Partiti e politici
Giorgia, sei del Novecento, hai i giorni contati
Quando mia madre aveva otto anni, venne costretta a mettersi la divisa da Piccola Italiana, il sabato, per andare a fare esercizi di ginnastica negli stadi di Bologna, dove abitava, nascondendo nelle tasche delle fette di limone perché durante il Sabato Italiano era proibito bere: una debolezza, quella dell’aver sete, che i bambini dovevano imparare a controllare.
Forse mia madre si sentiva italiana in quegli anni, in cui bastava dire una sciocchezza per finire a bere mezzo litro di olio di ricino? No, mia madre non si è mai sentita italiana, nel senso che riconosceva di essere nata in Italia, ma non provava un orgoglio particolare per le sue origini etniche, visto che si ricordava molto bene non solo i Sabati Italiani, ma anche l’arrivo degli americani con le tavolette di cioccolata da regalare ai bambini che erano quasi morti di fame durante la guerra voluta da Mussolini.
I motivi per i quali gli italiani non sono mai stati particolarmente orgogliosi di essere italiani non risalgono solo al fatto di aver vissuto vent’anni anni di paura, se non facevi parte della cricca giusta di italiani, ma anche al fatto che l’Italia, in qualità di nazione nata tardi, nell’Ottocento, e dominata per secoli da altri Stati europei, ha forgiato cittadini dotati di un discreto cinismo: “Che sia Franza o sia Spagna purché se magna”.
Fa quindi un certo effetto ritrovare nelle parole di Giorgia Meloni e del cognato Lollobrigida la continua ricerca di quell’orgoglio perduto per un italianità che in fondo non ci ha mai particolarmente interessato. Ma non solo, Giorgia Meloni affonda ancora profondamente le sue radici nel novecento, proprio perché immagina una relazione diretta tra il leader (lei) e il popolo, inteso come un unicum etnico, gli italiani, che in realtà sono interessati a ben altro che non a sentirsi rappresentati da un leader che condivide le medesime origini regionali, delle quali in un mondo moderno, globalizzato, volente o nolente Giorgia Meloni, non frega più niente a nessuno, soprattutto se hai meno di cinquant’anni (da questa fascia d’età in poi cresce l’elettorato di Fratelli d’Italia).
Provate anche solo a guardare una volta tutti i ragazzi che escono rumorosamente da scuola quando sono finite le lezioni: credete che qualcuno di loro sia interessato a stabilire l’etnia di appartenenza dei suoi compagni di classe, che in realtà percepisce come identici a lui, correttamente per altro, perchè esiste una sola razza umana, anche se le persone provengono da regioni diverse del mondo?
Forse solamente nelle RSA troviamo ancora l’attaccamento alle cosiddette radici, ma sappiamo che negli anziani prevalgono i rimpianti per il tempo che fu e io, che ho 65 anni, ho il diritto di parlare di vecchiaia, anche se francamente non credo di avere grandi rimpianti per un passato etnicamente più puro di quello attuale del nostro paese.
E’ facile quindi capire perché i giorni e le ore di Giorgia Meloni sono contati: basta fare un giro a Milano e Roma per vedere come nessuno sia veramente interessato, soprattutto se giovane, a recuperare i valori della tradizione, vedi ad esempio i rigorosi costumi sessuali che tanto piacciono alla destra, secondo i quali chi è dotato di organi genitali maschili si deve interessare alle donne mentre chi è dotata di organi genitali femminili è costretta a essere interessata agli uomini.
Ma chi mai avrebbe voglia oggi di vestirsi da Figlio della Lupa per andare a fare ginnastica il sabato pomeriggio con una fetta di limone nascosta in tasca, mentre qualche anziano professore di ginnastica blatera nonsense sul valore di sentirsi italiani, rivolgendosi a ragazzi che magari sono nati in un altro paese o, se sono nati in Italia, provengono da etnie diverse dalla nostra?
A questo punto però è necessario fare una proposta: rifiutiamo anche i concetti di etnia che hanno sostituito quelli di razzismo per parlare semplicemente di persone – uguali tra loro – che possono condividere gli stessi valori, primo tra tutti quello della libertà personale, e quando si parla di libertà non si può che legarla alle scelte sessuali che tutti devono essere liberi di fare indipendentemente da quanto prescrive il governo che si è insediato al potere.
Anche l’idea di normare la vita privata dei cittadini è assolutamente figlia del Novecento, quando le donne erano fattrici e dovevano fare figli per la Patria, mentre gli uomini lavoravano e si preparavano alla guerra. Questa paccottiglia ideologica dei provenienza novecentesca ha perso ogni attrattiva dopo che le frontiere sono state aperte dalla globalizzazione, intesa come libertà di spostamento dei lavoratori da un paese all’altro, ma intesa anche come turismo di massa. Le persone viaggiano, visitano il mondo, e forse chi è nato a Pechino sogna di trasferirsi a Parigi, perché no?
Lasciamo quindi passare questi rigurgiti per una storia che ormai non potrà più ripetersi e attendiamo fiduciosi il futuro. Solo il 10% dei ragazzi compresi tra 18 e 24 anni votano per Fratelli d’Italia, secondo un sondaggio del 2022, ma dobbiamo ricordare anche un altro fatto drammatico: sono pochi i giovani che votano. E se votassero, possiamo essere certi che non voterebbero per il ritorno a un’Italia in divisa, prescrittiva, sessuofobica e in fondo, diciamolo, anche un po’ ridicola.
Sono ottimista, fino a quando non saranno abolite le libertà individuali e la libertà di stampa, è impossibile che i nostri ragazzi decidano di voltare la testa all’indietro verso un passato che in fondo conoscono poco, ma verso il quale non è possibile che possano nutrire alcuna forma di rimpianto. Sentimento, quest’ultimo, assai poco trasmettibile a chi ha vent’anni o poco più e vorrebbe pensare al futuro, magari guadagnando di più e senza la paura che il mondo possa autodistruggersi. I ragazzi hanno grandi eco-ansie, ma non sono etnofobici (leggi razzista). E soprattutto sono abituati a dire quello che pensano e sarà impossibile convincerli del contrario per la paura di una punizione. I tempi sono cambiati, non si torna più indietro, ai tempi delle fette di limone nascoste in tasca. Game over.
buonasera Baroncelli, sui giovani e il loro voto ho qualche dubbio. Anche perché i giovani non sono uguali dappertutto. Se parliamo di giovani che vanno regolarmente a scuola e che poi, magari, proseguono gli studi, magari si può rintracciare una buona parte di persone che non voti per la Meloni. Probabilmente vota per Forza Italia.
Poi ci sono i giovani che si fermano alla terza media e vanno a lavorare come uomini e donne di fatica, sempre che trovino un lavoro. Non ho idea di che tipo di orientamento possano avere questi giovani e se, arrivati all’età del voto, siano in grado di discernere anche perché bisognerebbe vedere con che livello di conoscenza sono venuti fuori dalla scuola dell’obbligo e che ambiente frequentano, quanta televisione vedono, eccetera eccetera.
Poi ci sono quelli che abbandonano gli studi e bona l’è, probabilmente in periferie disagiate di città ugualmente disagiate e lì è da vedere, sempre arrivare all’età del voto, se a stento sanno mettere una croce e dove il boss del quartiere dice di metterla, non mi stupirei che fosse dalle parti dei fratelli d’italia o di forza italia, perché abbiamo visto di che collusioni sono capaci, prima e dopo il cavaliere.
I giovani, così graziosamente riuniti insieme, come se fossero un’entità positiva senza macchie, sono un gruppo di persone molto eterogeneo. Di certo in comune hanno, almeno quelli di oggi, una confidenza colla tecnologia che noi ci sognavamo, ma anche coi guai che soprattutto l’abuso e il cattivo uso della tecnologia si portano dietro. Non saprei come voterebbe una giovane ragazza, in età da voto, che segue 23 ore su 24 i tik tok di Chiara Ferragni o di altri influencer.
Giorgia Meloni ha un seguito di giovani o giovani in età un po’ più matura, più che giovanissimi. Sono quelli che hanno voglia di menare le mani, metaforicamente e concretamente, e non sono pochi. Sono quelli che hanno un forte sprezzo per il prossimo, non si lasciano incantare dalla triade diopatriaeffamiglia perché hanno altro per il capo, ma che si sentono di destra perché la sinistra non sa dare loro risposte e loro hanno bisogno di slogan, che siano veri o no poco importa. Basta che si sentano rassicurati, e Giorgia è brava a rassicurare colle menzogne e cogli slogan facili. Certo, quando si scopre che le cose non sono vere poi ci si può anche arrabbiare, ma i giovani d’oggi, in massima parte, non hanno esercitato l’arte della memoria. Si iniziava, una volta, a imparare le poesie a memoria. Non credo che oggi si faccia ancora. Infatti si vedono i risultati. Se poi consideriamo che l’insegnante di italiano del figlio di Briatore, quindi in una scuola chic (o meglio per ricchi), si vede rimproverata dal padre dell’allievo perché ha preteso di insegnargli Pirandello (e che avrebbe dovuto fare insegnando italiano?), possiamo stare sicuri che il figlio di Briatore, se andrà a votare, voterà per giorgia.