Costume
Famiglia sì, famiglia no, l’Italia dei cachi
Le recenti risse sulla famiglia, dove per famiglia si intende unicamente quella formata da madre e padre, con tanti deliziosi bambini, possibilmente non adottati né frutto di matrimoni misti, rigorosamente procreati secondo natura, e possibilmente vocianti perché l’esuberanza infantile sparge intorno letizia e speranza, sono lo specchio della paura del tempo.
Se ci si pensa bene questo ancorarsi a un modello fisso, assolutamente immutabile nel tempo, dogmatico, è rassicurante per molti. Per molti… non so realmente per quanti, ma di certo nel nostro paese per molti più di quanto non possano essercene in Francia o in Spagna, o nel Regno Unito o in Olanda. Forse in alcuni paesi nell’Europa dell’Est, dove l’influenza religiosa è assai più forte di quanto non si creda, la famiglia è ancora più aggrappata a un modello assai vicino a coloro che si ritroveranno a Verona per contarsi, per contagiarsi, per confortarsi, per assicurarsi che loro sono nel giusto, che il loro tipo di famiglia non può essere surclassato da altre famiglie che non dovrebbero e non potrebbero esistere (e che, ahimè, invece esistono). Forse in altre società più lontane, contaminate dal cristianesimo e dai concetti di famiglia diffusi attraverso dottrine penetranti e disastrose da missionari e da colonizzatori, in Africa, in Asia, in Sudamerica…
L’affezionarsi a un modello fermo nel passato fa parte di tante altre cose che, analogamente alla famiglia “tradizionale” (quale tradizione lo sanno solo loro…) fermano il tempo, nella nostra società dal tempo ossessionata al massimo grado.
Il tempo si deve fermare, perbacco, il più possibile. Bisogna prolungare la giovinezza, sottoponendosi a chirurgie estetiche devastanti, incuranti di apparire dei mostri irreali, di avere protesi inopportune e pure sconsigliabili, facce lisce come una lastra di acciaio inossidabile, incapaci di modificare il sorriso o di aggrottare le sopracciglia per una goccia di botulino in più. Sembrare eternamente giovani. La grande illusione.
Tutti lo promettono, un taglietto qui, una stiratina lì, la dieta miracolosa, il frutto esotico che riporta indietro, e così via in un baraccone degno di Wanna Marchi. D’altro canto, il visagista delle dive è truccatissimo.
Il tempo si deve fermare. Anche il clima non può permettersi di variare come più pare al pianeta, no, il clima deve fermarsi a una temperatura come piace a noi. Vietatissimo ai ghiacciai di sciogliersi così come bisognerà vietare i combustibili fossili, non bisognerà petare perché il pericolosissimo metano infiammerà il pianeta.
E già… il tempo non può andare avanti, bisogna casomai tornare indietro, ma anche lì non troppo perché sennò poi si incorre nella Piccola Era Glaciale, quella no, perché non è bello ritrovarsi col Lago di Como congelato e cogli abeti rossi alle isole Eolie al posto delle palme da datteri, mentre un ghiacciaio fa capolino sulla Sila. Meglio fermarlo in un’epoca imprecisa, in cui già un grado di temperatura media in più è, secondo i più fervidi sostenitori dell’arresto del cambio climatico, quella “giusta”.
Viene da chiedersi se tutti coloro sappiano che le civiltà si sono sviluppate proprio durante i periodi più caldi e sono regredite nei periodi più freddi, a causa di carestie, mari congelati, piante e animali che si estinguevano, ghiacciai alpini che avanzavano cancellando villaggi e alpeggi, e così via.
Ma il tempo va fermato e Greta, l’innocente Greta, simbolo del tempo che deve regredire all’infanzia per essere preso in considerazione, diventa la paladina inconsapevole di questa farsa del cambio climatico così inteso. Farsa ancora più macroscopica semanticamente in quanto “cambio climatico” ha sostituito, a volte, nella distrazione dei seguaci e convivendo col predecessore, il terribile e spietato “riscaldamento globale”: non si sa mai, se una repentina glaciazione dovesse presentarsi al posto della canicola permanente…noi l’avevamo detto che c’era un cambio climatico! Non ci avete creduto, povere noi, Cassandre inascoltate!
Ma Il tempo si deve fermare. L’adolescenza va prolungata. Mai sia responsabilizzare gli adolescenti di oggi. Non devono essere disturbati nel far scorrere il tempo sempre più lentamente, anestetizzati dalle play station e dall’uso incontrollato di smartphone e computer, utilizzati per giocare piuttosto che per imparare, in quell’immensa banca dati che sarebbe la rete, che se l’avessi avuta io a disposizione quand’ero adolescente ci avrei cercato di tutto, curioso com’ero di botanica, paleontologia, astronomia, musica, arte e di migliaia di altre cose. No, loro la usano per giocare a giochi di guerra e di ruolo. Infatti poi i giochi di ruolo saranno gli stessi che proveranno a fare nella vita reale quando, ahimè, il tempo messo alla porta da loro stessi e da genitori irresponsabili rientrerà dalla finestra. L’adolescenza deve protrarsi fino ai quaranta, forse ai cinquanta, ed ecco che anche i quarantenni si lasceranno andare alle playstation e ai giochi di ruolo. Accidenti, poi devono vestirsi come degli adolescenti, moda tutta statunitense, felpe, magliette recante motti e marchi, scarpe da ginnastica e berretti con visiera. Anche oltre i sessanta. Mah! Salvini ne è un consumatore compulsivo, di felpe e magliette. Il tempo non deve più trascorrere. Essere considerati dei matusa è vietatissimo.
La famiglia, “tradizionale” naturalmente, dev’essere la culla dove il tempo resta immutato. Il nucleo protettore dove il bambino, la creatura, dev’essere preservato dal tempo e dalle cattiverie che il tempo produce. Genitori immaturi che vogliono infondere la propria immaturità nel figli, indottrinandoli che l’unica realtà possibile, l’unica famiglia possibile è la loro. Le altre no, sono surrogati, anche se magari sono più numerose e spesso più piene di amore, o se non di più, di una grande quantità di amore. Curiosamente, i più fervidi sostenitori politici (di destra) di quel tipo di famiglia sono o divorziati o con famiglie allargate o con altri tipi di famiglia senza matrimonio… Vai a capire perché!
Che paradosso è l’Italia della politica, ferma mentalmente agli anni Sessanta, forse Settanta, illudendosi di un boom economico che non c’è e non può esserci, dove tutto diventa museo, senza considerare che il museo è utilissimo, per imparare e andare avanti, non per mera contemplazione e nostalgia del passato e bon alè. I politici, anche quelli che dicono di essere nuovi, sono semplicemente obsoleti già dal giorno prima di presentarsi in pubblico. Già creature museali in partenza, create per essere tali, magari adorati come idoli cinesi di porcellana. E lo dimostrano di continuo senza alcun pudore, conseguenza immediata della mancanza di consapevolezza.
Perfino il papa, IL PAPA, ossia l’incarnazione dei dogmi più inossidabili nel regno più anacronistico del pianeta, dove l’esercito si veste ancora di Michelangelo e il clero di tonaconi variopinti, sembra (sembra… in realtà è una pantomima per portare acqua al suo mulino) più avanti dei politici italiani, nel loro Parlamento – Specchio di Grimilde che deve recitare che i più belli del reame sono sempre e solo loro, senza Biancanevi insidiose e pericolose, il tempo va fermato, le innovazioni vanno mascherate da innovazioni mentre in realtà servono per tornare indietro, per cancellare i progressi del tempo. Papaveri e papi, la donna cannolo, una lacrima sul visto…
Poi ci sono i fisici quantistici che ci rassicurano che il tempo non esiste. E qui si apriranno varchi finora impensati. Vedremo quando codesti fisici mi forniranno una macchina quantistica da applicare alle mie povere ginocchia dal tempo martoriate. Sono in attesa.
Nel frattempo assistiamo impotenti alla colossale Operazione Kairós, mistificazione temporale dell’eterno momento opportuno che non arriva mai.
© Massimo Crispi 2019
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