Partiti e politici

Elezioni 2018: i risultati e le prospettive

4 Marzo 2018

Ecco i dati definitivi delle elezioni politiche di domenica 4 marzo. Nel frattempo, naturalmente, continuiamo a dedicarci all’analisi più minuziosa del voto e delle sue conseguenze.

Quanta gente ha votato?

I sondaggi immaginavano ci sarebbe stata un’astensione più elevata, superiore al 30%. Così non è stato, visto che l’affluenza definitiva è pari al 72,93% degli aventi diritto. Si tratta comunque dell’affluenza più bassa mai registrata in un’elezione politica italiana. Nel 2013 avevano votato il 75,94% degli iscritti alle liste elettorali. In totale si sono recati alle urne circa 32,600,000 cittadini italiani.

Chi ha vinto nella parte proporzionale che assegna due terzi dei seggi?

Il sistema elettorale prevede l’assegnazione della maggioranza dei seggi con un metodo proporzionale plurinominale. Significa che i rappresentati di ciascuna lista che ha preso più del 3% saranno eletti proporzionalmente alla percentuale raggiunta dalla lista stessa.
Al momento in cui scriviamo possiamo affermare con certezza alcune cose. Il partito più votato, sia alla camera che al Senato è stato il Movimento 5 Stelle che otterrà una percentuale di consensi superiore al 31% (32,66% alla Camera, 32,21% al Senato). Il Movimento fondato da Grillo e Casaleggio corre da solo, senza alleati, e si vedrà assegnati circa il 30% dei 386 deputati che vengono distribuiti su base proporzionale. La stessa cosa avverrà per il Senato.

La coalizione che ha ricevuto più voti è invece quella di destra, composta dalla Lega di Matteo Salvini, da Forza Italia, da Fratelli d’Italia guidati da Giorgia Meloni e da Noi con L’Italia – Udc. Al momento in cui scriviamo la coalizione è accredita del 37,3 alla Camera, e del 37,50% al Senato. La coalizione si distribuirà dunque circa il 37% dei seggi assegnati col sistema proporzionale che a loro volta saranno ripartiti proporzionalmente tra le diverse componenti che hanno superato il 3%. Il primo partito della coalizione è dunque la Lega con il 17,45% alla Camera e il 17,67% al Senato. Forza Italia è accreditata del 14,05% alla Camera e del 14,46% al Senato. Fratelli d’Italia vale il 4,3% circa, mentre Noi con l’Italia fermandosi ben lontana dal 3% non avrà alcun parlamentare assegnato col metodo proporzionale.

Ampiamente staccata sia dal Movimento 5 Stelle che dalla destra è la coalizione di centrosinistra. Al momento è accreditata al 22,86% dei consensi alla Camera e al 23% al Senato. Ma ai fini del conteggio non varranno i voti ricevuti dalla lista Insieme né da quella di Beatrice Lorenzin, entrambe assai lontane dalla soglia dell’1%. Il perimetro della coalizione sarà quindi vicino al 23%, ma i voti così assegnati all’insieme delle liste probabilmente si tramuteranno in seggi del Pd (tra il 18% e il 19%) e di nessun altro, visto che la lista +Europa non supera la soglia del 3% né alla camera né al senato.

Ultima tra le liste che avrà rappresentanti in parlamento c’è Liberi e Uguali. Il partito nato dall’unione di fuoriusciti antichi o recenti dal Pd (Civati, D’Alema, Bersani) e da altre componenti che stavano alla sinistra del Pd già da prima era accreditato dai sondaggi di un risultato tra il 4 e il 6% ma si ferma poco sopra il 3%. Quanto basta per eleggere una decina di parlamentari e 4 o 5 senatori. Niente più che una minuscola rappresentanza parlamentare.

Chi ha vinto nella parte maggioritaria che assegna un terzo dei seggi?

I collegi maggioritari vengono assegnati a chi prende un voto più del secondo. Nel sud Italia è chiara l’ampia vittoria del Movimento 5 Stelle, che quindi conquista molti dei collegi. A contenderne alcuni sono stati i candidati di centrodestra mentre il centrosinistra al sud non ha toccato palla. Non che al Nord sia andata tanto meglio, dove invece hanno dominato i candidati di destra. Anche nelle regioni storicamente più favorevoli, come l’’Emilia, il pd perde molti collegi a favore dei candidati a 5 Stelle. Eccezione quasi unica, per il Pd, è il buon risultato di Milano.

Camera dei deputati

Senato della Repubblica

Rielaborazione Corriere.it

Qualcuno avrà una maggioranza?

No, nessuna coalizione in queste condizioni può avere una maggioranza autosufficiente. La palla adesso passa al presidente Mattarella e alle trattative parlamentari.

Le sfide uninominali

Il ministro Minniti è stato sconfitto a Pesaro, battuto da Andrea Cecconi, Cinque Stelle espulso che ha preso il 34,8% dei voti, ma anche da Anna Maria Renzoni (31,5%) del centrodestra. Delusione anche per il ministro Franceschini, battuto nel suo collegio uninominale di Ferrara. Perdono De Vincenti e Pinotti. Non passa neanche Valeria Fedeli. Matteo Orfini arriva soltanto terzo per la Camera nel suo collegio Torre Angela a Roma.

Padoan eletto a Siena. Paolo Gentiloni nel suo collegio romano ha invece superato il 40% staccando di oltre dieci punti Luciano Ciocchetti – centrodestra – fermo al 30,9%. Angiolino Cirulli del Movimento Cinque Stelle è al 16,7%. Matteo Renzi conquista il seggio al Senato con il 44% a Firenze e Maria Elena Boschi è stata eletta a Bolzano con il 41,23%, battendo la Biancofiore del centrodestra. Conquista il seggio alla Camera nella sfida uninominale Graziano Delrio a Reggio Emilia. Rieletto anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che passa in Emilia dove è capolista alla Camera nel collegio Parma-Piacenza-Reggio.

Emma Bonino in testa nel collegio uninominale Roma 1 con il 38,91 % di preferenze.

Fuori Massimo D’Alema, schierato da Leu, con una percentuale che si ferma al 3,9%. “Resta a casa” anche Pippo Civati. Pietro Grasso, leader di LeU, non ha ottenuto il seggio nell’uninominale nel collegio Palermo 1, portando a casa solo 11.580 voti parti al 5,81%. La presidente della Camera Laura Boldrini a Milano con i voti di Leu è soltanto quarta con il 4,55%.

Entra in Parlamento, con un seggio alla Camera ottenuto con il 46,58% dei voti, Catello Vitiello, candidato dal M5s al collegio uninominale campano di Castellammare di Stabia ma poi espulso perché ex massone. Luigi Di Maio ad Acerra prende bel il 63,8% contro il 20% di  Sgarbi. Bene anche Roberto Fico.

Nessun problema per i candidati di centrodestra che vincono nei lori collegi, da Ignazio La Russa a Paolo Romani, da Licia Ronzulli a Mariastella Gelmini, da Giusy Versace a Stefania Craxi, da Michela Vittoria Brambilla a Laura Ravetto.

A Milano, piccola consolazione per il centrosinistra, con la vittoria di Lia Quartapelle, Bruno Tabacci e Mattia Mor alla Camera e probabilmente Tommaso Cerno al Senato.

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