Partiti e politici
Elezioni. Partiti in Tv: liti su liste e pochi programmi
In Tivvù i partiti politici di tempo ne passano eccome. Soprattutto in campagna elettorale. Ma di che parlano, gli esponenti della politica, quando si trovano di fronte a una telecamera? Alla vigilia del voto di domenica a far loro ‘le pulci’ ha pensato l’Istituto Cattaneo che ha messo in fila i numeri dell’Osservatorio di Pavia – sorta di Bibbia in regime di ‘par condicio’ – riguardo la presenza di partiti e movimenti sui canali del servizio pubblico. Numeri – tanti – che fotografano il periodo compreso tra il primo gennaio e il 25 febbraio e che fanno dire, all’istituto bolognese, che i temi più dibattuti sono alleanze, liste e coalizioni. E che solo il 30% del tempo a disposizione è usato per spiegare programmi e prospettive.
LITIGI E POCHI PROGRAMMI
Sui tre canali della Rai, si legge nel rapporto del Cattaneo “per la maggior parte del tempo, i partiti hanno discusso e litigato – sia al loro interno che tra di loro – sui temi delle alleanze pre- o postelettorali, della composizione delle liste o, nelle ultime settimane, delle candidature ‘ritirate’ all’interno del M5s. In media, soltanto il 30% dello spazio televisivo messo a disposizione dei partiti per la presentazione delle loro priorità programmatiche e l’approfondimento delle varie tematiche socio-economiche è stato effettivamente utilizzato a questo scopo”. Al di là dei temi relativi a composizione delle liste o accordi tra i partiti, quelli su cui si sono maggiormente concentrati gli interventi televisivi dei politici “sono stati quelli della riforma fiscale (soprattutto, non a caso, per la Lega e Forza Italia), della sicurezza e dell’immigrazione (in prevalenza, per +Europa, Noi con l’Italia e la Lega), dell’istruzione e del welfare (per Noi con l’Italia, Fratelli d’Italia e Civica popolare) e infine del mercato del lavoro, un tema su cui hanno puntato soprattutto Leu, Pd e Lega”. Quanto alla questione dei costi e della corruzione della politica, questa è stata “dibattuta soprattutto dagli esponenti del M5s, sia in ottica difensiva (per difendersi dagli attacchi sulla questione dei rimborsi mancanti da parte di alcuni suoi parlamentari) che in chiave offensiva, per criticare episodi di corruzione commessi da altre forze politiche o altre disfunzioni del sistema politico italiano”.
PD, FORZA ITALIA E M5S I PIU’ PRESENTI
A farla da ‘padroni’, sulle reti della Rai sono stati il Pd, Forza Italia e il Movimento 5 Stelle. Il Partito Democratico ha ricevuto la quantità maggiore di tempo nei programmi della Rai dedicati all’informazione politica tra talk show, telegiornali, rubriche di approfondimento e altri programmi di infotaintment. Il tempo assegnato agli esponenti del Pd è equamente distribuito tra i tre canali della Rai, con una presenza leggermente più pronunciata su Raiuno. Forza Italia, “seconda in termini di copertura televisiva sulle reti Rai” è il partito “ maggiormente presente sugli schermi di Raiuno, dove raccoglie oltre il 25% di tutto lo spazio assegnato agli interventi politici” mentre il Movimento 5 stelle “ha una presenza sui programmi televisivi del servizio pubblico inferiore rispetto agli altri due partiti e risulta mediamente sottorappresentato nei primi due canali della Rai, mentre su Raitre può godere di una copertura superiore a quella di Forza Italia. Alla Lega di Salvini e al partito di recente formazione Liberi e uguali (Leu) è assegnata una quota di tempo sostanzialmente simile, con una presenza più spiccata su Raitre. Sono i partiti più estremi/sti a ricevere la minore quantità di spazio tra tutte le liste qui prese in considerazione: sia Potere al popolo che Casapound non superano infatti complessivamente il 7% del tempo dedicato agli interventi dei politici sulle reti della televisione pubblica”. Separando l’informazione-spettacolo dai notiziari e telegiornali “al Movimento 5 stelle è riservato più tempo nei telegiornali (in particolare sul Tg1) rispetto ai programmi di discussione politica dello stesso canale. Il Pd rimane, invece, il partito più presente sugli schermi della Rai, tanto su telegiornali quanto sui programmi di approfondimento. Diversamente, agli esponenti di Forza Italia viene assegnato uno spazio maggiore soprattutto nei talk show rispetto ai telegiornali”.
LEADER: PD PARTITO A PIU’ VOCI, LEGA CON UNA VOCE SOLA
Volgendo lo sguardo alla presenza dei leader politici, dallo studio dell’Istituto Cattaneo emerge come “tra i partiti di dimensioni maggiori, sia la Lega ad avere il tratto leaderistico più marcato. Poco meno della metà dello spazio assegnato alla Lega nelle reti del servizio pubblico è gestito mediaticamente da Matteo Salvini, mentre il tempo rimanente è diviso quasi equamente tra parlamentari leghisti e amministratori locali. È interessante notare che lo spazio televisivo occupato da Salvini all’interno della Lega è addirittura superiore a quello controllato da Berlusconi (45,9%) all’interno del partito di cui è fondatore. Infatti, il leader di Forza Italia si trova a condividere lo spazio nella televisione pubblica assieme a una parte consistente della classe parlamentare del suo partito (44,6%) e ad altri esponenti locali del partito. Tutti gli altri partiti si caratterizzano per una presenza meno rilevante del leader nella loro comunicazione televisiva”. E questo a partire dal Pd il cui leader “ha controllato appena il 20% dello spazio riservato al suo partito. Da questo punto di vista – scrive il Cattaneo -la strategia comunicativa adottata da Renzi, ovvero la decisione di spersonalizzare il più possibile la campagna elettorale, sembra essere stata messa all’opera soprattutto nel contesto televisivo. Un aspetto che è ben visibile anche dalla quota di spazio (26,2%) che è stata affidata ai ministri del governo uscente nella campagna comunicativa del Pd. Simile sotto alcuni tratti è il caso del Movimento 5 stelle, dove il tempo televisivo riservato a Luigi Di Maio è nettamente inferiore (27,7%) a quello che invece viene gestito dai singoli parlamentari pentastellati (45,4%).
DISPARITA’ DI GENERE: DA UNA DONNA UN INTERVENTO SU QUATTRO
Spigolando tra i tempi assegnati sulle reti pubbliche ai singoli partiti, evidenzia la ricerca, emerge una certa disparità di genere: “la parte più consistente dello spazio riservato agli interventi dei politici – si legge nel rapporto – è controllata e gestita da uomini. In media, solo un quarto del tempo che il servizio pubblico ha dedicato ai temi della campagna elettorale ha coinvolto una donna. Questo trend vale per la maggioranza dei partiti italiani (da Casapound a Forza Italia, passando per il Pd e il M5s) e gli unici partiti in cui i rapporti di forza tra uomini e donne sono invertiti sono quelli che possiedono una leadership al femminile (+Europa, Fratelli d’Italia, Civica popolare e Potere al popolo). In questa prospettiva, oltre agli squilibri nella distribuzione dei tempi televisivi tra le principali forze politiche, emerge chiaramente anche l’esistenza di un vulnus nelle modalità attraverso le quali viene garantita una equità di trattamento tra le donne e gli uomini che praticano l’attività politica”.
QUEL CHE ACCADE SUI QUOTIDIANI
E di analisi in analisi l’Istituto Cattaneo si è soffermato, oltre che sulla televisione del servizio pubblico anche sui quotidiani, dando uno sguardo agli argomenti più discussi e presenti in pagina e alla copertura mediatica dei diversi leader di partito. Se fra i temi più trattati dai giornali (il centro di ricerca bolognese ha analizzato il contenuto degli articoli apparsi sulla stampa italiana a partire dal primo gennaio 2 al 25 febbraio) si individua ai primi tre posti, la flat tax, l’abolizione della legge Fornero e il reddito di cittadinanza, tra i leader di partito è il segretario del Pd, Matteo Renzi “quello che ha ottenuto la maggiore copertura mediatica sui quotidiani italiani, sfiorando in alcuni momenti – all’inizio e a metà della campagna elettorale – quasi il 40% sul totale di tutti gli articoli dedicati ai sei leader” principali “(quasi 9600 dal 1 gennaio al 25 febbraio). In media, un articolo ogni quattro pubblicato durante i due mesi che precedono il voto conteneva un riferimento al segretario del Pd. In seconda posizione si trova, invece, Silvio Berlusconi: all’incirca il 21% degli articoli sui leader di partito erano dedicati a discutere le scelte, le strategie o gli annunci del fondatore di Forza Italia. Gli altri leader di partito seguono con un certo margine di distanza intermini di attenzione suscitata sulla stampa: Di Maio al 18%, Salvini al 17%, Grasso al 10% e,infine, Giorgia Meloni al 9%”. Quanto alla presenza sulle prime pagine pagine dei quotidiani “(421 in tutto) i risultati rivelano un sostanziale equilibrio tra i leader delle tre principali forze politiche: Renzi (27%), Berlusconi (24%) e Di Maio (22%). Nettamente inferiore è l’attenzione riservata, in prima pagina, ai leader dei restanti partiti: Salvini (13%), Grasso (9%) e Meloni (5%)”.
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