.
Ma a queste leggi, che sono l’infamia del diritto,si deve disobbedire.
Va riformato l’art. 560 cpc: una biasimevole e ripugnante legge razziale.
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