Partiti e politici
Gli elettori di Lega e M5s si piacciono
Il gioco estivo che ho proposto settimana scorsa, qui sugli Stati Generali, inizia a fare proseliti, e a diventare una ipotesi di lavoro piuttosto seria. Su Repubblica di ieri, 27 agosto, Ilvo Diamanti ha chiuso il suo articolo – sull’analisi del crescente gradimento di Salvini – proprio prendendo in considerazione l’eventualità che, alle possibili elezioni anticipate della prossima primavera, partecipi una nuova (vecchia) formazione politica: la L5s, la Lega a 5 stelle.
Siamo certo ancora alle fasi iniziali di un processo di non facile attuazione, tenuto conto che, come sempre in caso di fusioni, il consenso per quella nuova formazione politica difficilmente riuscirà ad eguagliare la somma dei voti per le due precedenti. E’ spesso accaduto così, nel passato, ma questa non è ovviamente una regola ferrea. Il Partito Democratico, ad esempio, ai tempi della sua nascita, riuscì nel 2008 ad ottenere un risultato elettorale migliore di 4-5 punti percentuali rispetto alla performance di Ds+Margherita delle precedenti consultazioni, al Senato.
C’è quindi spazio per l’ipotesi avanzata poc’anzi, anche perché in questo caso il confronto andrà fatto con il modesto, comparato ai livelli di consenso attuali, 17% della Lega nelle ultime elezioni del 4 marzo. E anche se la nuova formazione della Lega a 5 stelle (L5s) risultasse inferiore alla somma dei voti (virtuali) che indicano le ultimi indagini demoscopiche, intorno al 60%, non c’è dubbio che sia possibile per loro superare largamente il 50% delle scelte degli italiani. Diventando in tal modo il partito più votato da sempre in oltre settant’anni di storia repubblicana, con una elevatissima rappresentanza parlamentare.
Il Movimento 5 stelle perderebbe sicuramente per strada, in questa fusione, gran parte del suo elettorato più di sinistra, circa un terzo del suo attuale bacino di consenso, ma la nuova formazione trarrebbe linfa vitale dagli altri partiti di centro-destra oggi poco visibili e di scarso appeal elettorale, in particolare Forza Italia, oltre a una possibile significativa area di ex-astensionisti.
Siamo però sicuri che le defezioni non sarebbero superiori, trovando spazio anche tra gli attuali elettori delle due forze politiche candidate a fondersi? Per capirlo, si tratta di comprendere cosa pensino i rispettivi elettorati dell’altro partito, un’analisi che compare nel nuovo nostro libro (mio e di Roberto Biorcio) in uscita in questi giorni, dedicato al Movimento 5 stelle, con un ulteriore aggiornamento tratto dalle più recenti rilevazioni demoscopiche di Ipsos, nei primi mesi di governo.
Ebbene, pare proprio che la buona considerazione reciproca sia costantemente in ascesa, dal momento della stipula dell’accordo ad oggi. Gli elettori 5 stelle giudicano positivamente la Lega in due casi su tre, la prenderebbero in considerazione nella scelta di voto in quasi il 50% dei casi; ritengono infine Salvini degno di fiducia il 70% dei pentastellati che, ovviamente, giudicano benissimo sia il governo che il presidente del consiglio Conte (90% di giudizi positivi).
Dello stesso livello, se non addirittura maggiore, l’apprezzamento dei leghisti nei confronti del M5s: 88% di valutazione positive sul movimento creato da Grillo, quasi il 50% di possibilità di voto, 72% di fiducia in Di Maio, 90% nel governo e nel suo premier. Dati particolarmente significativi, ai quali si aggiunge quello forse più rilevante di tutti: sia tra gli elettori leghisti che tra quelli pentastellati, l’80% circa è convinto che, con l’attuale governo di accordo tra le due forze politiche, il paese stia finalmente percorrendo la giusta direzione per un proficuo futuro sia sociale che economico-occupazionale. Perché dunque non proseguire su questo percorso, unendo i partiti per un esecutivo ancora più forte, che diventerebbe a quel punto quasi invincibile?
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