Partiti e politici

Elezioni Regionali, cosa succede in Puglia

31 Maggio 2015

Bari. Fra poche ore, quando le urne saranno chiuse, la Puglia avrà un nuovo Presidente. Si chiude così, oggi, l’esperienza decennale della giunta Vendola, la cui formazione attuale, preceduta e promossa in Puglia dal cantiere politico delle “Fabbrica di Nichi”, sembra completamente scomparsa, sia a Roma, che a Bari, dal baricentro politico. Quella che si respira in questi minuti sul Lungomare Nazario Sauro, dove ha sede la presidenza della Regione, è un’aria di disfatta e di smobilitazione. Sette i candidati alla Presidenza, quattro i principali, due i grandi rivali: Michele Emiliano, che guida la coalizione di centrosinistra, dovrà tenere testa all’oncologo Francesco Schittulli – che incassa l’appoggio di Raffaele Fitto e del Ncd – ad Adriana Poli Bortone – sostenuta da Forza Italia e Lega Nord – Noi con Salvini – e ad Antonella Laricchia, giovane candidata del Movimento 5 stelle.

Michele Emiliano, il candidato favorito per la successione di “Re Nichi”, come lo chiamano alcuni maliziosi avversari, magistrato dell’antimafia in aspettativa, già sindaco di Bari per due consiliature, è certo di incassare stasera una vittoria facile, sebbene siano pesate in questi mesi di campagna elettorale affannata e senza brio, l’assenza dell’appoggio dei vertici del Partito democratico, e più di tutti quello di Matteo Renzi, il quale, spesso apertamente contestato da Emiliano sui temi dell’agenda politica nazionale, ha deciso di non mettere neanche piede a Bari per il rush finale.

Il Pd. Al comitato elettorale di Bari di Michele Emiliano le facce sono distese. Sono sicuri che, anche se risicata, dalle urne uscirà una vittoria. Lo dicono i sondaggi delle scorse settimane, che hanno dato sempre, senza mai incertezze, il pm antimafia in testa, ben lontano e al sicuro dal rivale Schittulli. Di certo, i sostenitori del due volte sindaco di Bari si sentono avvantaggiati: quest’anno, per la prima volta, i cittadini pugliesi avranno solo una giornata, quella di domenica, per recarsi alle urne. Ciò non dovrebbe aiutare l’affluenza, che, tradizionalmente, viene penalizzata nelle giornate estive e che sta registrando un preoccupante calo in tutta Italia e sulla quale pesano molti altri fattori. A dare una mano, però, ci si è messa anche la difficile situazione politica che da più di un anno vive il centrodestra. Nessuno tra le fila del Pd avrebbe mai sperato che il caos verificatosi alle elezioni comunali dello scorso anno, durante le quali il candidato del centrodestra Mimmo Di Paola ha rischiato di essere sostituito a un mese dalle elezioni. Oggi, infatti, la polverizzazione della candidatura unitaria di Francesco Schittulli, leader dell’omonimo Movimento, a favore dell’appoggio di Forza Italia e Lega di Adriana Poli Bortone, rischia di complicare le cose alla destra del Pd, favorendo così Emiliano e il Movimento 5 Stelle.

Le difficoltà con Renzi. Sarebbe stata una campagna elettorale diversa se il Presidente Renzi fosse sceso venerdì a Bari, dicono in molti. Forse. Ma la freddezza degli attuali rapporti fra il presidente Renzi, occupato ancor di più dalle grane della lista degli “impresentabili”, e Michele Emiliano non lo hanno permesso.
Il pomo della discordia risale ad un anno fa: l’ex sindaco di Bari sperava, infatti, che Renzi lo avrebbe nominato nell’Esecutivo, affidandogli qualche Dicastero, ben sapendo che avrebbe accettato di buona lena anche un posto da sottosegretario. Ma ciò non è avvenuto.
Da allora Emiliano, fino a quel momento fante di prima fila dell’armata renziana, non perde occasione di criticare e punzecchiare l’operato del Premier sui temi dell’agenda nazionale, in special modo in materia di politica economica.
La rottura definitiva si è consumata giovedì scorso, quando Matteo Renzi è atterrato in mattinata a Bari, per raggiungere poi in auto lo stabilimento FCA di Melfi per l’incontro con i vertici del gruppo italo-americano e gli operai. Ha avuto modo di incontrare l’attuale sindaco De Caro, ma ha volutamente evitato Emiliano. Tornato a Bari, è di lì partito alla volta di Olbia per siglare l’intesa con l’emiro del Qatar per l’acquisizione della sede distaccata del San Raffaele di Milano.

Il centrodestra. Le elezioni pugliesi di oggi si ripercuoteranno sui fragili destini di Forza Italia. Silvio Berlusconi, che in Puglia appoggia la salentina Adriana Poli Bortone, con l’appoggio della versione sudista della Lega Nord, la lista Noi con Salvini, non è mai riuscito ad essere in partita. La candidatura della Poli Bortone, ad un mese dalle urne, invece di sparigliare le carte e offrire un personaggio di maggior peso e storia politica sui cui far confluire i voti del centrodestra, ha acuito la spaccatura ed eroso i consensi di Fi, dopo la diaspora di Fitto, leader di preferenze in Puglia alle Europee del 2014. Solo domani sapremo se il partito di Berlusconi è ancora vivo o se si avvia verso la fine e quindi verso un nuovo restyling.
I voti del Movimento Schittulli dovranno essere pesati uno per uno: ci diranno se il delfino Fitto ha la stoffa del leader o semplicemente il carattere del figlio ribelle.
L’Area Popolare di Alfano e Casini in Puglia ha subito una scissione: se Ncd appoggia con convinzione Schittulli e il suo Movimento, Udc e CentroDemocratico sono riuniti insieme per sostenere Emiliano.

I nodi della Puglia. Il bilancio di dieci anni di governo di Nichi Vendola è amaro. Il Presidente di Sel lascia una regione in affanno, gravata da una pesante crisi economica e occupazionale, rimpallando nodi importanti, come il Tap e l’Ilva di Taranto al suo successore. In un contesto simile, la campagna elettorale non poteva che essere sobria e dimessa, ma nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe stata così noiosa e deludente, se non per qualche punta di brio e vivacità dovuta al tour itinerante della candidata Laricchia del Movimento 5 Stelle.
Chi vince oggi, vince sulle macerie di una regione in ginocchio. Che dovrà essere ricostruita.

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