Partiti e politici
Elezioni e piazze contese. Un ‘quasi minuetto’ a Bologna
E insomma, giovedì a Bologna torna Salvini. Ormai un habitué tra passaggi fuori da campi rom e stabili occupati, un salto in Curia con i dipendenti della Faac, visite pre-elettorali, adunate del centrodestra – col Signor B e la Meloni – in Piazza Maggiore. Come d’abitudine, ormai, le contestazioni, già annunciate, di collettivi vari e centri sociali. Che non sembrano dispiacere troppo al leader del Carroccio a giudicare dalla velocità con cui posta tutto e ribatte sui social network o in tivvù. Quasi uno spot, dopotutto. Pure per il suo libro che, dopo essere finito a terra e stracciato in una libreria sotto le Due Torri, è schizzato nella vendite: chissà se per la bontà della prosa o per il calpestio dei giovani bolognesi. Condannato urbi et orbi, il calpestio, da tutte le parti politiche.
Per la visita di giovedì, a sostegno della sua candidata a sindaco di Bologna, Lucia Borgonzoni, Salvini aveva chiesto Piazza Verdi, nel cuore della città universitaria. Negata. Un mezzo ‘sacrilegio’ – per la città, abituata a vedere quello slargo teatro di manifestazioni studentesche – subito stigmatizzato dal sindaco Merola, in corsa per un secondo mandato. Che da giorni battibecca, tra social media e quotidiani, con il segretario ‘felpato’ e l’establishment delle camicie verdi. Aggiungendo la sua voce critica a quelle dei collettivi vari. Quasi un regalo alla controparte, una ulteriore pubblicità verrebbe da dire. E chissà, forse non solo per Salvini. A guardare il tutto, nel suo complesso, tra il leghista, il sindaco, i giovani in protesta si potrebbe quasi scorgere il profilo di una sorta di minuetto in cui, alla fine, tutti riescono a ritagliarsi una porzione di vittoria e il plauso del proprio bacino elettorale o sociale.
Tutto sommato Salvini, contestato e criticato – senza la piazza agognata ma deciso a scendere comunque in Emilia – può ergersi a paladino della democrazia di fronte a chi non lo vuole in città, galvanizzando i suoi. Merola può ergersi a difensore dei valori e degli ideali del centrosinistra, rassicurando i suoi. I collettivi ottengono visibilità, ribadendo il loro ruolo innanzi alla propria gente. Magari a pensar male si fa peccato ma a pochi giorni dal voto e con una campagna elettorale agli sgoccioli, ci può stare tutto e il suo contrario.
Lo scorso novembre, quando il centrodestra tenne la sua adunata in Piazza Grande, uno dei tanti giovani in strada a contestare, bloccato in corteo sui viali del centro commentava così: “in passato, quando esisteva un partito vero, a un Salvini non sarebbe neanche venuto in mente di scegliere questa città per un comizio in piazza. Ma te lo immagini – diceva – un partito vero che consegna Bologna?”. Chissà.
(Immagine di copertina tratta dal sito Emilia Romagna in Creative Commons ‘Torri Asinelli e Garisenda 1’ di Diego Baglieri )
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