Partiti e politici
Emma Bonino e quelle parole contro lo stigma del cancro
“Insomma io non sono il mio tumore. Dobbiamo sforzarci di essere persone, di voler vivere liberi fino alla fine”.
Emma Bonino ha un tumore ai polmoni. Mentre la stragrande maggioranza dei commenti al suo coming out riguardano la corsa al Quirinale, di certo per lei compromessa da un annuncio del genere, bisognerebbe concentrarsi maggiormente sulla portata forte di queste diciannove parole.
Il cancro, la bestia nera, il brutto male, l’indicibile, lo stigma sociale. Non nascondiamoci dietro un dito: il tumore è ancora quello che non si dice. Non piu’ tardi di ieri abbiamo letto un’intervista a Ermanno Olmi in cui si lasciava intendere che anche lui, forse, potrebbe averlo da quel “tra poco mi cadranno i capelli” e l’allusione a flebo di terapie che il grande regista si è lasciato scappare.
Ci vuole garbo a trattare questo argomento. Ma anche chiarezza e rispetto: se non vuoi dire, se vuoi lasciare intendere, devi sentirti liberissimo di farlo. Dire troppo, “spiattellare” puo’ avere l’effetto simile a non dire nulla. O quello di ingabbiare la storia di una persona in una parte del suo vissuto: quello, appunto, della malattia.
Ma le parole della Bonino vanno oltre il dire o non dire: sono un dire bene.
“Io non sono il mio tumore”: quante persone rimangono imprigionate, giovani o anziane che siano, dalla dark side psicologica del cancro. Quante non riescono ad affermarsi come persone, libere di esserlo, fino alla fine, perché il tumore, oltre a sovrastarle nel corpo, invade anche la loro anima?
Emma Bonino ha cancellato in diciannove parole almeno cento anni di “ghetto”. Ho un tumore? Continuo a lavorare, continuo a vivere, fino alla fine.
Romeo Bassoli, mio maestro di giornalismo, negli ultimi anni di vita rispondeva alla piu’ classica delle domande “come stai?” con un sarcastico “a parte il cancro tutto bene”.
In giorni come questi, in cui si discute di integrazione, in senso molto piu’ ampio, proviamo a pensare che lavorare accanto a persone che hanno attraversato o stanno attraversando questo genere di prova non solo è possibile, ma estremamente necessario.
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