Costume
Estro e fantasia? Cerchiamoli dove stanno realmente
Attenzione a cosa si intende per estro e fantasia, come se sempre fossero virtuosi esempi di immaginazione e, soprattutto, di originalità. Leggo su questa rivista che apparterrebbero, ultimamente, alla destra piuttosto che alla sinistra, secondo Diego Ceccobelli. Ammetto che a un’osservazione immediata potrebbe apparire così, in effetti, perché la sinistra viene identificata, spesso con ragione, a una vecchia statua coperta di ragnatele e polvere, senza dinamismi e animazioni mentre le destre, nella loro incontinenza verbale e cinetica potrebbero sembrare animate da estro e fantasia.
Ma sarebbe il caso di andare a vedere un po’ meglio cosa si nasconde dietro la cortina estrosa e fantasiosa esibita in apparenza così platealmente da quelle persone. Perché poi sono poche, pochissime persone ad agitarsi freneticamente, ma sono talmente attive e invadenti da sembrare tante e travolgenti. Per estro e fantasia non saprei.
“Meno male che Silvio c’è”, per esempio, non è un esempio di fantasia ma solo l’applicazione di un metodo pubblicitario alla vendita di un sé stesso, all’anagrafe Silvio Berlusconi. Non ci trovo molto estro e nemmeno molta fantasia, meno che mai, poi, quando non si ha per nulla rispetto di niente e nessuno, nemmeno di sé stessi. L’intento non è dimostrare di essere fantasiosi ma di burlare le masse con l’impossibile materializzazione dei loro sogni attraverso il deus ex machina che colla bacchetta magica fa arrivare Cenerentola in carrozza alla festa reale. I sogni realizzati non sono quelli delle masse ma quelli di colui che mette in azione il panzer della réclame. E questo non si chiama estro, si chiama inganno. Il metodo è quello classico della pubblicità, solamente adeguato ai mezzi odierni. Ideato e compiuto peraltro da un personaggio possessore del più grande apparato mediatico del paese, per cui non è una manifestazione di estro e fantasia ma solo una coscienza dei mezzi di comunicazione di cui si dispone e un’esibizione del proprio ego sopra ogni cosa. È chiaro che non c’è solamente l’ego debordante, che è solo un elemento di tutto. Ricordiamo che dietro l’ex-cavaliere c’era il programma della P2, che non a caso, per intero, si chiamava Propaganda 2. Lo ricordiamo per i più distratti. Ripensandoci e rivedendo il filmato in questione sembrerebbe che questa propaganda sia stata una farsa, perché ne ha tutti i tratti, mentre invece è stata una tragedia. È solo un esempio, naturalmente, di codesta presunta fantasia.
Se ciò che resta della sinistra – se mai è stata tale e se si possa considerare sinistra l’attuale compagine politica che dice di esserlo – non ha adottato gli stessi metodi, non credo sia per mancanza di estro e fantasia ma proprio perché la svendita della propria dignità non fa parte (o non dovrebbe, anche se poi si assiste al contrario quando “l’estro e la fantasia” si manifestano anche lì, vedi Renzi e affini, si salvi chi può) di una scala di valori in cui molti cittadini si sono identificati e si identificano tuttora. Bene o male, quei valori sono stati un punto fermo dell’ideologia di sinistra (pur se spesso non necessariamente applicati dalla nomenklatura) o di ciò che è stata spacciata per tale. E quei cittadini, molti dei quali avanti coll’età, sono probabilmente buona parte di quelli che oggi si astengono dal voto perché vedono quella dignità calpestata da tutte le forze politiche, pure dai fiammeggianti cinque stelle che, per assoluta incompetenza e mancanza di estro e fantasia, oltre che di istruzione, al contrario di ciò che si crede associandoli a nuove (?) ed estrose forme di comunicazione come la piattaforma Rousseau, si riducono in breve tempo esattamente come gli altri partiti. Se avessero avuto davvero estro e fantasia avrebbero inventato qualcosa di ben diverso, ma non lo sono, né dal punto di vista comunicativo, visto il paese e la società di riferimento – comunque anziana e legata ad altre cose, come il risparmio familiare, caso raro in Europa, ma che sta tamponando una crisi che avrebbe altrimenti spazzato via le giovani generazioni che non fanno altro che lamentarsi pur godendo dei soldi di papà o del nonno, altro che diari del passeggino dall’America Latina o discoteche e pub a gogò – in cui il movimento è nato, cresciuto e decaduto nell’arco di un decennio, né dal punto di vista sostanziale. Non lo è dal punto di vista comunicativo perché simili piattaforme esistevano già negli anni 70, io c’ero e me le ricordo, allora frutto delle proteste giovanili di sinistra, e trasformatesi inevitabilmente in callosità d’apparato poco dopo, solo che non c’era internet e la comunicazione avveniva diversamente ma la sostanza era simile. Non basta internet per essere considerati innovativi e fantasiosi. Internet è solo un mezzo. Non lo è dal punto di vista sostanziale perché quel qualcosa di “nuovo” anelato è inevitabilmente ancorato al passato, in questo paese. Non per chissà quale oscuro sortilegio di Malefica ma per un fatto specifico ben preciso: la sconfitta della seconda guerra mondiale e l’assoggettamento agli USA. Chiunque vada al potere, con o senza estro e fantasia, deve piacere necessariamente al vero padrone che, si voglia o no, sono loro, con tutte le implicazioni del caso, dall’anticomunismo alla militarizzazione attraverso le basi NATO, e così via. E si è visto come le nuove classi dirigenti si siano prostrate immediatamente al padrone. Senza molto estro e fantasia, bisogna dirlo. Se avessero avuto estro e fantasia si sarebbero mostrati nel loro vero costume, saltimbanchi e pagliacci, un atto rivoluzionario.
Senza contare che l’estro e la fantasia li ha dimostrati assai più una Chiesa cattolica, anche quella un palcoscenico abitato da gente in costume teatrale, guardie svizzere incluse, inventando papi pop da Wojtyla a Bergoglio, nascondendo, dietro la facciata spiritosa e benevola e la grande comunicativa (“se sbaglio mi corrigerete” e falsità del genere), il dogmatismo e l’opportunismo più biechi, immancabilmente sanciti dai rinnovi del Concordato. Oggi Luciani sarebbe stato ancora più pop ma allora era troppo avanti e infatti fu fatto sparire nel giro di un mese: sciò. La Chiesa è l’altra eminenza grigia incombente e, finché ci sarà, questo paese non potrà mai avere autentici estro e fantasia. Se volessimo chiamare estro e fantasia gli slogan di destra come Dio Patria e Famiglia o Prima gli italiani ci accorgeremmo che proprio di estro e fantasia ce ne sono assai pochi.
Non scambiamo pertanto la truffa per estro e fantasia, è disdicevole.
Cosa potrebbe essere estro e fantasia, oggi? Di certo neanche il Gretismo, perché è qualcosa che si ripropone sempre uguale a sé stesso. Non solo perché non è pensato bene ma anche perché è dogmatico e i dogmi, s’è visto, soffocano l’estro e la fantasia. Viene scambiato per fantasia ed estro unicamente perché l’ecologia è stata un po’ negletta negli ultimi tempi, sovrastata dall’abbuffata di consumi d’ogni tipo, ivi inclusi i consumi pseudo ecologici come l’affare del bio che poi spesso bio non è per nulla o della raccolta differenziata, ottima iniziativa per riciclare i rifiuti che ci assediano ma che nella maggior parte dei casi non è saputa (o, peggio, voluta) gestire da chi dovrebbe farlo e che si risolve nel pagare inutilmente delle tasse da parte dei cittadini per non avere il servizio di ciò che viene strombazzato.
Il Gretismo è, come emerge sempre più chiaramente, fumo negli occhi.
La famosa legge ferrea dell’oligarchia di Michels che mostra ciò che qualsiasi formazione politica tenda a diventare poco dopo il parto, vedi anche il Movimento cinque stelle dopo pochissimo tempo, può essere la dimostrazione che l’estro e la fantasia della politica di destra, come viene fatto notare da chi s’intende di comunicazione in politica, sono solo un mezzuccio scadente, una scaltrezza da venditore. Vederli nell’espressione delle destre è anche quella, secondo me, un’illusione. O, forse, un fraintendimento.
L’estro e la fantasia, al contrario, si potrebbero esprimere qualora si riflettesse sul vero, autentico significato dei due termini e si procedesse di conseguenza.
Dove trovarli dunque? Nell’arte, naturalmente, com’è sempre stato. Basterebbe aprire gli occhi e guardarsi in giro per rendersene conto. Nell’arte, ovviamente, non di consumo, perché altrimenti si ricade nella cultura di massa, ben diversa dalla cultura popolare, come dicevo in qualche mio articolo precedente. L’estro e la fantasia che vengono appioppati alle destre di Berlusconi o Salvini o Meloni o Grillo in realtà sono stati sviluppati in questi ultimi anni in città come Palermo e Catania da forze progressiste, che hanno totalmente reinventato delle città che sembravano avviate a una decadenza inarrestabile, e questi sono fatti, al di là di tutte polemiche possibili e, talvolta, anche plausibili. E utilizzando bene internet. In questi luoghi, che sono in Italia, le varie culture del Mediterraneo hanno ripreso a parlare tra loro, nella maniera più naturale possibile, a differenza di altri luoghi ugualmente periferici dove invece vige il rifiuto delle altre culture. Può darsi che questo si possa chiamare realmente estro e fantasia?
Adesso l’aspetto attuale di quelle città e le relative società sono totalmente diversi rispetto a soli venticinque anni fa. Solo per fare un esempio eclatante, il Teatro Massimo di Palermo, riaprendo dopo decenni di chiusura colpevole, ha decuplicato i suoi abbonamenti e soprattutto saputo investire in pubblico nuovo, con spettacoli di altissima qualità, grazie a un sovrintendente e a un direttore artistico illuminati. O, altro esempio meno aulico e meno legato alla cultura egemone, negli innumerevoli murales d’artista che hanno ricoperto le facciate mute e scrostate di moltissimi edifici fatiscenti dei quartieri popolari di Palermo, raccolti e spiegati in un pregevole studio da Vincenza Garofalo (Vincenza Garofalo, Rappresentazioni nella città – Arte Urbana a Palermo, 40due Edizioni, 2019). L’immagine della città è cambiata radicalmente, valorizzando anche quei quartieri popolari prima evitati accuratamente dalla gente perché non è mai bello osservare la miseria da vicino, facendo sentire invece quegli abitanti finalmente un po’ più al centro delle attenzioni e trovando, di conseguenza, anche nuove espressioni economiche legate al turismo culturale e gastronomico. Laboratori di estro e fantasia, partendo da ciò che si ha.
Ecco, partiamo da ciò che abbiamo, un paese spettacolare e vario di cui pochi sono veramente coscienti. Lì troveremo l’estro e la fantasia, perché ci sono stati lasciati in eredità da uomini e donne di tanti anni fa, basta solamente riscoprirli, non rottamarli. Il riciclaggio comincia da lì, dal capire cosa del nostro passato è realmente utile e cosa invece sono orpelli destinati al macero, come i famosi rosari esibiti nei comizi o le triadi immutabili o prima gli italiani o le felpe salviniane che sono anticaglie da rigattiere buone forse per arredare un sottoscala. In quelle città, dei sindaci con estro e fantasia, aiutati da staff di altre persone con estro e fantasia, hanno ricuperato ciò che era considerato post archeologia e lo hanno reso moderno. E non sono di destra.
Prossimamente potrei illustrarvi i tanti aspetti recuperati o da ricuperare, ma solo se mi invaseranno l’estro e la fantasia, che, come si sa, sono per un artista il sacro fuoco necessario per la creazione.
© novembre 2019 Massimo Crispi
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