Partiti e politici
Facciamo casino, ora dipende da noi
Si è svolta sabato 25 gennaio la convention programmatica di Giulia Pastorella, candidata alla segreteria di AZIONE, in vista del congresso del prossimo febbraio.
Oltre quattrocento persone hanno preso posto nella sala congressi di Confcommercio, presso Palazzo Castiglioni in corso Venezia a Milano. Diretta streaming curata da Radio Radicale.
Giulia Pastorella (attualmente parlamentare e vicepresidente del partito) si è avvalsa della collaborazione di uno staff molto giovane che ha agevolato lo svolgimento della manifestazione.
In platea molte ragazze e molti ragazzi, pur non mancando la partecipazione di iscritti e simpatizzanti di ogni fascia d’età. Certo è che il filo conduttore dell’intero programma è saldamente incardinato sul tema del “futuro” e che questa prospettiva risulta particolarmente attraente per le giovani generazioni.
Gli interventi degli iscritti che ricoprono incarichi nelle istituzioni e nella struttura dirigente di Azione hanno sino dall’avvio dei lavori messo in evidenza un nervo scoperto per l’intera comunità, ovvero lo scollamento tra i militanti e colui che prende al massimo livello ogni decisione.
“Non abbiamo mai avuto l’opportunità di un confronto diretto con Calenda – lamenta il consigliere municipale di Roma Fabio Vittorini – nemmeno noi che lavoriamo nella Capitale. Riconosciamo i meriti del fondatore, Carlo Calenda è stato un ottimo starter, ma facciamo davvero fatica ad accettare alleanze e scelte cadute dall’alto senza un minimo confronto con chi ogni giorno si spende nelle istituzioni locali”.
Un altro graffio giunge dall’onorevole Federica Onori. “Il sostegno che sta raccogliendo Giulia in questa candidatura non è solo proveniente dai territori, io e altri colleghi parlamentari siamo con lei”.
Molto duro anche l’intervento di Mario Raffaelli (già sottosegretario di Stato, oggi responsabile Esteri di Azione e componente della Direzione nazionale).
“Perchè entrai nel 2019 nel Comitato Promotore di Azione? Per dare una mano a costruire la futura classe dirigente del Paese. La penso ancora così”.
“Oggi viviamo un momento particolarmente difficile. Il cosiddetto Terzo Polo era in realtà un matrimonio di interessi di natura elettorale. Nonostante ciò si era acceso l’entusiasmo in molte persone. Il suo fallimento ha portato a una profonda delusione. Qualcosa si è spezzato ed è divenuto palese che Calenda da solo non può andare oltre il 3%. Dobbiamo ripartire dal Congresso ammettendo che Azione da sola non basta più”.
Sospesa temporaneamente la parte di analisi politica si sono avvicendati alcun panel tematici. Va sottolineata l’accoglienza calda e convinta riservata dall’auditorio a Marco Cappato, attivista e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.
La chiusura dei lavori è stata preceduta da un confronto tra gli ospiti che oggi trovano la propria sede naturale in quello che viene convenzionalmente definito “centro liberal-democratico”.
Il pensiero di Luigi Marattin, fondatore di Orizzonti Liberali, era tra tutti il più atteso. Si sente chiaramente nell’aria un certo feeling politico tra Marattin e Pastorella e questa era l’occasione giusta per testare l’esistenza di questa sintonia.
“Per prima cosa – l’incipit di Marattin – vi comunico che il giorno 8 marzo a Roma daremo una struttura definita al nostro movimento. Da quel giorno Orizzonti Liberali avrà un nome, uno statuto, un simbolo, una piattaforma programmatica. Solo successivamente, non prima dell’estate, penseremo alla guida del partito. Prima costruiamo la struttura e solo dopo penseremo a chi ricoprirà il ruolo di prima guida.”
“Abbiamo avuto ultimamente la conferma che nel Paese esiste una forte domanda di centro, o meglio diciamo di un’area liberal -democratica. Qualcosa che non sia solo un meccanismo di natura elettorale. Abbiamo visto come è finita la lista di scopo tra Italia Viva e +Europa. Lo scopo dichiarato era solo lo sfondamento del quorum, l’elettorato ha decretato il naufragio di un approccio del genere.
Orizzonti Liberali ha provato un confronto con Azione ma Calenda è stato solo capace di dirci: “se volete entrate in Azione”. Orizzonti Liberali cerca un confronto politico serio, non chiede di essere fagocitata da altri partiti.
Avremmo potuto raccogliere al centro un risultato elettorale di assoluto interesse ma Italia Viva e Azione hanno dimostrato di essere bloccate dalle loro leadership. Nessuno dei loro due frontman vuole mollare la sedia di leader e quindi… separati si perde. Noi siamo andati avanti e siamo pronti ad avviare un dialogo serio con Azione, con chiunque vinca il congresso, a condizione che si pensi prima al progetto e solo dopo alle persone e ai personalismi.
Possiamo serenamente confrontarci su diversi temi, proponendoci come alternativi agli schieramenti sia del centrosinistra sia del centrodestra. Nel farlo dobbiamo sempre domandarci se siamo disponibili a diventare dei camerieri che servono su un piatto d’argento il Ministero del Lavoro a Landini oppure il Ministero degli Interni a Salvini…”.
Tocca ovviamente a Giulia Pastorella chiudere i lavori sintetizzando le linee guida della propria mozione congressuale.
“Siamo qui perché pensiamo tutti che questo sia un momento necessario di ripartenza. Il mio manifesto è semplicissimo e prevede uno Stato forte sui temi della sanità, dell’istruzione e della sicurezza. Per il resto libertà, libertà individuali, libertà di mercato, libertà d’impresa.
Siamo nati per contrastare un certo modo di fare politica, il metodo urlato della politica. Devo dire che recentemente Azione si è purtroppo un po’ adattata a questo sistema, al fare polemica, a dare spettacolo. Ma io sono profondamente convinta che fare audience non sia fare consenso.
Sono state fatte alcune scelte sbagliate e con onestà non mi sottraggo al fatto che ho fatto parte della dirigenza che ha preso talune decisioni. Noi però dobbiamo riconoscere i nostri errori, errori ne sono stati fatti tanti e ora dobbiamo correggere il tiro. Abbiamo sbagliato alleanze e innesti nel nostro partito. Siamo stati un taxi elettorale alla cui guida qualcuno ha scordato di accendere il tassametro dimenticandosi di imporre regole, di fissare paletti e di amalgamare chi entrava con la nostra cultura politica.
Siamo tutti d’accordo che c’è qualcosa da correggere, altrimenti non saremmo qui tutti insieme. Come procedere ? Per prima cosa nettezza. Se mi sono permessa di invitare a questo incontro così tante persone, che magari hanno assunto posizioni critiche verso Azione, è perché la nettezza di posizionamento non significa non accettare le critiche e non significa non aprirsi a proposte nuove.
E’ doveroso ascoltare e guardare con interesse a quello che sta succedendo intorno a noi, perché non possiamo pensare di vivere in una bolla in cui va sempre tutto bene. Mantenendo chiare le proprie idee.
Io sono anche convinta che questa comunità sopravviverà a qualunque cambio di leadership, perché io credo in questa comunità. A differenza di qualcun altro che ritiene che essa sia l’escrescenza di una leadership specifica. I territori, gli eletti, i giovani, gli iscritti, i simpatizzanti, tutto quello per cui ci siamo sbattuti per cinque anni non sparirà dall’oggi all’indomani.
A condizione che si sappia con certezza dove vogliamo andare. Sino ad oggi abbiamo subito momenti di confusione. Un giorno abbiamo detto che volevamo fare la Costituente, poi si è parlato di Congresso interno, poi abbiamo detto che vogliamo Gentiloni premier, poi abbiamo schiacciato l’occhio di qua e di là. Il nostro elettorato è confuso e non ci segue.
Quindi, banalmente, adesso coerenza. Poi magari ci andremo a schiantare, resteremo al 2 o al 3% e non riusciremo a fare un percorso unitario, ma almeno ci avremo provato in modo coerente. Dobbiamo cominciare a lavorare subito, all’orizzonte ci sono scadenze elettorali importanti, possiamo iniziare a testare il nostro lavoro dalle prossime regionali. Con coerenza, con un percorso chiaro e con trasparenza.
Dobbiamo diventare molto più critici, aspettarci anche molto di più dal nostro partito, che può essere migliorato con tante semplici decisioni. Prima nei panel si parlava di tecnologia, la tecnologia potrebbe aiutare tantissimo i processi democratici interni. Si parlava di meritocrazia del Paese, ma anche al nostro interno la meritocrazia dovrebbe essere il cardine, non dovremmo patire la sindrome di “chi è arrivato per primo”.
Il dialogo interno non decolla, non si riesce a sviluppare perché tutto passa dal “centro di comando” e questo è un sistema disfunzionale. In un momento in cui siamo in camera caritatis riuniti in Congresso dobbiamo parlarne e proporre delle soluzioni.
Un Segretario che non si occupa dell’organizzazione interna non ha capito il suo mestiere. Un Segretario deve curare la comunità e sentirne il malessere. E mi spiace dirlo, ma è un dato di fatto, la mia candidatura è nata anche da tante testimonianze di malessere che ho raccolto.
Io mi rendo conto che lasciare la strada vecchia per la nuova sia davvero qualcosa di di faticoso, che può anche fare paura. Non pensiate che io non abbia avuto paura nel candidarmi a questo Congresso. Ripensiamo all’inizio di Azione, che cosa avevamo? Avevamo un senatore, poi due, avevamo un gruppo di esperti con professionalità meravigliose, ma soprattutto avevamo un sogno. Io quel sogno lo coltivo ancora.
Avevamo tanto coraggio allora. Adesso a maggior ragione noi siamo partito, dobbiamo ritrovare questo sogno. Questo Congresso non è nulla rispetto alle sfide politiche che ci aspettano là fuori. E quindi se non lo viviamo come un momento di rilancio, non riusciremo mai ad affrontare tutto il resto che ci attende.
Voglio concludere citando una politica, una donna più importante di me che diceva: “Vedete, non si ottiene nulla senza fare un po’ di casino”. Facciamo questo casino perché, dipende da noi.
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