Partiti e politici
E’ “razzismo” o “egoismo sociale”? La differenza è sostanziale
Beppe Grillo ha fatto un’altra della sue uscite stravaganti o questa volta ha colto nel segno?
Trovo interessante la differenza tra “razzismo” ed “egoismo sociale”, di cui, quest’ultima parte, sembra essere stata involontariamente (?) tralasciata da molti titoli che circolano in questo momento. Ma che differenza c’è tra le due terminologie e, quindi, tra le due narrative che sottendono? La prima pone una declinazione etnica e a priori del questione della migrazione e dello straniero (inteso come culturalmente differente, difficilmente consideriamo straniero un francese, inglese, americano, svedese…). La seconda declina la questione in un riflesso conseguenziale. La differenza è lampante ed intelligente, non esclude la presenza di violenze, ma le declina in modo diverso senza giustificarle.
Il termine “egoismo” non è casuale, tutte le letture che si interrogano sulla nascita della globalizzazione del mercato e le sue ricadute trovano un punto fermo: insieme alla globalizzazione accresce “l’individualismo della persona” in cui il benessere collettivo del riequilibro delle politiche keynesiane è sostanzialmente scomparso. L'”egoismo sociale” è il riflesso della difficoltà da parte del pubblico di bilanciare scelte globali, fuori dal suo controllo, che hanno effetti locali il cui bilanciamento è visto come un rallentamento alla “crescita” economica e della concorrenza globale. Le differenze tra le economie delle città accrescono, ma le stesse città si differenziano al suo interno, dentro un network globale che unisce ciò che è utile e scollega ciò che rallenta l’economia. L'”egoismo sociale”, dunque, porta dietro un riflesso alla fragilità di reddito, di speranza futura di carriera lavorativa e di vita, oltre che delle stessa possibilità delle generazioni future. Nel momento in cui le garanzie di speranza futura “garantita” sono irrisorie, il proprio benessere, se pur molto relativo in determinati strati della popolazione, passa dalla propria capacità di ottenere le poche risorse disponibili, come l’alloggio economico, il posto di lavoro (mal pagato e poco garantito), i servizi… escludendo prima di essere escluso. E’ questo il senso dell'”egoismo sociale”.
Declinare in “razzismo” non pone una narrazione utile per dare risposta alla radice del problema come potrebbe essere descritto in termini di “egoismo sociale”. L”egoismo sociale” favorisce una lettura più ampia e ramificata della questione, senza escludere la precedente che diventerebbe un parte della questione, e non la questione e unico tema di declinazione, di un qualcosa di molto più complesso che pretende risposte concrete a domande puntali piuttosto che un presupposto “etico” colto da chi non vive i costi sociali ed economici della globalizzazione ma che, tendenzialmente, tende elargire come unica narrativa del “pensiero unico”.
Porsi la domanda giusta, permette di dare una risposta almeno pertinente. Domande sbagliate non hanno risposte giuste. Ragionare su cosa si basa l'”egoismo sociale” apre a diverse trattazioni non in esclusiva e, forse, è giunta l’ora di ragionare veramente su una questione critica in termini più corretti. Purtroppo “egoismo sociale” non vende bene quanto “razzismo” e sarà un assist per fraintendere (volutamente) un concetto assai intelligente e non banale.
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