Partiti e politici
Enrico, stai sereno!
Sulla vicenda che ha portato alla riconferma di Mattarella, alla presidenza della Repubblica, ho letto in questi giorni molte critiche a Letta.
Viene fortemente criticato, in primo luogo, perché, diversamente da altri, ha scelto un ruolo di attesa, quasi passivo.
Si chiedono in molti: perché non ha proposto un candidato di sinistra?
Oppure, visto che era noto il suo orientamento a far eleggere Draghi, perché non ha messo in campo sin da subito almeno quella soluzione?
Semplice: non aveva i numeri.
Non li aveva per proporre una scelta di sinistra (tra lui e Speranza disponevano del 15 per cento dei voti): proporre, come alcuni chiedevano, Bersani o Bindi o Grasso non avrebbe portato da nessuna parte. Idem per quanto riguarda Draghi, visto il fuoco di sbarramento nei confronti di questa soluzione presente un po’ in tutti gli schieramenti e persino all’interno dello stesso Pd.
Altra critica fatta a Letta: essere stato all’inizio della vicenda molto meno visibile di altri. Per giorni c’è stato un solo protagonista sulla scena, Salvini.
Con Letta e il suo partito apparentemente confinati in un ruolo marginale, a rischio di essere scavalcati dal duo degli ex nemici tornati ad incontrarsi e ad individuare soluzioni cioè Salvini e Conte.
Molti si lamentavano del triste spettacolo dell’inconcludenza in questi giorni dei vari leader politici, chiedendosi se avesse senso assistere a questi continui scambi di proclami a distanza.
L’unico a proporre una soluzione sensata a questa fase di stallo è stato Letta: ha detto quello che ogni persona dotata di buon senso si sentirebbe di dire in una situazione simile: sediamoci intorno ad un tavolo, e andiamo avanti ad oltranza fino a quando non troviamo una soluzione comune!
Com’è è andata finire la cosa?
Nel modo che conosciamo.
Cioè nel miglior modo possibile per il Pd.
Con la conferma di un presidente di altissimo livello (lo ha dimostrato ampiamente).
Un presidente a suo tempo scelto da un Pd in posizione di forza e riconfermato grazie alla suasion di un pd in posizione di debolezza, ma guidato da un leader abile nel gestire la situazione e nello scegliere il momento giusto per venire allo scoperto.
Evitando soluzioni indecorose per il paese o inadeguate quali quelle proposte dal centro destra.
Mettendo a nudo tensioni interne e lacerazioni presenti in altri schieramenti e riuscendo, alla fine, a gestire e a comporre quelle presenti nel proprio.
Alla fine, insomma, ha scongiurato il peggio.
E la conferma di Mattarella è anche il dazio meno pesante che si potesse chiedere a Draghi di pagare.
Senza contare il fatto che l’ascesa al Colle di Draghi avrebbe reso necessaria una trattativa per un nuovo governo, con il partito di Letta che, pur premiato dai sondaggi, dispone attualmente, causa anche le fuoriuscite dei renziani, solamente del 12% dei parlamentari, quindi di una forza contrattuale limitata.
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