Partiti e politici
Elly Schlein rilancia il Pd, almeno fino a quando sta all’opposizione
Funziona, la nuova segretaria del PD, quanto meno nel suo attuale ruolo di oppositore al governo-Meloni. Le sue prime settimane come leader hanno sicuramente giovato al Partito Democratico. Prima di tutto hanno da subito portato un vento di novità in una forza politica che, lo sappiamo, è stata vittima (in)consapevole di se stessa per quasi un decennio (con il solo intervallo di Lega-M5s) nel restare “imprigionata” all’interno di qualsiasi governo, per un soi-disant senso di responsabilità nei confronti del paese. La sola idea di un cambio di prospettiva, mettendo per ora tra parentesi l’asfittica diatriba tra sinistra e centro, di un cambio di ritmo nella gestione e nelle parole d’ordine del partito, hanno avuto come immediato risultato nell’opinione pubblica una sorta di percezione di ringiovanimento e di rinnovamento: l’idea forse che si sarebbero percorsi altri sentieri (quali, ancora non è chiaro, ma tant’è…).
La conseguenza immediata è stata quella di vedersi incrementare i virtuali orientamenti di voto: dopo essere precipitati in una pericolosa terza posizione (quasi un beffardo “terzo polo” reale), superati con distacchi percentuali significativi dal Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte, i sondaggi hanno puntualizzato una rinnovata vicinanza al Pd di chi se n’era andato dopo il voto politico, oltre che l’avvicinamento di una parte di recenti astensionisti. In poche parole, dal 15% di inizio marzo, si è passati al 20-21% di inizio maggio. Cinque-sei punti in più in un paio di mesi, a parità sostanziale di partecipazione elettorale, non sono pochi, e fanno ben sperare il partito per le prossime occasioni di voto reale, dopo la buona performance comunale di Udine.
L’appeal di Schlein, nonostante la crescita della quota di chi la conosce (allargamento di conoscenza che solitamente riduce le valutazioni positive), rimane su valori medio-alti, inferiori solamente a Giorgia Meloni, ma superiori a tutti gli altri esponenti politici e leader di partito. Una situazione che ribalta completamente quella precedente, quando Letta risultava piuttosto poco amato, con un tasso di apprezzamento inferiore al 60-65% perfino tra chi votava Pd. E, paradossalmente, anche le foto e l’intervista su Vogue Italia hanno fatto un poco incrementare la sua notorietà ma anche il suo gradimento.
Ma poi ci sono anche, ovviamente, le scelte e gli interventi politici della nuova segretaria. Dichiarazioni di intenti e proclami che vanno verso una direzione decisamente conflittuale nei confronti dei provvedimenti e delle politiche del governo di destra-centro, con qualche maggiore titubanza (come alcuni hanno sottolineato) sulle questioni non del tutto risolte all’interno del partito, come i termovalorizzatori e il tema delle armi all’Ucraina.
La sua segreteria ha per ora il vento in poppa, è evidente, soprattutto perché per la prima volta da decenni il Pd resta saldamente all’opposizione, e da quella posizione ha buon gioco ad avanzare importati critiche anti-governative. Un vantaggio di (op)posizione che negli anni scorsi ha portato la stessa Giorgia Meloni dalla polvere alle stelle in sole quattro stagioni, e che è possibile possa favorire lo stesso Partito Democratico, a patto che sappia tratteggiare un’ipotesi di società futura, una efficace politica alternativa a quella attuale, parole d’ordine comprensibili e quella visione che è finora mancata a quasi tutti i leader del Pd. Tempo ce n’è, per il suo partito, per diventare di nuovo una forza politica vincente nel paese, per i prossimi appuntamenti elettorali, che non sono immediati. Basta che non venga sprecato, come accade troppo spesso…
Università degli Studi di Milano
Devi fare login per commentare
Accedi