Ambiente

Saranno le piccole donne a salvare il pianeta

14 Marzo 2019

A facebook preferiscono di gran lunga Instagram, dove pubblicano “le storie”,  inventano hashtag e promuovono a gran voce le loro proteste per difendere l’ambiente. Degli adulti diffidano, in particolare di quelli che non hanno fatto nulla per il loro futuro. Non amano comunicare con i politici ma pretendono che chi governa ascolti gli scienziati che da almeno un decennio stanno lanciando allarmi sugli effetti del cambiamento climatico. A pagare il conto più salato sono proprio loro, i giovanissimi, attivisti ambientali in prima linea ormai da mesi: respirano aria sporca da quando sono nati, soffrono di asma, hanno allergie ai pollini e agli acari, sono assuefatti alle cronache di fenomeni meteo estremi.

Il 15 Marzo (domani) scenderanno in 1325 città del mondo (ma aumentano di ora in ora le adesioni!) distribuite in più di 100 Paesi per il primo “friday for future” planetario. L’obiettivo è quello di chiedere ai governi di tutto il mondo un impegno concreto per dare seguito all’accordo di Parigi.

In Italia, come in tutto il resto del mondo, il movimento “strike for future” è nato spontaneamente e da ormai qualche mese tutti i venerdì scende in piazza a manifestare.

“Il 14 Dicembre ho postato sul mio profilo facebook una foto di Greta Thunberg, avevo in mente un Climate Strike a Milano ma ero sola” ci racconta Sarah Marder, cittadina americana in Italia da più di 30 anni, una delle principali fautrici della mobilitazione italiana a difesa dell’ambiente. “Poi tramite facebook ho conosciuto una mamma svedese anche lei residente a Milano, che ogni venerdì mandava i suoi figli a scuola in bici in segno di protesta. Non ero più sola”.

Quanti sarete in piazza a Milano e in tutto il resto d’Italia il 15 Marzo? “E’ praticamente impossibile fare una stima di quanti saremo e credo che sarà dura anche dare numeri precisi a posteriori. Questa è una mobilitazione spontanea, nata dal basso, sta succedendo tutto molto rapidamente, ogni ora che passa arrivano adesioni da studenti, genitori, nonni”.

Qual è l’obiettivo di chi scenderà in piazza? “Ognuno porterà la sua frustrazione, la sua impotenza di fronte ad un’emergenza che è più grande di tutti noi. Vogliamo che i politici di tutto il mondo, quindi anche gli italiani, rispettino l’accordo di Parigi tenendo conto dell’ultimo report pubblicato dall’IPCC. Chiediamo che siano adottate politiche efficaci per contenere le emissioni di gas serra”.

Oggi nel parlamento italiano c’è uno schieramento politico in cui vi ritrovate o che porta avanti meglio di altri le vostre istanze? “Il movimento Friday for Future è totalmente apolitico e apartitico. Siamo uniti esclusivamente dalla volontà di difendere il clima. Ognuno di noi porterà un cartello personale che non è altro che un atto di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su un tema fondamentale. Creeremo insieme un mosaico globale di messaggi a favore del clima”.

A scendere in piazza saranno molti studenti: 13enni, 15enni, poco più che 20enni al massimo. Greta Thunberg è la loro icona. I suoi interventi a Davos, alla COP24 in Polonia e alla Commissione Europea sono divenuti virali sul web. Milioni di visualizzazioni. In pochi mesi è riuscita a lanciare un allarme globale, lì dove la politica ha fallito per decenni, è stata capace di svegliare le coscienze di molti suoi coetanei in ogni angolo del mondo. Ma dietro questo movimento globale non c’è solo Greta. Ci sono Anuna Wever e Kyra Gantois, 17 e 19 anni, che da settimane organizzano scioperi ogni giovedì a Bruxelles, riuscendo a coinvolgere fino a 35mila studenti. C’è Luisa Neubarer, 22enne studentessa dell’Università di Goettinngen, che nel 2018 è riuscita a far saltare il disboscamento della foresta di Hambach, vicino Colonia, richiamando molti attivisti a occupare l’area. Negli States la tredicenne Alexandria Villasenor è il punto di riferimento del movimento “School Strike 4 Climate”. Quattro mesi fa in California una grave crisi asmatica l’aveva colpita per aver respirato i fumi dovuti a un incendio, causato da siccità e caldo torrido. Lì è scattato qualcosa: era arrivato il momento di agire. Il 14 dicembre la sua prima protesta di fronte alla sede dell’ONU. Da quel giorno è divenuto un appuntamento fisso con cadenza settimanale.

E la politica cosa sta facendo? Poco, per non dire nulla.

Le dichiarazioni colme di retorica che molti leader rilasciano puntualmente a favore di telecamera al termine di ogni congresso sul clima non hanno avuto altro effetto che spingere il mondo sul ciglio del baratro. Gli scienziati, nell’ultimo report pubblicato dall’IPCC, sono stati chiari: abbiamo 12 anni per salvare il pianeta. Entro il 2030 occorre dimezzare le emissioni di gas serra ed entro il 2050 azzerarle. La politica deve raccogliere queste istanze e farle proprie anche perché gran parte dei giovanissimi che saranno in piazza il 15 marzo esercita il diritto di voto e altri lo faranno negli anni a venire.

Urgono segnali forti. Il primo banco di prova è l’assemblea delle Nazioni Unite sull’ambiente in corso, proprio in questi giorni, a Nairobi. I rappresentanti dei 182 Paesi hanno gli occhi del mondo addosso. Per noi partecipa il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che ha promesso che l’Italia farà tutto il possibile per scongiurare la crisi climatica globale. “Ce la metteremo tutta!” ha assicurato, dopo che il Presidente Mattarella da Belluno ha espresso tutta la sua preoccupazione sulla situazione globale, quando ha visto da vicino la devastazione della val Visdende provocata dall’uragano di fine ottobre.

Forse per la prima volta nella storia una nuova coscienza ambientalista si sta formando soprattutto tra i giovani e se i partiti politici, in particolare quelli di casa nostra, faranno finta di niente pagheranno tutti dazio a cominciare dalle prossime elezioni europee. Oggi in piazza si chiede a gran voce che l’ambiente entri a pieno titolo nelle agende e nei programmi elettorali delle forze politiche al pari della sicurezza,  del fisco e della sanità. Gli avvertimenti sono finiti, il primo “strike 4 future” planetario ha l’odore di una vera e propria minaccia.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.