Partiti e politici
Ex-votanti M5S: delusi ma non troppo
C’è una corrente di pensiero che sembra prevalere, nei commenti sulla crisi di consenso del Movimento 5 stelle: c’è l’idea di fondo che molti di coloro che hanno lasciato i 5 stelle, dalle elezioni politiche ad oggi, vivano un momento di profonda delusione per il comportamento della forza politica che avevano scelto soltanto un anno fa. E che se ne siano dunque definitivamente allontanati, rammaricandosi di quella scelta. Tipo: se tornassimo al 4 marzo scorso, sicuramente non li voterei più.
Un pensiero suffragato dalle dichiarazioni, specie da parte di noti personaggi del cinema, della musica o della tv, di evidente ripensamento su quello che pensavano fosse il M5s e che si è invece manifestato in maniera opposta nel loro comportamento di governo. Ora, la premessa a tutto questo è ormai nota: ognuno ha visto nel movimento fondato da Grillo ciò che gli interessava vedere; gli ha dato una forma e una sostanza simile a quelle che erano le sue aspettative, persino i propri sogni; ogni anima che popola i 5 stelle lo dipingeva dunque in modi diversi, tra loro spesso inconciliabili. Da qui le esternazioni, da qui il conseguente rammarico.
Ma siamo poi proprio sicuri che, a parte casi evidenti e appunto dichiarati, gli antichi elettori pentastellati siano realmente così delusi dalla propria precedente scelta di voto. Le analisi sul suo elettorato 2018 ci dicono forse qualcosa di un po’ diverso. Innanzitutto, l’ovvia precisazione quantitativa della sua caduta di consenso elettorale: del 32,7% che l’aveva votato lo scorso anno, le indagini demoscopiche ci dicono che più di un terzo dichiara oggi di voler fare altre scelte, facendolo arretrare di una decina di punti percentuali, compresa una piccola quota di nuovi arrivi.
Di questo 12% che se ne va, un terzo vola verso la Lega, una buona metà si definisce indeciso o astensionista, una piccolissima quota (circa l’uno per cento del corpo elettorale) si dirige verso il Pd ed il resto verso altre direzioni. Ora, la domanda che ci poniamo è presto detta: cosa pensano del M5s coloro che hanno deciso di lasciarlo? Se ci fosse realmente una profonda delusione, ci aspetteremmo ovviamente giudizi molto negativi sul movimento che avevano scelto un anno fa, e sul suo leader Di Maio in particolare.
Ma la situazione appare profondamene diversa, in particolare per coloro che non hanno fatto una scelta così radicale, per loro, come quella di approdare nel Partito Democratico. Dunque, quasi l’80% di chi è andato verso la Lega, conserva un giudizio positivo nei confronti del M5s, così come su Di Maio. Oltretutto, la scelta leghista non è poi così convinta, dal momento che oltre il 75% di loro prende seriamente in considerazione l’idea di tornare alla scelta originaria.
Apprezzamenti un pochino inferiori si manifestano tra chi si sta indirizzando verso l’area del non-voto, che conservano comunque una buona valutazione su Di Maio e sullo stesso Movimento. Come dire: per ora mi asterrei, ma sono pronto a tornare sui miei passi, perché la fiducia nel M5s non è del tutto scomparsa.
L’ultima prova sulla solidità della formazione di governo, da parte dei suoi elettori, è il giudizio che i “fedeli” pentastellati hanno sul proprio partner leghista: le valutazioni positive sulla Lega e su Salvini, sebbene un pochino inferiori a qualche mese fa, reggono con un livello di apprezzamento intorno al 65%. Circa due terzi degli attuali votanti M5s giudica dunque bene questa alleanza, e certamente non pensa, almeno per il momento, che ci siano forti divisioni, né motivi per chiudere l’esperienza di questo esecutivo giallo-verde. O giallo-blu, come vuole Salvini.
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