Partiti e politici
Draghi al Quirinale e Franco a Palazzo Chigi? Un’idea che piace (quasi) a tutti
In un pigro giorno di fine estate, tra una discussione sul green pass e l’altro, nei palazzi romani si delinea un nuovo schema di gioco per il futuro della politica italiana. Al centro della scena, naturalmente, la ormai prossima elezione del futuro presidente della Repubblica. Tra uno schema e l’altro, starebbe prendendo piede l’ipotesi di mandare davvero Mario Draghi al Quirinale. Se il diretto interessato fosse d’accordo, l’attuale inquilino del Colle Sergio Mattarella potrebbe esaudire il desiderio più volte lasciato filtrare, e dedicarsi a una serena pensione senza rinforzare l’anomalia di un secondo mandato, come capitato col suo predecessore.
Da quietare, a questo punto, ci sarebbero le ansie di molti membri del parlamento che – per il combinato disposto di nuovi equilibri elettorali e di un robusto taglio dei posti a seguito della mini riforma costituzionale – si vedrebbero anche loro pensionati. Ma, tuttavia, senza alcuna pensione. La questione riguarda diversi gruppi parlamentari ma, in modo particolare, colpirebbe il Movimento 5 Stelle, il Partito Democratico che Letta finirebbe di derenzizzare già in sede di costruzione delle liste, Forza Italia e diversi cespugli tra cui il più nutrito, oggi, è sicuramente Italia Viva, oltreché le piccole truppe di Leu. In sostanza, ma è storia nota, il principale ostacolo sulla strada che porta Draghi al Quirinale è costituito dal rischio concreto che la legislatura finisca un anno prima del dovuto, rimandando a casa qualche centinaio di parlamentari.
Proprio per sedare queste ansie, si starebbe già escogitando una soluzione. Il ministro dell’economia e fedelissimo di Draghi Daniele Franco sarebbe il candidato perfetto per ricevere il timone al posto del premier, raccogliendone gli oneri più delicati, tra cui ovviamente il compimento del Recovery Fund. Questo consentirebbe a chi ha paura del voto anticipato – grosso modo i gruppi elencati sopra – di intestarsi una scelta di responsabilità per il bene del paese, votando la fiducia a un governo Franco. Dall’altra parte, chi dall’opposizione già oggi di tanto in tanto lamenta la sospensione della democrazia – Fratelli d’Italia – potrebbe gridare con più forza al complotto. Meno lineare la posizione della Lega, ma a oggi sarebbe facile scommettere sulla voglia di Salvini di rifarsi una verginità, ripartendo dall’opposizione e sperando che la mossa frutti un rilancio del suo consenso personale, in un partito pronto a chiedere conto di un eventuale fallimento alle politiche del 2023.
Tutto facile? Assolutamente no. Ma il fatto che nei palazzi si cominci a parlare di nomi e schemi, benché in una pigra giornata di fine estate, dice molte cose. Anzitutto, che l’inverno si avvicina a larghi passi. E nessuno vuole farsi trovare senza aver accumulato la legna per i giorni più freddi.
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