Partiti e politici
Gli imprenditori politici del caos immigrazione
Bella e acuta la chiosa di Sofia Ventura, su QN di oggi: una politica che richiama sempre più situazioni di eccitazione, miste a caos, tipiche delle fasi di declino. Perché il tratto saliente di questo scorcio di nuovo millennio è proprio la progressiva incapacità della politica, non dico di risolvere, ma nemmeno di affrontare i problemi emergenti in maniera seria e consapevole. Gli indizi sono tanti e diffusi in ogni paese, non soltanto nel nostro. Stallo economico, incremento della disoccupazione, Europa disunita, crisi della Grecia, invadenza mafiosa, micro-delinquenza, terrorismo di matrice islamica e, ovviamente, profughi e immigrazione. E su nessuno di queste tematiche la politica, nazionale e internazionale, riesce a fare proposte che abbiano una qualche visione strategica almeno di medio periodo.
L’ultimo tema in particolare, la cosiddetta “invasione” di extra-comunitari, diventa sempre più pressante, non soltanto in termini meramente numerici, quanto soprattutto nella percezione della popolazione. L’opinione pubblica italiana, come testimonia proprio oggi Ilvo Diamanti nel suo Atlante, è impaurita: quasi la metà dei cittadini ritiene che gli immigrati rappresentino un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone, mentre un terzo ritiene siano un pericolo anche per la nostra cultura, identità e religione. Sembra di essere all’interno di una puntata di 24, il noto serial tv dove Jack Bauer riesce ad impedire feroci attacchi nucleari da parte dei soliti terroristi arabi. Qui di stragi terroristiche da parti di immigrati (per fortuna) non se ne vedono. Ma la paura pare la stessa. E così qualche poveraccio cui è destinata una palazzina sfitta o un casale periferico diventa l’oggetto di manifestazioni e rivolte, in difesa della nostra bella Italia.
Proprio così, l’Italia. Improvvisamente siamo diventati tutti italiani, dal Veneto separatista fino alla Sicilia un sol grido si leva dai cuori: salviamo il paese dall’invasione. Crescono dunque, di riflesso a questa incapacità di governare fenomeni decennali, due comportamenti che si alimentano vicendevolmente. Da una parte, la popolazione è sempre meno propensa all’accoglimento graduale e pacifico, mentre una frangia più battagliera fa barricate e guerriglia urbana; gli imprenditori politici di questo caos incontrollato, dall’altra parte, si fanno paladini del popolo, incrementando ancor di più le paure e i disagi (a volte reali) della popolazione stessa.
Ne esce un bel quadretto, dal punto di vista politico-sociale. Il governo perde consensi, per propria incapacità o per impossibilità di risolvere le cose nel breve periodo; alcune opposizioni incrementano facilmente i propri consensi predicando impensabili giri di vite, come se fossimo realmente in guerra; i cittadini si disamorano della politica e iniziano a percepire la propria esistenza in un crescente mondo del terrore. La Lega di Salvini volerà fra poco al 20%, perfino Casa Pound otterrà seggi nei parlamenti locali o nazionali, le destre unite sono già oggi la prima coalizione nelle intenzioni di voto, ma con ricette che non potranno mettere in pratica. Per fortuna, tra poco, tutti in vacanza (quanto meno chi se lo può permettere).
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