Partiti e politici

Elezioni: il trauma del popolo di sinistra

27 Settembre 2022

Usiamo due categorie cliniche: il trauma e la sindrome maniaco-depressiva per cercare di capire quanto si era sedimentato nel popolo di sinistra nella breve e spasmodica attesa delle elezioni. Ovviamente colleghi più seri criticheranno l’uso di queste categorizzazioni psichiche, spesso gravi, per spiegare atteggiamenti e comportamenti collettivi, ma penso che proprio la classificazione “psichiatrica”possa, senza raggiungere i limiti patologici, spiegare bene le movimentazioni degli atteggiamenti e dei comportamenti della gente.

Perchè utilizzo la categoria della sindrome maniaco-depressiva (o bipolare) nel contesto politico? Perché questa sindrome è fasica: un po’ si è euforici, onnipotenti, pieni di speranze e successivamente, nell’altra fase si è depressi, pessimisti, senza futuro. Ovviamente quando si tratta di un disturbo serio si deve ricorrere alla farmacologia e alla psicoterapia. Ma per coloro che hanno la fortuna di non avere guai psichici gravi ma solo increspature un po’ negative della propria vita psichica, l’utilizzazione della fase maniacale/euforica è in genere frequente perché difende dal pericolo di cadute depressive o ansiogene che sempre sono in agguato dentro di noi. Lo chiamano ottimismo, visione serena della vita, fantasia di avere risorse a disposizione ecc. Ma questo cosa significa per le elezioni recenti con particolare riguardo per il popolo di sinistra? C’entra nel senso che soprattutto, circa due mesi fa, all’annuncio delle imminenti elezioni, il timore, ampiamente suffragato dai responsi dei sondaggi (che ad onta di problematiche statistiche, più o meno ci azzeccano) che l’ombra traumatica della vittoria delle destre e con particolare riguardo ad una certa componente di esse, appunto quella “nera”, era apparsa all’orizzonte . Essi potevano vincere! Scuotendo così una certa sicurezza che varie partecipazioni agli ultimi governi (eccetto uno di breve durata) dava alla sinistra.

Con varie turbolenze interne a questo campo (il suo settarismo sembra che sia presente sin dalla nascita) bisognava ricorrere a varie rassicurazioni psicologiche. Appunto: ricorrere a spunti maniaco/euforici per non pensare al possibile accadimento traumatico della vittoria delle destre e soprattutto di quella destra. Anzitutto per molti, anche se spesso critici, c’era l’ala protettiva di un Pd: baluardo storico (si chiamava Pci una volta…) della sinistra contro qualsiasi  rigurgito neofascista. Da qui l’ampia utilizzazione di temi, oggettivamente fondamentali, che andavano dalla Resistenza alla difesa della Costituzione ma che, se facevano una buona presa sugli “impegnati” di sinistra, potevano non suscitare molto interesse per quella grande massa di indecisi nei quali bisognava pescare. Per costoro poteva essere un po’ come evocare Garibaldi e simili. E poi l’aspetto serio e sicuro di Letta rappresentava un’ulteriore garanzia. Bisogna stare attenti a come vediamo i leader: abbiamo troppi esempi, anche storici, di come l’immagine visiva e uditiva dei leader possa ingannare. Detto nei nostri termini “psico” il sorriso della mamma e la protettività del papà continuano ad agire dentro di noi.

E per quanto riguarda le altre forze del campo di, più o meno, di sinistra? Anche qui il richiamo alla lotta (di altri tempi, accompagnata da “Bella ciao”) dava forza. Eccetto però quello strano miscuglio, scivoloso e instabile dei 5 Stelle che sembrava soprattutto impegnato a combattere il Pd (dal quale era ampiamente ricambiato). E per finire le ambiguità di un Calenda che gioca a rimpiattino tra sinistra e destra.

Ma tutto e altro ancora dava forza, appunto utilizzando quei meccanismi maniacali che negano la realtà e tranquillizzano per non accettare la fase depressiva espressa bene dalla somma delle percentuali dei partiti di destra, rispetto a quelli di sinistra come risultava dai sondaggi.

Certo i dirigenti politici, che non sono sciocchi, tutto questo lo sapevano ma, ovviamente, non potevano che alimentare le speranze del proprio popolo, sperando in qualche miracolo all’ultimo momento (tralascio i paragoni storici al riguardo).

E poi arrivato il trauma, cioè un evento grave ed immediato, che risveglia duramente alla realtà: è bastato il primo exit poll della sera del 25 Settembre per far crollare tutto il sistema maniacale che aveva sorretto il popolo di sinistra, spingendolo così nella reale depressione di una situazione incontrovertibile: le destre hanno vinto e bene e addirittura con la grande supremazia di quella parte “nera” che rievoca ben altri momenti. Da qui anche lo scatenarsi, ma c’era già prima, sugli attacchi personalizzati e anche abbastanza meschini, nei riguardi di una leader, piaccia o non piaccia, brava e intelligente come la Meloni.

I meriti dei nemici vanno riconosciuti per valutare bene le proprie risorse, future per combatterli. Appunto può questo campo triste della sinistra prepararsi al prossimo scontro tra 5 anni? Una delle psicoanaliste famose, la Melanie Klein, affermava che dopo la prima fase cosiddetta schizo-paranoide, la sconfitta e la presa di coscienza della realtà, poteva portare ad una depressione “riparativa” che servisse, cambiando atteggiamenti e comportamenti, a costruire qualcosa di nuovo e soprattutto più realistico.

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