Partiti e politici

Fermate Dibba, per il bene dell’Italia e della Cina

20 Aprile 2020

Con una sola frase, Di Battista ha tentato di distruggere 40 anni di faticoso lavoro diplomatico per stabilire rapporti economici, politici e commerciali tra Italia e Cina sani e rispettosi di entrambi i Paesi.
Come noto, in una sua intervista al Fatto Quotidiano, l’esponente del partito di maggioranza ha in pratica detto che l’Italia può far valere in Europa (a scopo negoziale/ricattatorio) i suoi rapporti preferenziali con il Dragone.  Rapporti che secondo lui ci mettono in “pole position” perché, udite udite, la Cina “vincerà la terza guerra mondiale senza sparare un colpo” e noi staremo dalla parte dei vincitori.

Vi spiego perché queste dichiarazioni sono basate su una lettura drammaticamente sbagliata della realtà e invece di sortire l’effetto che forse lui e il suo sodale Di Maio sperano (cioè quello di ricattare l’Europa) avranno l’effetto opposto.

1) Alla Cina l’Italia interessa marginalmente. I nostri famosi “porti” sono sostituibili dal Pireo, che COSCO già controlla, o da altri porti lungo l’Adriatico. La Cina non rischierà un’escalation con altre potenze straniere presenti nel Mediterraneo per prendere il controllo del porto di Trieste o di Genova (ammesso che siano in vendita), specie quest’ultimo visti i colli di bottiglia insuperabili tra Genova e resto d’Europa. L’investimento in Joint Venture di COSCO a Vado Ligure è probabilmente il massimo che si potrà vedere per un po’, le priorità sono altre e la Belt and Road adesso guarda soprattutto al Sud-Est Asiatico. Ma questo Dibba lo sa?

2) Alle aziende cinesi (ricordiamoci che alla fine chi investe sono comunque aziende con un loro bilancio e conto economico) non interessa una Italia fuori dalla UE e quindi fuori dal mercato unico. Già molte aziende cinesi che hanno investito nel paese si sono lamentate delle stesse cose di cui si lamentano tutte le multinazionali (burocrazia, tasse alte, incertezza normativa, giustizia lenta). Se fossimo pure fuori dalla UE metterebbero una croce definitiva sul nostro paese.  Ma questo Dibba lo sa?

3) Dal punto di vista politico, la Cina ha sempre considerato i rapporti con Germania e Francia più interessanti di quelli con l’Italia.  Non romperebbe mai con loro per “guadagnare” un paese indebitatissimo e un mercato limitato.  Ma questo Dibba lo sa!?

4) Pensare che sia in atto una Terza Guerra Mondiale fornisce un riconoscimento a quella visione di una parte della politica americana della situazione internazionale come una “lotta” tra Oriente e Occidente, tra “male” e “bene”.  Un’interpretazione noiosamente rifritta che ogni 10 anni cambia nemico purché ci sia sempre un “nemico”, rischiosa e foriera di catastrofi ben peggiori del Covid-19 e che bisogna assolutamente non sottoscrivere. Lasciamola appunto ai Mike Pompeo, Bill Kristol e John Bolton; ne abbiamo già abbastanza di questi signori che ricordano il Dr. Stranamore.

Le relazioni diplomatiche, economiche e politiche tra Italia e Cina sono state faticosamente costruite nel corso di 40 anni da decine di politici, diplomatici e capi d’azienda, da Vittorino Colombo ad Andreotti e Craxi, a Romiti, a Prodi soprattutto e da ultimo Mattarella. Sono sempre state basate sul mutuo rispetto, sugli scambi culturali, commerciali, economici e turistici.  Non hanno mai e poi mai cercato di “rompere” con Germania e Francia nel rapportarsi con il Dragone né mai pensato che l’Italia avesse un interesse ad uscire addirittura dalla UE.  Anche perché solo l’UE, come dimostrato ampiamente, è in grado di negoziare migliori condizioni di accesso al mercato cinese per le nostre aziende che poi è quello che interessa veramente e anche un migliore equilibrio nei rapporti commerciali.

Di Battista probabilmente ignora tutto quanto sopra e fa la sua sparata quotidiana. Se questa sparata però nascondesse un pensiero vero all’interno del partito di maggioranza sarebbe un brutto colpo per la reputazione dell’Italia in Europa, ma anche, ironicamente, per le relazioni tra Italia e Cina.  Non lasciamoglielo fare.

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