Partiti e politici

fuori dal Nazareno

23 Febbraio 2017

L’ultima Direzione del Partito Democratico è stata una perfetta metafora dei guai della politica di oggi.

Dentro al Nazareno, alcuni esponenti del Pd hanno discusso animatamente per parecchie ore del loro personale futuro; fuori, ambulanti e tassinari hanno manifestato con modi violenti chiedendo garanzie per il proprio, con la benedizione delle mosche cocchiere del Movimento Cinque Stelle.

Solo un establishment politico completamente estraneo alla realtà poteva azzardarsi a sfidare la rabbia dei taxisti, in agitazione da giorni, per occuparsi dei propri affari interni; solo a un movimento populista del tutto scriteriato poteva venire in mente di cavalcare una protesta tanto incivile, peraltro sobillata dall’estrema destra. Alla fine, i manifestanti hanno ottenuto ciò che volevano – la promessa di un decreto a tutela dei loro interessi – e solo allora hanno interrotto le contestazioni.

La dinamica che si è innescata a Roma fuori dalla sede del PD è la stessa che sta portando i ceti dirigenti di tutto l’Occidente a soccombere: la loro sconcertante autoreferenzialità viene travolta dal furore di un popolo alle cui paure essi non sanno offrire risposte e che si lascia perciò manipolare da abili pifferai erti a suoi paladini.

Dentro alle ragioni della protesta si scorge il dramma di tanta middle class contemporanea. Il lavoro di un tempo, sicuro perché garantito dallo Stato – in questo caso, sotto forma di una concessione o di una  licenza “perpetue” – viene oggi messo a rischio dalla spinta alla liberalizzazione indotta da una norma sovranazionale – la famigerata direttiva Bolkestein – o dall’irruzione della cosiddetta Gig Economy.

La politica tradizionale e quella populista si distinguono per l’atteggiamento esteriore – di distanza in un caso, di pelosa vicinanza nell’altro – ma non hanno diverse ricette da proporre: l’unica, per entrambi, è tentare di ostacolare il cambiamento con qualche espediente legale, per prolungare artificiosamente un regime di privilegio ormai anacronistico che si sta sgretolando sotto i piedi dei suoi (tutto sommato incolpevoli) beneficiari.

In questo modo il problema è solo rinviato e, prima o poi, i manifestanti esasperati si ritroveranno in piazza, a gridare di nuovo la loro protesta contro una modernità minacciosa e destabilizzante. C’è da augurarsi che, per allora, sia nata una forza politica in grado di accompagnarli adeguatamente in un futuro ormai inevitabile; dalle stanze del Nazareno, invece, c’è ben poco da attendersi…

(Immagine da Tgcom24)

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