Partiti e politici

Dio, patria e famiglia: la Meloni è fascista?

17 Aprile 2024

La domanda è lecita, anche perché è noto a tutti il video della giovane futura premier che afferma che Mussolini è stato il più grande uomo politico italiano. La giovane Meloni dichiara infatti: “Tutto quello che Mussolini ha fatto – leggi anche l’alleanza con Hitler e l’ingresso al suo fianco nella seconda guerra mondiale – l’ha fatto per l’Italia.”

Non si può quindi definire una simile dichiarazione il segno di una buona conoscenza della storia italiana: forse nessuno ha mai fatto vedere alla signora Meloni i segni della distruzione nelle città bombardate dagli Alleati (per liberarle dai tedeschi). Nessuno forse le ha neanche mai detto che Hitler ha perso la guerra dopo essere stato l’architetto del piano di uccisione di sei milioni di ebrei, di mezzo milione di Rom, nonché di uno svariato numero di oppositori politici, di omosessuali, e di persone con una disabilità mentale o fisica.

Se quindi non si potrebbe definire un buon inizio la dichiarazione della giovane Meloni su Mussolini, bisogna ammettere che la nostra premier non ha più fatto scivoloni del genere, nonostante i continui richiami nei suoi discorsi ai classici temi cari alla destra: “Mi chiamo Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana, sono italiana”. Il famoso discorsetto che sembra così innocente è solo una riedizione neanche tanto criptata del vecchio: “Dio, patria e famiglia”, ripreso in tono allusivo e indiretto, con quell’aggiunta di “Sono una donna” che dà un tono di modernità alla vecchia solfa, ripetuta davanti a folle plaudenti (folle solo in Spagna, per la verità, a un comizio di Vox), mentre in Italia, quando ho assistito a un suo comizio, il pubblico era sparuto e sembrava quello di un bar sport per anziani signori in pensione: non per niente erano tutti seduti su comode seggiole portate dagli organizzatori, perché ci sarebbero stati morti e feriti dopo un’ora e mezza sotto il sole di Piazza Duomo a Milano, l’11 settembre 2022.

Diciamo la verità: il voto alla Meloni è un segreto tenuto ben nascosto nell’urna dai singoli elettori, voto di cui è difficile essere pubblicamente orgogliosi, sempre per quel sospetto di simpatie fasciste professate in passato dalla nostra premier. Gli italiani in cuor loro sanno che Mussolini era un tragico buffone, abbigliato con ridicole divise paramilitari, e con uno stile oratorio che oggi farebbe ridere chiunque.  Ma nonostante la ridicolaggine insita nel suo personaggio, l’uomo è riuscito a portare la distruzione nel nostro paese, riconosciuto anche colpevole di danni di guerra, per l’esattezza di 360 milioni di dollari americani (del 1947), di cui 100 milioni all’URSS, 125 alla Jugoslavia, 105 alla Grecia, 25 all’Etiopia e 5 all’Albania.

Ma allora la Meloni è fascista o no? Di una cosa siamo sicuri: non è antifascista, perchè non ha neanche mai pronunciato quella parola che deve farle schifo, anche se certamente non è a capo di squadre di picchiatori con la camicia nera che somministrano bicchieroni di olio di ricino ai deputati del PD o consimilia. Ricordiamo però che la signora Meloni non ha mai disconosciuto pubblicamente le squadracce vestite di nero che fanno il saluto fascista ad Acca Larenzia per la commemorazione dei compagni di partito uccisi per mano di militanti dell’estrema sinistra.

Qual è allora l’unico vero segnale di una possibile simpatia per il fascismo della nostra premier? Io credo sia il disprezzo per il Parlamento, manifestato innanzitutto nella gestione dei rapporti con l’opposizione, alla quale venivano offerte 24 ore per presentare e discutere gli emendamenti a leggi come quelle della riforma della scuola di Valditara. Ma il vero segnale è soprattutto la proposta di una riforma istituzionale che prevede il premierato, inteso non solo come l’elezione diretta del premier (la Meloni, perché la legge è fatta su misura per lei) dotato di poteri maggiori di quello attuale (e non controbilanciato dalla figura del Presidente della Repubblica), ma accompagnato dalla sostanziale scomparsa del parlamento, visto che i partiti e i candidati collegati alla lista del premier riceverebbero il 55% dei seggi, indipendentemente dal risultato che hanno conseguito, fosse anche solo il 35%, con la conseguenza di maggioranze “bulgare” garantite alle leggi proposte dal premier.

Non si può neanche passare sotto silenzio che le ultime proposte legislative della premier e dei partiti della coalizione comprendono l’aumento delle pene detentive fino a cinque anni per i “piccoli spacciatori”, così da essere sicuri di mandarli  in carcere, con il rischio di far finire in galera dei ragazzini trovati in possesso di qualche grammo di hascisc. Ricordiamo poi la proposta di legge riguardante l’introduzione di pene detentive per i giornalisti (fino a quattro anni e mezzo) per il reato di diffamazione, reato di sfumata definizione ma che potrebbe portare in galera anche me che sto scrivendo un articolo in cui non dimostro una grande stima nei confronti di chi si sente la migliore interprete degli italiani.

Non bisogna dimenticare che un parlamento “bulgaro” potrebbe far passare qualsivoglia legge del genere e nel giro di pochi anni il nostro paese potrebbe assomigliare all’Ungheria di Orbàn, dove il premier medita tra l’altro di governare fino alla sua dipartita terrena.

Bisogna quindi concludere che la signora Meloni ha soprattutto una grande simpatia per i sistemi autoritari, perché sogna che venga affidata solo a lei la gestione della cosa pubblica. Fatto che denota un’infinità fiducia nella sua capacità di fare sempre le scelte più giuste per il nostro paese (stessa fiducia in se stesso nutrita dallo stesso Mussolini, con i risultati che conosciamo), ma denota soprattutto un disprezzo TOTALE per le opinioni degli altri: quelli che hanno “perso” le elezioni e che in futuro voteranno inutilmente contro le sue proposte in Parlamento, perché avranno solo il 45% dei seggi, e che non meritano ascolto o considerazione. La signora Meloni non è interessata a  dialogare con l’opposizione, anzi  è decisamente contraria a “conversare” con i suoi avversari politici, per citare Noah Harari, nella sua intervista con Lex Fridman, in cui definisce la democrazia una “conversazione”, ovvero una pacata discussione tra persone che hanno opinioni diverse.

La democrazia è infatti stata concepita per evitare che gli uomini “soli” (che non “conversano” con i loro oppositori) al governo possano commettere errori esiziali, grazie anche alla presenza del Parlamento, concepito come il luogo dove si ascolta e si discute, controbilanciando il peso dell’esecutivo, che non può essere lasciato da solo a decidere il destino di un paese.

Concludo: per quanto in Italia non sia mai stato avviato un processo di defascistizzazione come invece in Germania, in cui la denazificazione continua tuttora, gli italiani hanno ugualmente acquisito un senso della storia (almeno lo spero), e si ricordano che il primo romano che volle proclamarsi imperatore, Giulio Cesare, venne ucciso in una congiura indetta dal Senato, e che tutti gli imperatori seguenti che hanno dimostrato di voler accrescere il loro potere oltre i limiti consentiti dalla Roma imperiali, finivano in genere uccisi. Per l’esattezza, su 105 imperatori da Augusto a Romolo Augustolo, una settantina sono morti di morte violenta, molti per mano dei pretoriani, la guardia imperiale che in genere si occupava di togliere di mezzo gli imperatori che si rivelavano pazzi o inadatti al comando dell’impero.

Insomma, in Italia sappiamo tutti istintivamente che offrire troppo potere a una persona “sola” è pericoloso, e nessuno ha dimenticato la scena di Mussolini appeso a testa in giù in Piazzale Loreto. Gli italiani preferiscono i moderati, le persone ragionevoli, quelle con le quali puoi discutere. Siamo stanchi dei tentativi di cancellare una costituzione democratica come quella italiana, nata proprio per impedire il ritorno degli uomini e adesso delle donne sole al potere.

Il nostro paese è diventato la settima potenza industriale al mondo con il parlamento diviso in due camere, un presidente del consiglio dotato di poteri limitati dalla presenza del parlamento e dall’esistenza di un capo dello stato super partes. Per quale motivo dovremmo cambiare una forma democratica che ci ha portato fortuna per sostituirla con quella che ci ha condotto alla seconda guerra mondiale? Lo vorremmo capire senza scomodare gli psicanalisti che ci spieghino cosa c’è dietro tanta voglia di potere da parte della signora Meloni.

 

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.