Partiti e politici

Elezioni olandesi: Wilders non arriva primo, ma fare il governo sarà difficile

16 Marzo 2017

Wilders conquista seggi e voti ma non diventa primo partito.

Il populista Wilders, tecnicamente, non ha vinto le elezioni olandesi: nonostante, mercoledì 15, abbia conquistato 20 seggi, 5 in più rispetto al 2012, infatti, il suo Partij Voor de Vrijheid (PVV) non è riuscito a scavalcare l’avversario liberale Volkspartij voor Vrijheid en Democratie (VVD) del premier Rutte che si è riconfermato alla guida dei Paesi Bassi con 33 seggi, nove in meno rispetto all’ultima consultazione elettorale del 2012. Sostanzialmente, però, Wilders può dirsi soddisfatto del risultato non solo per aver aumentato le percentuali ottenute dal PVV (dal 10 al 13%) ma anche per aver imposto nel dibattito politico il tema della difesa dell’identità olandese, minacciata da Unione Europea e dell’immigrazione islamica.  Non a caso il voto di ieri ha portato alla Tweede Kamer con due seggi un nuovo partito, Forum voor Democratie (FvD), conosciuto per le posizioni sovraniste e euroscettiche del leader Baudet, e ha permesso al liberale VVD , che ha adottato una piattaforma più dura sui temi dell’immigrazione, di mantenere la maggioranza relativa dei seggi nella Camera Bassa, affidandogli anche il gravoso compito di formare un governo nelle prossime settimane.

Percentuali medie e governo difficile

Per ora la frammentazione del voto e la presenza di vari partiti di media grandezza, tutti con un peso elettorale inferiore al 15%, infatti, rendono matematicamente impossibile la formazione di un governo a guida liberale che non sia formato da almeno 4 partiti. Visto il rifiuto di ogni forza politica di collaborare con Wilders, che ha 20 seggi sui 150 disponibili, il compito dell’ex premier sarà quello di trovare un quarto partner o di dare vita a un governo di minoranza di centro destra con il progressista Democraten66 (D66) e con il democristiano Christen-Democratisch Appèl (CDA), 19 seggi ciascuno, capace di superare di volta in volta le ostruzioni parlamentari.

A sinistra crollano i socialdemocratici ma gli altri tengono o crescono

Il terzo dato che è emerso chiaramente dalle elezioni del 15 marzo, oltre al mancato exploit di Wilders e alla frammentazione del voto,però, riguarda il crollo del socialdemocratico Partij voor de Arbeit (PvdA), arrivato alle elezioni dopo cinque anni di governo di coalizione con il liberale VVD. La scelta dell’ex vice primo ministro Asscher come leader non è riuscita a far risalire le quotazioni del suo partito tra l’elettorato che ha deciso di punirlo per l’assenza di risultati dopo i cinque anni di governo: la sua percentuale di voto è passata, infatti, dal 24,9% (38 seggi) delle scorse elezioni al 5,7% (9 seggi) di questa tornata elettorale. A beneficiare del tracollo del socialdemocratico PvdA, passato dal primo al terzo posto tra i partiti della sinistra, sono state le altre forze di questa area che, a eccezione del seggio perso dal socialista Socialistische Partij (SP), hanno tutte viste aumentare il proprio peso elettorale. Trascinato dai sondaggi e dal carisma del suo leader Jesse Klaver, il rossoverde GroenLinks (GL) si è aggiudicato 14 seggi, triplicando la sua presenza parlamentare alla camera bassa. Anche il Partij voor de Dieren (PvdD), insistendo sul suo profilo alternativo e incompatibile con il sistema attuale, ha raddoppiato la sua presenza parlamentare da 2 a 5 deputati, riuscendo a catalizzare il voto di molti elettori delusi dallo stato attuale della politica e in cerca di una forza politica capace di immaginare un futuro diverso.

Le tensioni con la Turchia premiano il partito pro-immigrati Denk

Da ultimo, viste anche le tensioni degli ultimi giorni tra Turchia e Paesi Bassi, non si può non menzionare il risultato di DENK, variamente definito come “partito musulmano”, “partito degli immigrati”, che, formato da due parlamentari di origine turca usciti dal PvdA nel corso dell’ultima legislatura, è diventato il nuovo partito della Tweede Kamer con più seguito elettorale, conquistando 3 seggi. Per la prima volta i figli e i nipoti dell’immigrazione verso l’Olanda hanno dato vita a un soggetto politico distinto dalle strutture politiche tradizionali, riuscendo a dare una rappresentanza parlamentare alle proprie istanze.

Più dell’80% degli aventi diritto hanno votato

Dopo aver ripercorso l’esito molto frammentato delle elezioni olandesi del 15 marzo, vale la pena ricordare un altro dato che ha fatto da cornice all’intera giornata del voto. Complice anche l’insolita giornata di sole, la partecipazione elettorale del popolo olandese si è confermata una delle più alte di Europa: in un vero e proprio rito collettivo, più dell’80% degli aventi diritto al voto si è recato alle urne e in alcune città, addirittura, l’inatteso numero di votanti ha costretto i seggi a prolungare l’orario di chiusura.

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