Clima

Cultura, ambiente, povertà: la lezione di Giorgio Parisi alla Festa di AVS

13 Settembre 2024

La festa di AVS

Europa Verde e Sinistra Italiana stanno costruendo un’alleanza sempre più stretta. Così, hanno organizzato Terra!, la prima festa nazionale dell’Alleanza Verdi Sinistra, cinque giorni di dibattiti e spettacoli nel parco Nomentano a Roma, a Montesacro, accanto al fiume Aniene. Mercoledì 11 settembre, la festa ha aperto con la lectio magistralis del premio Nobel per fisica Giorgio Parisi. Questo è il resoconto.

Non capita spesso di ascoltare un premio Nobel, perciò mi allarmo quando non riesco a trovare parcheggio e arrivo con ampio ritardo. Fortunatamente, anche con i partiti a sinistra del PD bisogna avere una certa pazienza e realizzo subito che non è ancora finito il dibattito precedente.

Mi sento chiamare, mi volto e trovo per caso una mia cara collega, che dice di essere lì per ascoltare “il fisico”. Mentre aspettiamo, vediamo Parisi circondato dalla folla, insieme ai due padroni di casa, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Il premio Nobel si cala in maniera spontanea in quell’ambiente familiare, facendosi fotografare con i due leader, con alcuni spettatori e con Máxima Acuña, attivista peruviana che partecipa al dibattito serale.

 

Il problema

Giorgio Parisi non può certo fare una lezione sulla fisica quantistica, perché non capiremmo niente, ma neanche raccontare una novellina rassicurante sul cambiamento climatico. La sua posizione impone un discorso alto che ponga problemi e offra possibili soluzioni.

Ricorda quindi che potrebbe essere in corso la quinta estinzione di massa, dopo che la quarta comportò l’estinzione dei dinosauri, 70 milioni di anni fa. Come specie umana, potremmo anche sopravvivere, ma a caro prezzo, perché un pianeta deserto perderebbe la biodiversità.

Al momento, la scienza non ha certezze e può solo affermare che l’innalzamento di due gradi nella temperatura media del pianeta sarà un disastro. Dobbiamo infatti considerare che ciò garantirebbe un piccolo aumento di temperatura all’equatore, uno più consistente nella nostra area geografica e uno devastante ai poli.

Per fronteggiare tale incremento, il pianeta possiede meccanismi di aggiustamento, che potrebbero saltare qualora la temperatura diventasse eccessiva. Ad esempio, l’aumento della siccità in Amazzonia potrebbe scatenare un incendio di proporzioni gigantesche che rilascerebbe nell’aria una quantità enorme di anidride carbonica. Ma, non possiamo determinare quale temperatura farà scattare l’incendio e quali saranno le conseguenze.

La ricetta culturale

Per evitare la catastrofe, Parisi ha formulato ricette di carattere culturale, sociale e politico. Dal punto di vista culturale, si deve recuperare la fiducia nella scienza. Oggi, troppi cittadini si affidano a pratiche non convenzionali, oppure credono alla comunità scientifica solo quando è troppo tardi. Ad esempio, i governi non hanno implementato i lockdown per il Covid-19 finché gli ospedali non sono collassati.

La fiducia si può recuperare anche con un atteggiamento meno arrogante da parte della comunità scientifica, che non può presentare i propri risultati come certezze assolute. Così, i risultati appaiono come frutto di stregonerie incomprensibili per la gente comune, per cui il sapere deve essere condiviso e spiegato.

Inoltre, la scuola deve educare i bambini a ragionare con la propria testa. La scuola non può rappresentare solo la preparazione all’università o al lavoro, ma deve spiegare il metodo scientifico galileiano, che consiste nell’imparare dalla propria esperienza, anziché credere ciecamente a quanto scritto nei libri. Diventa anche importante insegnare la storia della scienza, in modo da comprendere il contesto sociale in cui sono maturate le scoperte.

La ricetta sociale

Dal punto di vista sociale, la transizione ecologica non può che essere equa, visto che si dovranno introdurre cambiamenti epocali nella vita delle persone. Ad esempio, non sarà possibile mantenere le stesse temperature delle nostre case tra estate e inverno. Questi sacrifici non possono essere fatti dalla parte più povera della popolazione, perché chi non ha da mangiare ha un solo problema, mentre chi ha da mangiare ne ha tanti. Ma chi non ha da mangiare pensa solo a quel problema.

Per attuare il programma serve una redistribuzione delle risorse, sia all’interno dei singoli paesi che tra gli stati. Gli stati ricchi che hanno inquinato di più devono comportarsi in modo solidale, facendo maggiori sacrifici rispetto agli altri. Solo così sarà possibile parlare non solo alla testa delle persone, ma anche al cuore, in modo che i ceti meno abbienti possano accettare la transizione ecologica.

La ricetta politica

Dal punto di vista politico, il PIL appare uno strumento inadeguato a calcolare la ricchezza delle nazioni. Già Bobby Kennedy sosteneva che concorrono al PIL elementi negativi come l’inquinamento, il taglio delle sequoie, le autoambulanze che recuperano le vittime di incidenti, ecc. Il PIL, quindi, si limita a calcolare la quantità di denaro ma non la qualità della vita, che oggi è molto più importante.

Inoltre, è necessario un mondo pacifico, privo di guerre commerciali e militari. Le guerre in Ucraina e a Gaza fanno ritornare la paura di una catastrofe nucleare che sembrava essere passata dopo la stagione dei trattati. Il rischio aumenta proprio perché dagli anni ’90 non si completano trattati di denuclearizzazione. Ad esempio, pochi paesi, come Cina e India, si sono impegnati a non utilizzare per primi i propri ordigni nucleari, mentre la maggior parte si riserva la possibilità di scatenare una guerra atomica.

Parisi ricorda che la stagione dei trattati è nata dopo la crisi dei missili di Cuba. Quando il mondo sembrava sull’orlo della catastrofe, il presidente americano John Fitzgerald Kennedy e quello sovietico Nikita Chruščëv compresero la necessità di un accordo ampio, che non si focalizzasse solo su Cuba, ma comprendesse il ritiro dei missili NATO dall’Italia e dalla Turchia. Oggi, la comprensione reciproca del rischio che corriamo dovrà portarci a un negoziato ampio, che comprenda l’istituzione di ampie fasce denuclearizzate in Europa.

 

L’impegno degli scienziati

Fino a questo punto, la lectio magistralis di Parisi rappresenta un ottimo discorso di divulgazione scientifica, pienamente condivisibile. Forse, un po’ troppo simile ad altre lezioni che possono essere effettuate dai tanti bravi divulgatori italiani, formatisi nell’associazione CICAP fondata da Piero Angela. Il premio Nobel ha aggiunto però un elemento decisivo quando ha rimarcato la necessità di un impegno della comunità scientifica non solo nella maturazione delle masse, ma anche nell’intervento politico.

In particolare, ha ricordato come tanti scienziati, tra cui Enrico Fermi, si ribellarono all’utilizzo della bomba atomica nella Seconda guerra mondiale. Infine, ha concluso con le parole del manifesto pacifista di Albert Einstein e Bertrand Russell del 1955. Secondo loro, la bomba atomica mette l’umanità di fronte al bivio della vita e della morte. L’umanità può scegliere la felicità e la vita, tramite la cooperazione. Allora perché scegliere la morte coinvolgendo il mondo in un conflitto che può terminare la vita sulla terra?

 

Foto di Hua WANG

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