Partiti e politici

Europee 2024: Meloni vince ma non è invincibile. Alla sinistra manca un progetto

10 Giugno 2024

Il verdetto delle europee è destinato a cambiare alcuni termini della vicenda politica italiana. Qui non abbiamo avuto il successo delle destre ortodosse a differenza di quanto è successo in Francia e Germania. Anzi, in controtendenza le elezioni italiane hanno mostrato che la leadership del centrodestra è contendibile. Ma che alla sinistra manca un pezzo per poter trasformare le dichiarazioni in sfida. Manca nei numeri e, soprattutto, nelle culture politiche quella che siamo abituati a identificare come area riformista e senza la quale vincere è impossibile per ragioni matematiche prima che politiche.

E manca non tanto o non solo perché non c’è un’intesa elettorale e di programma: quell’area ha registrato un crollo, per molti versi annunciato. Azione e Stati Uniti d’Europa infatti non raggiungono lo sbarramento del 4% e resteranno fuori dal Parlamento Europeo. Come conseguenza immediata. In realtà il problema è più profondo e merita di essere analizzato, se non al netto del risultato elettorale, quantomeno non solo alla luce delle elezioni.

Credo che il problema sia di gran lunga antecedente a questa consultazione e in una certa misura anche a Calenda, Renzi e alle loro scelte elettorali.

Il riformismo è passato dall’essere una sensibilità volta a rispondere alle emergenze sociali con pragmatismo ed efficacia a qualcosa di diverso, finendo per rivolgersi solo ad alcuni strati della società. “La sinistra dei white collars”, che guarda a un elettorato istruito, con reddito medio-alto, che ha (o ha avuto) buone opportunità e che, dal punto di vista politico, ritiene insopportabili le arretratezze della destra sui diritti civili, i tentennamenti sulla politica estera e coltiva un sincero desiderio di restituzione. Così facendo però si è arroccata, si è progressivamente allontanata dal resto della società, chiudendosi in una sorta di “comfort zone” sempre più rassicurante proprio perché sempre più ridotta.

Fino al brusco risveglio elettorale.

In un’Italia ed un’Europa scosse da una profonda crisi sociale, che trova (o meglio: che non trova) risposte nel voto per le forze anti sistema e nel non voto, presentarsi senza un messaggio chiaro, forte, rivolto a quei milioni di cittadini che hanno conosciuto una costante e neppure troppo lenta erosione delle loro condizioni di vita negli ultimi anni è un suicidio e un torto.

Un torto alla tradizione riformista italiana che ha sempre avuto la vocazione a intervenire in modo deciso sulla questione sociale e a farne una bussola politica. Ai proclami seducenti dei massimalisti si contrapponevano le conquiste concrete, che entravano nella vita quotidiana, dei riformisti.

E il risultato negativo arriva, quasi per paradosso, nelle elezioni dove le condizioni erano migliori. Le scelte operate da Schlein e dal duo Bonelli-Fratoianni hanno senz’altro pagato in termini elettorali, ma rappresentano la rinuncia a presidiare lo spazio di una sinistra diversa da quella degli eredi di Berlinguer.

Chiuse queste europee, guardiamo al futuro. Alcuni appunti: la destra non è imbattibile, la sinistra di Schlein è in forte crescita ma non è in grado di battere la destra, il centro esiste sempre meno anche in elezioni proporzionali, chi conquista un pezzetto del non voto ha un vantaggio rilevante, la sfida per conquistare il non voto dovrebbe essere priorità di tutti e probabilmente lo sarà solo nelle buoni intenzioni.

C’è spazio per un progetto concreto, tenace, che faccia della crisi sociale il suo tema centrale non per agitarla a scopo elettorale ma per affrontarla come non si è fatto negli ultimi trent’anni, che si intestardisca nel far ripartire l’ascensore sociale. E c’è spazio da subito, senza aspettare nuove consultazioni o ricomposizioni di sigle sparse: passa dal modo di fare opposizione, dalla determinazione a portare a casa risultati concreti anche dai banchi dell’opposizione, dalla necessità di costringere il centrodestra al compromesso, dal potersi rivolgere al proprio elettorato, ai cittadini, parlando di cosa si proverà a conquistare oggi e non solo di cosa si potrebbe ottenere in un ipotetico futuro.

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