Partiti e politici

Gli elettori di Pd e 5 stelle non si amano

7 Settembre 2019

Alla fine dunque è nato, “il governo che vuole cambiare il governo del cambiamento”, come si potrebbe sintetizzare questo nuovo esecutivo, sviluppatosi fin dall’inizio intorno all’obiettivo nemmeno tanto nascosto di evitare la presa di potere da parte di Salvini. La formula adottata dal Partito Democratico per far accettare ai propri elettori un’alleanza con il vituperato Movimento 5 stelle è presto detta: cerchiamo l’unico accordo possibile per scongiurare la nefasta ipotesi di un governo sovranista a trazione leghista, che ci porterebbe fuori dall’Europa e a rischio democrazia, e per cambiare le politiche nefaste messo in atto nell’ultimo anno.

Un’operazione certo non facile da mettere in pratica, quella di riuscire a modificare in maniera così repentina l’opinione di una cospicua parte dell’elettorato dem, dopo che per anni il M5s era stato dipinto come una forza politica deleteria per la nostra democrazia, ancora più da quando aveva accettato di far parte di una compagine governativa assieme al “male assoluto”, la Lega di Salvini.

E lo stesso, dall’altra parte, si può dire per i leader del Movimento, che avevano come noto stigmatizzato il Pd usando parole intrise di veleno ad ogni piè sospinto. Non era dunque difficile da immaginare che le prime rilevazioni demoscopiche, effettuate nelle ore immediatamente precedenti l’ufficializzazione della nascita del Conte-bis, potessero mostrare un livello di gradimento non particolarmente elevato (per Ipsos: intorno al 40%, escludendo chi non si pronuncia in merito).

D’accordo che la contingenza vince sulla coerenza, che gli elettori sono emozionalmente volatili, ma un cambio così repentino di rotta ha comunque bisogno di qualche attimo di sedimentazione prima di venir assimilata e giudicata positivamente, in particolare dai due elettorati ora uniti nel nuovo esecutivo. Sì, perché l’amore reciproco non era mai stato un tratto distintivo dei rispettivi sentimenti.

A giugno 2018, quando nacque il governo M5s-Lega, i giudizi positivi degli elettori Pd sul Movimento pentastellato erano infatti dell’ordine del 5%, cresciuti leggermente durante l’attacco estivo di Salvini, ed ora arrivati poco sopra il 20%. Lo stesso percorso, ma ancor più in ribasso, coinvolgeva l’elettorato 5 stelle, la cui fiducia nel Pd era quasi nulla un anno fa, per incrementarsi non di molto in questi giorni, arrivando soltanto a ridosso della soglia del 20%.

Ben diversa era la situazione “amorosa” tra leghisti e pentastellati all’epoca della formulazione dell’accordo dello scorso esecutivo, nel 2018: quasi il 60% degli elettori del M5s formulava allora giudizi positivi sulla Lega, e ancor di più (il 70%) erano gli elettori della Lega che lo facevano sul Movimento. Livelli di fiducia reciproca che tuttora sono superiori, e di molto, a quelli tra i nuovi partner di governo.

Insomma: una convivenza parecchio difficoltosa al momento attuale tra Pd e M5s, sia nei vertici che nella base, che potrà certo (forse) migliorare, ma che ha bisogno di un certo periodo di tempo per venir assorbita positivamente dagli elettori dei due nuovi partner di governo. Se questo Conte-bis riuscirà a proporre politiche condivise, e condivisibili da entrambi i sostenitori delle forze politiche neo gemellate, c’è qualche speranza che tutto ciò avvenga. Altrimenti, il nuovo esecutivo avrà vita breve.

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